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Manovra tragica

Creato il 06 luglio 2011 da Dagored
Manovra  tragicaProbabilmente l'evento tanto atteso e da molti tanto auspicato sta finalmente per arrivare. La fine del berlusconismo potrebbe un domani essere fatta iniziare con la presentazione della manovra finanziaria alle Camere, giorno in cui si sancirà il divorzio della coalizione di centro destra con il suo elettorato.
Una separazione voluta dalla dirigenza dei partiti che appoggiano il governo Berlusconi, evidentemente incapaci di comprendere quanto sia grande il malcontento degli elettori, traditi dai leader politici di riferimento proprio nei punti fondamentali che avevano invece raccolto il loro consenso nelle precedenti elezioni politiche.
La manovra firmata dal Presidente Napolitano non comprende il cosiddetto "Lodo Mondadori", che è stato ritirato dopo le proteste dell'opposizione e il fastidio con il quale era stato accolto dai ministri che erano rimasti all'oscuro dell'inserimento del comma, e manca anche del taglio del 30% degli incentivi alle energie rinnovabili.
Già l'inserimento clandestino dei due provvedimenti, che una manina ha aggiunto alla bozza inviata al Quirinale all'insaputa della maggior parte dei ministri, la dice lunga dell'atmosfera in cui si sta consumando quello che è probabilmente uno degli ultimi atti di questo governo.
Dice tutto di un clima di scaramucce continue all'interno della maggioranza e del tentativo di questo o quel partito e di questo o quel ministro di accreditarsi verso l'elettorato o gruppi di pressione (lobbies).
Tra l'altro l'idea di tagliare gli incentivi per distribuire ad ogni famiglia qualche euro, a costo di far fallire decine di imprese e far perdere il lavoro a migliaia di persone dimostra che qualcuno non è poi così furbo come crede di essere.
Manovra  tragicaMa nonostante il ritiro dei due provvedimenti contestati, il giudizio sull'intero atto non può cambiare: pessimo era ieri e pessimo è rimasto oggi e non può certo bastare la difesa che ne ha fatto il suo autore per renderla migliore. Anzi, le dichiarazioni del ministro Tremonti rendono ancora più perplessi, perchè non si può affermare che la manovra prevede grandi tagli al costo della politica, quando basta fare due conti per per quasi l'intero ammontare di circa 50 miliardi di euro a pagare saranno soprattutto i cittadini, sia attraverso il contributo prelevato dalle pensioni medio basse, sia con l'aumento della tassa sul deposito titoli, che da sola copre circa il 20% dell'importo della manovra, almeno secondo le intenzioni del ministero, perché bisognerà pur vedere quanti preferiranno chiudere il deposito.
L'aumento della tassa sui depositi titoli danneggerà inoltre le banche e le società di intermediazione, facendo invece la felicità degli operatori stranieri, che continueranno ad operare sui mercati italiani da una posizione di supremazia, potendo fare il bello e cattivo tempo su una Borsa con così poca liquidità che la rende incapace di difendersi dalla speculazione straniera.
Senza contare della iniquità della tassa, che andrà a colpire soprattutto coloro che hanno investito, magari in titoli di Stato, piccole somme, che è evidente come 150 euro annuali incidono su 10mila euro per il 1,5%, mentre 380 euro incidono su 500mila solo per lo 0,076%.
Dice il ministro che è disposto ad accettare soluzioni alternative, a parità di gettito, ma è di tutta evidenza che è in realtà non disposto ad accettare quelle più efficaci e che porterebbero per di più a dei risparmi strutturali, come quelli sulla riduzione delle spese per la politica: l'abolizione delle provincie e delle comunità montane, lo scioglimento definitivo degli enti inutili, compreso l'ente inutile che aveva il compito di farlo, il dimezzamento del numero dei parlamentari e quello degli eletti ngli enti locali, con la riduzione dei loro emolumenti e benefit.
Evidentemente si è preferito tutelare la casta dei politici e le piccole lobbies dei gran commis di Stato, per cercare di ingraziarsi qualche decina di migliaia di voti senza calcolare che così facendo se ne perderanno milioni.
Ll'elettorato del centrodestra è furioso, perché questa coltellata alla schiena da parte del governo amico non se lo aspettava.
Rassicurato dal leader carismatico Berlusconi che mai questo governo, liberale in politica e in economia, avrebbe messo le mani nelle tasche dei cittadini e intenzionato invece a tagliare sprechi e inefficienze della spesa pubblica, si vede ora vittima di una manovra che spingerà verso la soglia della povertà quello che rimane di un ceto medio ormai ridotto ai minimi termini.
Ma a cosa è servito allora abolire l'ici sulla prima casa, se si doveva arrivare ad una pressione fiscale ormai insopportabilmente alta e all'ennesimo aumento delle accise sulla benzina (mancano solo l'aumento dei bolli e delle sigarette per replicare le usuali manovre finanziare del secolo scorso).
Intanto gli italiani dovranno continuare a mantenere nel lusso una pletora di politici di pessimo livello, il triplo di quanti bastano per governare tutto gli Stati Uniti, con tutta la corte dei miracoli che li accompagna.
C'è poco da sperare che sia il parlamento a cassare le norme più impopolari per mitigare l'impatto del provvedimento sui cittadini, che il voto di ieri sull'abolizione delle Provincie mostra chiaramente come sulla difesa corporativa dei privilegi ci sia una trasversale complicità.
Escluso un colpo d'ala del premier, in evidente declino e incapace ormai di governare realmente e avendo ormai del tutto perduto l'empatia col suo elettorato, sarà difficile che la manovra possa essere migliorata.
Probabilmente si assisterà ad una nuova fuga di capitali all'estero, una costante della soria italiana, solo che questa volta sarà a causa di quanti sostenevano che la pressione fiscale troppo alta induce all'evasione e che questa è in fondo una legittima difesa contro lo Stato inefficiente e spendaccione.

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