creativity never sleeps
così si legge, tra l'altro, su un foglio diffuso nell'aere: "L’assemblea pubblica del Macao di stamattina ha deciso di non partecipare all’incontro fissato dall’assessore alla cultura di Milano, Stefano Boeri, per quest’oggi presso l’ex Ansaldo. 'Andare lì, senza che la cosa sia partita da noi' secondo alcuni esponenti del movimento sgomberato dalla Torre Galfa gli scorsi giorni, 'vuol dire farsi dettare l'immaginario da altri. Non lo permetteremo'”.chi scrive oggi è passata casualmente da via galvani angolo via fara, altrimenti nota come piazza macao. una porzione di strada occupata, delimitata da un recinto di assi di legno, su cui vigila una coppia di auto della polizia locale che potrebbe essere impiegata per cose più urgenti. all'interno del recinto un po' di orripilante fauna da centro sociale, impegnata in discussioni esoteriche attorno a tre o quattro tavoli di plastica. si nota, nella zona protetta per creativi con il broncio, un furgoncino bianco su cui campeggia la scritta "trasporto opere d'arte". quali? al di qua del recinto sosta il consigliere comunale gibillini, fine intellettuale (un assaggio delle sue gesta letterarie si può gustare qui), combattuto tra la vita precedente, nella quale sarebbe stato al di là del recinto a farneticare con gli occupanti, e quella attuale, nella quale cerca di placare il senso di colpa per essere entrato nel sistema – con relativa assegnazione di stipendio che gli pagano i cittadini (anche quelli che vorrebbero transitare normalmente da via galvani) per esprimere brillanti, improcrastinabili idee quali "togliamo la recinzione di piazza vetra, milano città aperta" e altre perle del genere – vestendosi malissimo. il consigliere era dotato di una cartella da lavoro dentro la quale, più che sudate carte da consultare, si intuiva la presenza di schiscetta etnica e un assortimento completo di cartine rizla. ma la cosa più triste, infinitamente più triste, sono gli anziani rivoluzionari, che anni addietro non sono stati in grado di rivoluzionare una fava, cui oggi non par vero di ritornare sulle barricate e che si aggirano come avvoltoi attorno ai tavoli da giardino di via galvani, tentando di vampirizzare la primavera di milano, come la chiamano, di cogliere un'ultima occasione, di tornare a riempire le proprie macabre spoglie con un penoso simulacro di identità.