Sono state depositate oggi le motivazioni della sentenza che lo scorso 22 gennaio ha condannato Salvatore Cuffaro, ex UDC ed ex Governatore della Sicilia, a 7 anni per rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale con l’aggravante mafiosa.
La Cassazione ritiene assolutamente provata la sussistenza di ripetuti contatti tra Totò vasa-vasa e Giuseppe Guttadauro, capomandamento di Brancaccio.
Cuffaro ha avvantaggiato Cosa Nostra non solo rivelando più volte l’esistenza di indagini in corso, ma anche con un autentico patto politico-mafioso. Nelle elezioni siciliane del 2001 Guttadauro ha proposto a Cuffaro, che ha accettato, di inserire in lista Miceli per ottenere un ridimensionamento del regime carcerario sotto il 41bis, per controllare i flussi della spesa e per condizionare le attività economiche sul territorio. Inutile precisare che tutta la comunità mafiosa si è mobilitata per sostenere la candidatura di Miceli.
La sentenza Cuffaro inguaia il neo-ministro all’Agricoltura, il responsabile Saverio Romano.
La magistratura ha accertato un incontro tra Cuffaro e Angelo Siino, il ministro dei Lavori pubblici di Cosa Nostra, con lo scopo di ottenere il sostegno per le elezioni regionali del 91. Appuntamento a cui ha partecipato anche Saverio Romano come ha confermato Franco Bruno, ritenuto di elevatissima attendibilità, e lo stesso Cuffaro, pur negando di essere a conoscenza della mafiosità di Siino.
Napolitano aveva sollevato obiezioni sulla nomina di Romano per le indagini su di lui per concorso esterno in associazione mafiosa. I PM hanno chiesto l’archiviazione per la mancanza di elementi, il GIP ha congelato la pratica in attesa proprio della sentenza di Cuffaro da cui potevano giungere prove interessanti. Sono arrivate: Romano ha incontrato dei mafiosi. Facilmente l’inchiesta ora verrà riaperta, come reagirà il Capo dello Stato?
Intanto i Palazzi della politica provano a ripararsi un po’ da possibili altri rovesci mafiosi. Il senatore Luigi Campagna ha presentato un ddl intitolato: Nuove norme in materia di concorso esterno. L’intento è quello di tipizzare il reato nel codice penale in uno specifico articolo. Questo però allieverebbe non poco la pena: da 1 a 5 anni. Con il reato tipizzato, per i colpevoli non sarà più applicato l’articolo 416-bis che designa i tempi di detenzione più cospicui: da 3 a 6 per l’associazione, da 4 a 9 per chi promuove o dirige, da 4 a 10 se si imbracciano le armi.
Non sorprende questa presa di posizione contro il concorso esterno in associazione mafiosa: uno dei punti più avanzati della nostra giurisprudenza ma anche uno dei più criticati per la sua fumosità. Il concorso esterno non colpisce il braccio armato della Mafia, ma il sottobosco di imprenditori, professionisti e politici conniventi. E ha portato alla condanna di Dell’Utri in Appello, vai a vedere che… no dai, non è possibile…