Il giudizio di Antonio Valerio SperaSummary:
L’amore a settant’anni. Dopo aver esplorato l’innamoramento giovanile con Harry, ti presento Sally e la crisi coniugale con Storia di noi due, l’esperto di commedie romantiche Rob Reiner prosegue con Mai così vicini la sua ironica indagine nel rapporto uomo-donna tuffandosi nell’universo dei settantenni e portando sullo schermo un racconto che mescola sentimenti e bilanci di vita.
I settantenni in questione sono Oren Little, scorbutico agente immobiliare di successo che prima di andare in pensione vuole vendere la villa dove visse con la moglie defunta, e Leah, sua vicina, cantante di nightclub e vedova che riesce a trovare pace al suo dolore. Il loro brusco e difficile rapporto si ritrova ad una svolta positiva quando Oren è costretto a tenere in casa per sei mesi la nipotina mai conosciuta prima d’ora.
Questo semplice plot, dal finale scontato e prevedibile, viene sviluppato e messo in scena da Reiner con il giusto piglio e la solita disinvoltura. La narrazione scorre con freschezza e senza buchi, i personaggi appaiono assolutamente verosimili e privi di forzature di scrittura, i sentimenti vengono raccontati senza scivolare nel melenso e nel patetico. Non c’è nulla di nuovo o di particolarmente originale in Mai così vicini, ma si tratta comunque di un prodotto commerciale più che dignitoso, divertente, godibile, a suo modo commovente. E’ un film leggero che strappa sorrisi e che non abbassa mai il ritmo, ma soprattutto che non vuole avere, e che non ha, nessuna pretesa autoriale.
Il tocco disincantato e delicato del regista pervade l’intero racconto e le interpretazioni dei veterani Michael Douglas e Diane Keaton si sposano perfettamente con la tonalità della pellicola. Due attori che ancora oggi non perdono un colpo e che dimostrano di stare perfettamente al gioco sfoggiando una classe intatta e una travolgente autoironia. Lo avevano già fatto di recente rispettivamente con due commedie come Last Vegas e Tutto può succedere e con questo film danno prova di averci preso gusto. Sono loro il vero motore del film: gli spassosi e al contempo malinconici duetti che li vedono protagonisti arrivano allo spettatore come una brillante sfida attoriale tra due maestri della recitazione cinematografica, che si spalleggiano, si incalzano, si completano.
Mai così vicini diverte ed emoziona, ma soprattutto, in un’epoca in cui le commedie si perdono per lo più nella ricerca di un umorismo sofisticato o politicamente scorretto, lascia in bocca il sapore di quel cinema leggero che non si fa più o che comunque si vede sempre meno sugli schermi. Quel cinema che lo stesso Reiner contribuì a creare negli anni Ottanta e che oggi continua a proporre. Sicuramente con meno originalità, ma sempre con la stessa eleganza.
di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net