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Maman Brigitte: In attesa del Novilunio

Creato il 14 novembre 2011 da Alessandro Manzetti @amanzetti

Maman Brigitte: In attesa del Novilunio
In attesa del prossimo novilunio, il 25 novembre, quando Maman Brigitte, il nuovo Web Magazine del Posto Nero, uscirà dall'oscurità per mostrarsi e affondare i denti nella nostra angoscia, ho pensato di rendere noti in anteprima alcuni contenuti, come gli incipit dei racconti inediti che saranno pubblicati in questo primo numero, alcune immagini, frammenti, insomma quello che sono riuscito a portare via di nascosto dalle stanze della nostra Dea delle Tenebre. Quindi, rimanga tra noi e leggete senza fare troppo rumore, Maman Brigitte ormai lo avrete capito, è un tipo difficile, da prendere con le molle, non mettetemi in difficoltà. Già si è fatta attendere più del dovuto, capricci divini, non vorrei che ci lasciasse a bocca asciutta anche il prossimo novilunio, perchè Maman Brigitte può mostrarsi solo in quella particolare occasione, nella notte più oscura, con farfalle tra i capelli rossi e una bottiglia di rum in mano. Tra le cose che sono riuscito ad afferrare, troverete anche qualche pagina completa: si, sto rischiando davvero molto. Il primo appuntamento ufficiale con la nostra dea, se non sarò rinchiuso in una tomba su una strana isola, sotto fiori viola e luminosi serpenti, è per il 25 novembre. Novilunio.
Maman Brigitte: In attesa del Novilunio
Maman Brigitte: In attesa del Novilunio
Preservare 
John Everson
«Io non uccido, preservo»… sorrise lui rassicurante. … Sapevo di essere venuto dalla persona giusta.
La persona era Arthur. Aveva portato l’arte nella Tassidermia di Art, un negozietto all’angolo di Main Street. L’avresti mancato se non sapevi dov’era. Quello di Art occupava abusivamente uno di quei vecchi edifici bianchi vittoriani riconvertiti al commercio, quando la gente era diventata più incline a fare spese – piuttosto che vivere – in centro. Come la maggior parte della case convertite in zona, l’unico indizio che lì ci fosse un’attività commerciale – invece di una famiglia all’interno – era la targa appesa vicino al marciapiede: La Tassidermia di Art. Ho sentito delle voci sul fatto che Arthur per poco più di nove sterline avrebbe impagliato e imbalsamato una testa di cervo per la baita di un orgogliosissimo cacciatore. Dicevano che avrebbe imbalsamato un uomo, se il prezzo fosse stato giusto. L’unico problema era procurarsi il corpo. Io intendevo rendere semplice quella parte.
«I risparmi della mia vita», dissi, sventolando una busta della banca contenente una somma non indifferente. L’avevo prelevata meno di un’ora prima. «È  tua; a me non serve». Lui scosse la testa lentamente. Un ciuffo d’argento ondeggiò al movimento. «Io non uccido, preservo».
Maman Brigitte: In attesa del Novilunio
Vincono Tutti 
Lisa Mannetti
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Fu fino a quel punto che lesse Sally Grimshaw. Digitò il numero di telefono. «Siamo qui per lei», disse una giovane donna all’altro capo del filo. Sally cominciò a spiegare, parlando sempre più veloce. Il suo umore cupo, la sua bassa autostima (e cosa c’era di buono nel sapere che era bassa autostima? Come se saperlo avesse potuto farti sentire meno come una merda). «Voglio morire», concluse Sally. «Il signor Vinny può vederla tra venti minuti» «Vedermi?» «Certamente». La donna sciorinò un indirizzo nel West Eighties. «Riesce a venire fin qui?» «Sì. Grazie. Dio la benedica, sì» «Non si preoccupi dei suoi capelli, dei suoi vestiti – non si preoccupi di nulla. Prenda semplicemente un taxi e venga qui adesso». Sally riattaccò il ricevitore e infilò in fretta e furia il suo vecchio trench, buttandoselo addosso sopra una camicia da notte di flanella. Afferrò un’enorme borsetta di pelle nera da un gancio dentro la porta del ripostiglio. Cinque minuti dopo camminava in una fredda giornata grigia e nelle sbiadite folate di dicembre. Ma aveva speranza, si disse. Ora c’era speranza
Maman Brigitte: In attesa del Novilunio
Fame
Samuel Marolla
Se si guardava dal mare verso l’isola, all’alba, mentre l’imbarcazione entrava placida nella caletta, abbandonando i marosi ricoperti di spuma profumata d’olio e sciabordando ora in un’acqua verde brillante e trasparente come l’aria, se si superava la fiabesca barriera delle foreste di palme da cocco, quella distesa dolce di tronchi affusolati marrone chiaro mollemente adagiati in diagonale sulla sabbia bianca, quasi stanchi di vivere in quel paradiso africano, se non ci si faceva accecare dai raggi del sole che dipingevano di ocra la costa meridionale e la avviluppavano in soffi di mantice infuocato, se ci si destreggiava con abilità fra le capanne di paglia nascoste fra i palmizi, senza accettare gli energici inviti degli indigeni a entrare a bere con loro, se non si inciampava nelle colonie di granchi rosa e nelle piramidi di noci di cocco accatastate ovunque nella selva, se non ci si faceva incutere timore dalle gigantesche guardie negre che, vestite con tuniche bianco avorio, scimitarre ornamentali e mitragliette FAMAS si aggiravano, annoiate, fra i turisti di colore, ecco, si poteva arrivare a osservare il pulsante, antico cuore di Zanzibar: la cittadella araba.
Maman Brigitte: In attesa del Novilunio
L'ultimo gioco
Claudio Vergnani
È già stato detto da molti – e fino alla noia – che dei sogni si possono rendere più o meno fedelmente (ma anche questo è dubbio) gli accadimenti, per quanto confusi e ballerini, ma mai le emozioni che suscitano. Non almeno (Conrad ce lo conferma) nella loro più profonda essenza e nei chiaroscuri delle loro dolcissime o velenose sfumature. Dunque, mi limiterò a riferire che la notte che precedente un decisivo esame medico (da qualche tempo temevo una grave malattia) feci un sogno che – inaspettatamente – mi rasserenò.  Paventavo, addormentandomi, la cupa ossessionante proiezione notturna delle mie angosce diurne, e invece giunse insperato il sollievo. Ed è cosa singolare, quando oppressi da una qualche paura, che il sonno possa recare, anziché l’ottuso moltiplicarsi della sofferenza, il conforto.
Ma quella notte mi portò in effetti di più: la pace, la vivida impressione dell’ultima, perfetta, compiuta quiete; la vera liberazione. Non fu come qualcuno potrebbe pensare una compensazione. Fu molto di più. Fu un regalo.
Maman Brigitte: In attesa del Novilunio
Dove l'ombra sfuma nel nero
Ian Delacroix-Il Grande Notturno
Dove l’ombra sfuma nel nero, dove il crepuscolo tinge note dimenticate, sorge il Grande Notturno. La sua immagine non si riflette nei cieli di sangue, la sua orma cancella e percorre il passato. Non è vivo, non è morto. Un tempo fu qualcuno, amò, visse, poi tutto fu perduto. Tra le figure che la mitologia nordica ha tramandato sino ai giorni nostri, quella dell’evocatore/manipolatore di ombre è di sicuro una delle meno conosciute. Né demone, né divinità, ma altro, il Grande Notturno ha nel lontano il proprio luogo di provenienza. Non del tutto ancorato a questo mondo, eppure destinato a trascinarsi per secoli, incarna il lato più oscuro e insicuro dell’immortalità. Sua la capacità di donare una vita che vita non è: una parodia dell’esistenza, una beffa orchestrata da mani sapienti, rappresentata dalla condizione di non-morto.  Vincolato al proprio creatore – un burattinaio nero che ha il dono e il peso della creazione – lo zombi è corpo vuoto, non dissimile dai manichini che affollano le vetrine delle città dormitori nei quali ci illudiamo di vivere. Questi burattini senza fili hanno nel numero la loro forza – sono lenti, goffi, incompleti, ma sono tanti. E trovano nella loro condanna – la non-morte – l’altro elemento per cui non possono essere fermati. Impossibilitati a morire.

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