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Mafia e Chiesa: Cresima negata a Graviano Jr.

Creato il 26 novembre 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Una divergenza di opinioni tale non si vedeva da tempo, tra le navate della Cattedrale di Palermo. I fedeli in tumulto, il clero in disaccordo e i cittadini, fuori, che partecipano al dibattito snocciolando ricordi personali, scelte discusse e ipocrisie legate al rapporto tra Mafia e Chiesa. A scatenare la polemica è stato Paolo Romeo, Arcivescovo di Palermo, che pochi giorni fa ha negato il sacramento della Cresima al figlio del boss Giuseppe Graviano, mandante nel 1993 dell’omicidio di Padre Pino Puglisi, le cui spoglie sono conservate proprio in Cattedrale.

Il diciassettenne Graviano frequenta il liceo presso il Centro Educativo Ignaziano, ex San Luigi Gonzaga, istituto privato, costoso e una volta anche esclusivo, gestito dai Gesuiti.

Gesuiti che, tra i marmi dei loro corridoi e all’ombra delle loro querce, non fanno distinzione tra gli allievi che sin dalla prima elementare vengono accolti sotto le protettive ali dei pii e magnanimi preti/professori. Come si conviene agli uomini di Chiesa, essi sono tenuti ad aprire le porte della cultura a chiunque.

Come tutti i ragazzi del III anno, Graviano ha frequentato il corso di Cresima promosso dal CEI e svolto all’interno del prestigioso istituto. Il 22 Novembre si è recato con i suoi compagni di corso al Duomo di Palermo, cattedrale araba, esempio di grandezza architettonica e simbolo di fede cristiana e in quel luogo si è visto negare un sacramento, diventando egli stesso simbolo della lotta della Chiesa alla Mafia. La frase fatta del momento è ‘i figli non devono pagare le colpe dei padri’. Ebbene, il giovane, accolto come allievo in un istituto gesuita, non faceva parte di questa guerra fino alla scorsa settimana quando frequentava il corso di Cresima, o ancora un giorno qualsiasi dello scorso anno quando ha preso posto in aula per essere interrogato in storia e geografia. Suo malgrado si è visto sbarrare in faccia la porta della Cattedrale, della Chiesa e della scuola che fino al giorno prima lo hanno accompagnato nel suo cammino da giovane cristiano e nello studio per ricevere il sacramento che conferma in età adulta quello del Battesimo. Meccanismi che il diciassettenne Graviano non mastica ancora troppo bene si sono innescati in quella precisa circostanza, un attimo prima che varcasse la soglia della Cattedrale, e con violenta fermezza hanno scavalcato e ignorato il noto passo del Deuteronomio: Non si metteranno a morte i padri per colpa dei figli, né si metteranno a morte i figli per colpa dei padri; ognuno sarà messo a morte per il proprio peccato – Dt 24.16

Insieme a Graviano, altri “figli d’arte” frequentano i giardini, i campi da tennis, i bar e le lezioni che si tengono all’interno dello storico istituto. I padri gesuiti però, in questo caso, lasciano trapelare una totale remissività alla decisione presa dalla curia e si rimettono alle imposizioni provenienti dall’alto.

Probabilmente a fronte delle polemiche scatenatesi appena lo scorso Settembre in occasione dell’apertura della Cappella Palatina, interna a Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, per il matrimonio dei rampolli di Cosa Nostra – la nipote di Messina Denaro e il figlio di Sansone, la Curia ha deciso oggi di diffondere un messaggio più duro e di dare un’immagine meno transigente, ponendosi con chiara determinazione con le famiglie di Mafia e il loro rapporto con la Chiesa.

Approfondendo l’argomento, è noto e comunemente accettato che la Chiesa agisca secondo le proprie interne leggi morali che pur evolvendosi e modificandosi nel tempo e nel contesto culturale affondano le proprie radici in una paradossale similitudine che lega le politiche della Chiesa a quelle della Mafia. Chiesa e Mafia sono vicine, e lo sono in un parallelismo di complessi modelli d’azione e di protezione del fedele, di coercizione, di sorveglianza e di punizione. Nella storia italiana e soprattutto in quella siciliana delle proprietà terriere, dei possedimenti della Curia, dei Palazzi, dei nobili, dei feudi, dei baronati e delle processioni religiose della domenica, Chiesa e Mafia sono due espressioni dello stesso volto: impossibile vederle manifestarsi in contemporanea ma se sopravvivono è perché coesistono, a facciata di una stessa persona.

Il mandante dell’omicidio di don Puglisi, Giuseppe Graviano, può incontrare suo figlio soltanto attraverso il vetro blindato del carcere di Opera e il giovane Graviano non sta pagando le colpe del padre, il giovane Graviano è stato chiamato sulla scacchiera per dimostrare l’esistenza di una guerra che in realtà non esiste, secondo le regole che noi farisei moderni accettiamo ogni giorno.

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