A cura di Bruce Wayne
Tra le fonti da cui Paolo Sorrentino ha tratto ispirazione nel suo lavoro di regista c’è anche Diego Armando Maradona. E non ha fatto a meno di menzionarlo, il regista de “Le conseguenze dell’amore”, quando, circa una settimana fa, i giurati ad Hollywood hanno consegnato al suo “La grande bellezza” l’Oscar come miglior film straniero.
Ed era buona – anzi: ottima – la compagnia in cui s’è trovato “el pibe de oro”. Perché accanto a lui Sorrentino ha messo nientemeno che Federico Fellini, Martin Scorsese ed i Talking Heads. Ovvero: due mostri sacri del cinema internazionale (ma nel caso di Fellini direi anche: un maestro indiscusso dell’arte del Novecento) ed una pietra miliare del rock americano.
Si può storcere il naso di fronte ad un simile Pantheon? Qualcuno l’ha fatto – e, se devo dire la verità, anch’io ho avuto un moto di istintiva perplessità quando Sorrentino ha menzionato Maradona accanto a Fellini –, ma in definitiva bisogna riconoscere che ognuno ha le fonti d’ispirazione che preferisce. E d’altra parte, se ispirandosi a queste figure Sorrentino è riuscito a tirar fuori un capolavoro come “La grande bellezza” (sì, anche su questo c’è chi storce il naso, ma poco male: per il sottoscritto è un capolavoro), evidentemente si tratta di fonti che portano bene.
Ma cosa potrà mai accomunare un calciatore ad un artista? In apparenza nulla, ed anzi le reiterate dichiarazioni di snobismo da parte di molti uomini di cultura nei confronti del calcio sembrano accreditare l’ipotesi che i due mondi siano sostanzialmente incomunicanti. Ma in effetti, a ben guardare, la differenza tra l’uno e l’altro è assai sottile, ed anzi sotto certi punti di vista finisce per sparire completamente.
Già le parole spese da Sorrentino per giustificare l’inserimento di Maradona nell’elenco delle sue fonti d’ispirazione, ad esempio, sono illuminanti. Perché a suo avviso l’uomo della “mano de Dios” è stato, prima di tutto, un grande “maestro di spettacolo”, alla stessa stregua dei grandi registi o dei grandi musicisti. E da questo punto di vista credo ci sia poco da contestare, se è vero che le prodezze del calciatore – mettendo da parte le non sempre encomiabili virtù dell’uomo – hanno fatto sognare migliaia se non milioni di persone così come una sequenza cinematografica o un assolo di chitarra elettrica possono far battere il cuore ad altrettanti spettatori. E del resto, poi, le capacità di un grande calciatore sono, come quelle di un grande artista, strettamente legate alla performance che è in grado di produrre.