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Mamma Roma

Creato il 09 febbraio 2014 da Giulianoguzzo @GiulianoGuzzo

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L’antica Roma arriva nella Vicenza di oggi. Lo fa al Palladio Museum, nel magnifico Palazzo Barbaran Da Porto, a partire da oggi fino al prossimo 18 maggio, con una mostra destinata a rimanere unica nel panorama nazionale e non solo. Ad essere esposta, infatti, è una selezione dell’incredibile collezione che Alberto Caldana messo assieme in decenni di ricerche e che ora ha scelto di donare al Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio: si tratta di un patrimonio unico con centinaia fra libri, meravigliose mappe e vedute di Roma antica; un autentico tesoro non soltanto a livello economico, ma anche storico. Chi visita “Mamma Roma. Visioni di Roma antica con Piranesi e Pasolini” – così si chiama la mostra – ha infatti la possibilità di ammirare una collezione irripetibile, che sarebbe impossibile ricomporre per il semplice fatto che ormai si tratta praticamente di pezzi unici: si spazia da un’introvabile copia dell’Antiquae Urbis Romae, primo testo a stampa che tenti una ricostruzione della Roma antica, alla veduta di Roma di Pirro Ligorio del 1561, il Campo Marzio di Piranesi (1762), da un vasto insieme di piante topografiche alle 46 tavole della Forma Urbis Romae di Rodolfo Lanciani (1845-1929).

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Tutto merito – oltre che degli organizzatori della mostra, Guido Beltramini in primis – della passione e della paziente ricerca del dottor Caldana, singolare figura di collezionista e di studioso assieme: più competente del collezionista facoltoso ma non preparato, più fortunato dello studioso competente ma non facoltoso. Merita a questo proposito di essere ascoltata, per chi non lo conoscesse, l’intervista proiettata all’interno della mostra a questo signore di una volta che, dando prova di un amore raro verso la propria città, ha scelto di donare gratuitamente quanto è riuscito a mettere assieme in una vita che trascorsa principalmente là, a Roma. Degna di nota, infine, la gigantografia di un fotogramma del pasoliniano “Mamma Roma” (1962), che accoglie i visitatori all’ingresso e che raffigura antiche rovine minacciate dalla cementificazione. La scelta ovviamente non è casuale e riflette il significato originale della mostra e della generosità di Caldana, ossia evitare che le memoria scemi, che lo splendore del passato si disperda lasciando il presente senza radici e il futuro privo di identità. Senza lasciare la città, i vicentini hanno dunque la possibilità di viaggiare nel tempo e di riscoprire una Roma – c’è da immaginare – sconosciuta anche a molti romani. E’ un’occasione da non perdere.



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