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Neanche ha senso, in realtà, seguirla passo passo questa manovra finanziaria che dovrebbe rimettere in sesto i conti dello Stato e iniziare quel percorso virtuoso che porterà l'Italia al pareggio del bilancio entro il 2013.
Non ha senso perché la manovra cambia pelle ogni giorno, tanto che ormai delle proposte presentate il giorno 03 Agosto in Parlamento non c'è quasi più traccia, tutte sostituite da altre soluzioni, a saldi invariati beninteso (anche se poi pure questo è tutto da verificare) che per di più mutano giorno do po giorno, a seconda delle proteste delle corporazioni, delle critiche delle parti politiche e sociali, delle pressioni delle correnti interne ai partiti della maggioranza.
L'unica cosa certa è che dalla manovra finanziaria è scomparso il contributo straordinario sui redditi medio alti, la cui soglia era via via salita dai 90mila euro iniziali ai 150mila e infine ai 200mila. Troppo forte l'influenza delle categorie colpite e, soprattutto, troppo vicine al ceto politico, col quale convive e di cui è complice. Al massimo ci si può aspettare, a questo punto, un contributo speciale per i calciatori (ma avverto i signori politici che anche questo sarebbe incostituzionale).
La storia del contributo scomparso ha però avuto almeno il merito di far scoprire a molti del come la proposta era tutt'altro che balzana e soprattutto molto più equa ed efficace della tassa sui patrimoni da molti invocata, specialmente dai partiti ex comunisti.
Lo ha fatto, per esempio, il giornalista Marco Lillo, che lavora sicuramente in passato aveva su questo idee molto diverse dalle attuali, ragionando sulle proposte di patrimoniale avanzate giorni fa da Luca di Montezemolo, scoprendo che se si fosse applicata una tassa sul patrimonio come tanti vorrebbero, il sempre giovane Marchese dei Parioli, come viene affettuosamente soprannominato, non avrebbe pagato che una cifra ridicola, essendo il suo patrimonio, come quello di tanti super ricchi italiani, gestito attraverso catene di società con sede all'estero e pertanto non tassabili dallo Stato italiano.
Il contributo di solidarietà proposta dal ministro Giulio Tremonti avrebbe invece indotto il favorito di Giovanni Agnelli a versare nelle casse dello stato un cifra intorno al milione di euro.
Speriamo solo che adesso siano in tanti ad aver compreso che la tassa sui patrimoni è un'arma fiscali spuntata, che non farebbe che tassare due volte i patrimoni dei normali cittadini, mentre quelli dei veri ricchi rimarrebbero al riparo come sempre.
Non è del resto un caso che i ricchi francesi, che evidentemente hanno un senso dello Stato più pronunciato di quelli nostri connazionali, hanno chiesto al loro governo di tassare i loro redditi e non i loro patrimoni.
L'urlo di dolore dei Gramellini d'Italia ha però sortito l'effetto desiderato e non solo i vari Gramellini, Telese, Porro etc. sono riusciti a risparmiare qualche migliaio di euro, ma sono soprattutto riusciti a far risparmiare milioni ai loro editori.
Intanto continua la ridda di ipotesi, tra cancellazione delle vecchie e proposte di nuove tassazioni, che veramente non vale la pena di darne conto e aspettare invece che venga alla luce un documento finalmente definitivo. Quello che però ancora una volta risulta evidente è la mancanza di autorevolezza del governo e della classe politica nel suo insieme, incapace come sempre di presentare e far approvare dei progetti di serie riforme, le sole che possono veramente far invertire l'andamento del debito pubblico italiano, perché anche la manovra finanziaria strutturata come è oggi rischia di non essere addirittura sufficiente per raggiungere gli obiettivi che sono stati indicati dall'Unione Europea.
Non a caso ieri pomeriggio lo spread tra il btp e il bund tedesco è risalito a quota 300 punti, ad indicare la sfiducia dei mercati sull'efficacia della proposta del governo.
E se il governo e la maggioranza appaiono annaspare sotto le logiche delle lotte correntizie, l'opposizione non sembra essere in migliore salute, alle prese com'è con una pesante storia di corruzione e di finanziamenti illeciti, tutt'altro che inaspettata per la verità, e con le solite congiure di corridoio, tese a riportare alla segreteria i soliti noti.
A questo punto è veramente difficile cosa salterà fuori dal cilindro di Silvio Berlusconi, che se è veramente attento ai sondaggi come tanti dicono dovrebbe ormai saper bene che le prossime elezioni politiche sono per lui già oggi drammaticamente perdute, quello che è sicuro è che ci toccherà pagare tutti per i danni ultradecennali provocati da un ceto politico di incapaci, o peggio.
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