Magazine Atletica
Giovedi 9. Un viaggio da incubo. Dovevamo partire da Bologna alle 12.40 ma "causa intenso traffico su Heathrow" dobbiamo aspettare. E si fanno quasi le 14. Arriviamo a Londra e di gran carriera cerchiamo di arrivare al gate del volo per Chicago (delle 15.50) e -naturalmente- stanno gia' imbarcando. Poi non si sa com'e' ma la partenza viene ritardata continuamente e si fanno le 18.00.
Abbiamo dei posti per il volo magnifici (quelli senza nessuno davanti, il top dell'economy), e mentre leggo i giornali londinesi scopro che tutto il mondo e' paese, ovvero i suv in doppia e triplice fila non ci sono solo a Bologna.
Il volo e' molto tranquillo, ma noi siamo in ritardissimo. Cosi' arriviamo a Chicago alle 19.30 e tra sdoganamento e varie si fanno le 20.30. Ma distrutti e stanchi la nostra avventura deve ancora finire, perche' la nostra navetta per l'hotel (che doveva caricarci alle 19.30) ci carichera' solo alle 21.45, permettendoci di raggiungere l'hotel (Il Palmer House), e il letto, solo alle 23.00. Perche' il traffico era notevole.
Venerdi 10. Come succede sempre quando si va negli States, alle 6 abbiamo due fanali al posto degli occhi. Siamo sveglissimi, ma comunque tiriamo fino alle 8, quando andiamo a fare la colazione a buffet, per la modica cifra di 68 euro (tip inclusa). Sara' l'unica. Decidiamo che oltre al ritiro del pettorale, questa citta' merita una visita. Intanto l'hotel e' in pieno centro, comodissimo per tutto.
E per chi si ricorda E.R. (Medici in prima linea) e' a ridosso del "Loop", la metropolitana sopraelevata che gira attorno al centro. L'hotel e' un edificio storico, qua sono passate generazioni di ricconi (e di mafiosi, Al Capone compreso), e nonostante un profondo rinnovamento la moquette odora ancora di sigaro.
Poi le strade hanno i nomi. Vicino a noi anche il miglio zero della Route 66. Siamo anche vicinissimi al Millenium Park, punto di partenza e arrivo della maratona. Ma quello che caratterizza questa citta' sono i grattacieli, numerosi ed anche architettonicamente piu' arditi di quelli newyorkesi. Come la Trump Tower. Ma soprattutto il vento. Windy City. Non a caso. Speriamo che domenica sia solo una bava.
L'organizzazione e' spettacolare. Navette di scuola bus fanno continuamente la spola fra il centro e il punto di ritiro, l'Abbot Heath and Fitness Expo. Una volta giunti la' l'immancabile expo prodiga di omaggi e il negozio di merchandising enorme e fornitissimo (Nike). Dove naturalmente non ci sottraiamo ad acquisti e a foto ricordo dopo aver ritirato il pettorale. Comunque bella la maglia in omaggio nel pacco.
Ritornati in centro visitiamo il Millenium Park, dove svetta questa scultura chiamata Bean (fagiolo), dalla superficia specchiata e curva dai mille effetti ottici. Poi il Chicago theatre, famoso per essere stato set di Chicago (Richard Gere e Caterina Zeta Jone etc.) Ceniamo al "Vai Piano", con un carbo load da paura.
Sabato 11. Oggi pochi passi, giusto per rimanere "sul pezzo". Lungo la North Michigan Street, venendo dal centro, superato il Chicago River, si apre il Magnificent Mile, il miglio dello shopping. E in breve sono in fila all'Apple Store. Alla ricerca vana di un "I Six", come viene chiamata l'ultima creatura Apple. Per tre giorni ci provero', ma si poteva acquistare solo con contratto e quindi per noi impossibile.
Oggi pranziamo da Mariano's, piu' negozio che ristorante, ma molto trendy. Per arrivarci, altra sfilza di grattacieli, bellissimi.
Poi in camera ci prepariamo le sacche e decidiamo "le mise". Domani sono previsti 15 gradi, e sole. Una giornata perfetta, dunque.
12 ottobre. The day. Ci svegliamo con calma. la nostra onda e' prevista per le 8, ma noi possiamo arrivare anche alle 7.30. Il nostro "Corrall" (recinto) e' il G, e partono dalla A (alle 7.30)... Dopo aver lasciato le borse, foto di rito davanti alla fontana (quella della medaglia 2014). Poi nel corral insieme a tutti gli altri.
Passeremo la starting line solo dopo 13 minuti, ma subito ci impressiona la quantita' di gente sul percorso. Ci incitano, ci spronano, ci danno il cinque. Bellissimo. Per 16 km riusciro' a stare con Carla, poi la sua e' una migliore preparazione e le intimo di andare. Per me sara' anche piacevole, fino al 23imo km riesco a gestire le scosse ai metatarsi, quando sono costretto a fermarmi e a massaggiarmeli.
Mi fermero' ancora al 28imo e con un ultimo sussulto riesco a corricchiare fino al 35imo. Da li' non rieSco piu' a correre, se non davanti ai fotografi. Ritrovero' Carla al traguardo, radiosa per il suo Personal Best. Il mio tempo, 5.13 e spiccioli non fa testo: sono contentissimo di averla finita e aver conquistato la medaglia. Magari se mi venisse ufficializzato in classifica ne sarei piu' che felice...
Finalmente incontriamo anche Roberto e gli allegri matti di Rimini, con cui ceniamo all'House of Blues, una delle istituzioni di Chicago. Si mangia e si ascolta buon blues.
Lunedi 13. Oggi e' festa per il Columbus Day (che era ieri) e il giro finale -piu' per sciogliere le gambe che per vedere cose- e' molto tranquillo, Carla ha i classici postumi post maratona, con evidenti problemi a scendere le scale, mentre io sono quasi un fiore. Altri grattacieli e una scultura di Picasso. Ma la chicca finale per cena: The Famous Stuffen Chicago Pizza. L'originale, di Giordano's. Vabbe' un napoletano non capirebbe ma provatela, se venite qua: ha il suo perche'.
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