Sono già passati 7 anni da quando, nella stanza D5 del residence “Le Rose”, affacciata sul grigio mare riminese, fu ritrovato senza vita il corpo di Marco Pantani. Raccontare la sua storia non è facile, ma è doveroso in occasione di questo triste anniversario ricordare e omaggiare la memoria di un grandissimo ciclista, forse l'ultimo in grado di emozionare, con le sue imprese, una intera generazione di tifosi. Nato a Cesenatico il 13 gennaio 1970, Marco, dopo un infanzia trascorsa da calciatore, si appassiona alla bicicletta regalatagli dal nonno Sotero. Il suo fisico esile e scattante lo rende particolarmente adatto ad affrontare le salite appenniniche, nonostante questo gli costasse circa 3-4 ore di bici e 100 km al giorno dopo la scuola. L'importante per Marco, come ricorda papà Ferdinando, era che ci fosse salita.... GLI ESORDI: La prima società sportiva per la quale corse Pantani fu la G.C Fausto Coppi di Cesenatico, quasi un segno del destino visto il percorso che accomunò i due grandi ciclisti nelle loro vincenti e purtroppo brevi esistenze. La prime affermazioni appunto non tardano ad arrivare: Marco ha appena 14 anni quando, durante una gara giovanile, staccò tutti in salita e vinse sul traguardo di Case Castagnoli, a Cesena. Nel 1990 invece partecipò al suo primo Giro d'Italia dilettanti concluso con un brillante terzo posto nonostante una lussazione alla spalla e varie abrasioni a causa di alcune cadute. Quello che colpisce di più ripercorrendo la carriera di Marco è l'incredibile sfilza di incidenti e circostanze avverse che si accanirono contro di lui, le quali, se da una parte ne forgiarono la straordinaria determinazione a non arrendersi, dall'altra insinuarono in Pantani il tarlo del sentirsi perseguitato, fattore che caratterizzerà i suoi ultimi i anni di vita. Pensare che già tra i 16 e i 20 anni si procura 4 seri incidenti in bicicletta che gli causano rispettivamente un trauma alla milza, una cicatrice al lato destro del labbro superiore, la frattura della clavicola sinistra e la lussazione già accennata al Giro dilettanti del 1990. Dopo aver vinto la suddetta corsa nel 1992, il romagnolo partecipa al suo primo Giro d'Italia a 23 anni con la Carrera ma nelle prime tappe è vittima di una caduta che gli procurerà una fastidiosa tendinite costringendolo al ritiro. E' nel 1994 che nasce il mito di Marco Pantani: al Giro d'Italia parte con i gradi di gregario per aiutare il capitano Claudio Chiappucci. Ma nel corso della 14esima tappa da Lienz a Merano, a un km dallo scollinamento del passo di Giovo, eccolo partire con il suo inconfondibile scatto bruciante che gli consente di staccare il gruppo dei migliori. Davanti c'è il fuggitivo Pascal Richard ma anche tanta discesa. Nonostante la strada bagnata Marco senza pensarci si butta a capofitto all'inseguimento dello svizzero e lo stacca vincendo con il suo gesto delle mani che lo contraddistinguerà negli anni a venire: un applauso seguito dall'imposizione delle mani quasi a voler benedire un pubblico già adorante. L'indomani viene affrontato il terribile passo del Mortirolo e Marco è già in fuga con un certo Miguel Indurain quando la strada sotto il suo sellino comincia a inerpicarsi bruscamente. Se per tutti son dolori, il giovane Marco sembra stia pedalando in pianura per la facilità con la quale continua a scattare. All'arrivo dell'Aprica i distacchi sono pesantissimi: quasi 3' per Chiappucci, 3'30'' per Indurain e oltre 4' sulla maglia rosa Berzin che riuscirà nonostante tutto a tenere il simbolo del primato fino alla fine, proprio davanti all'astro nascente del ciclismo italiano. Sull'onda dell'entusiasmo per il brillante risultato Marco si mette alla prova anche nel luglio successivo prendendo parte al suo primo Tour de France. Rispetto al Giro al Tour sono molti di più i km a cronometro (185 compresa la cronosquadre contro 78) e per un fuscello come Marco, praticamente fermo in questo tipo di prova, i distacchi accumulati sono abissali. Dopo 9 tappe Indurain, il grande sconfitto del Giro, ha già 16' di vantaggio su Pantani il quale attende fiducioso le montagne per il riscatto. Al primo arrivo in salita ad Hautacam il passista scalatore spagnolo è secondo dietro il francese Leblanc ma Pantani perde solo una manciata di secondi. L'indomani il tappone con salite mitiche come Peyresourde, Aspin e Tourmalet vede concretizzarsi la lunga fuga di Virenque ma dietro di lui, il miglior scalatore non è più lo spagnolo ma il giovane Marco che rifila ben 3' alla maglia gialla. La rimonta del romagnolo continua sulle Alpi dove stacca ripetutamente Indurain sia sull'Alpe d'Huez che a Val Thorens nonostante una caduta sulla Madeline. Lo splendido Tour di Pantani si conclude con un altro piazzamento, ancora più significativo perchè raccolto in una cronometro (seppure con 2 salite dure in 47 km): secondo ma ancora una volta davanti ad Indurain. Lo spagnolo concluderà la corsa con la sua quarta affermazione consecutiva davanti a Ugrumov e ad uno straordinario Pantani in maglia bianca e ancora sul podio in una grande corsa a tappe. Nel 1995 Marco non è più una sorpresa ma la malasorte, sua fedele compagna in carriera, gli si accanisce di nuovo contro: i tifosi non possono vederlo all'opera al Giro a causa di un investimento da parte di un auto che non ha rispettato lo stop non lontano da casa sua. Niente rispetto a quello che successe sulle strade delle Milano-Torino dove una vettura, inspiegabilmente in moto in senso contrario durante la gara, lo falciò, procurandogli una frattura scomposta ed esposta di tibia e perone che sembrava potergli pregiudicare l'intera carriera. Ma il 1995, apertosi male e conclusosi peggio, riservò a Pantani anche qualcosa di indimenticabile: è il 12 luglio quando sull'Alpe d'Huez, lo scalatore romagnolo scrive il suo nome sull'albo d'oro della mitica ascesa conquistando così la sua prima vittoria al Tour davanti al connazionale Ivan Gotti. 4 giorni dopo Marco vince ancora a Neige, sui Pirenei, ipotecando così per il secondo anno di fila la maglia bianca. Prima del terribile infortunio prende parte anche al mondiale colombiano, dove tra attacchi in salita e in discesa ai fortissimi spagnoli riuscirà a tornare a casa con una medaglia di bronzo al collo.
LA RINASCITA: Dopo un calvario durato più di un anno, la carriera di Marco riprende nel 1997 per la gioia di tutti quei tifosi ormai stregati da un campione che è impossibile non sostenere proprio perchè tanto forte quanto ingiustamente sfortunato. Le cose però sono cambiate: in primis gli avversari, dopo il ritiro di Indurain, poi la squadra (la Mercatone Uno costruita attorno alla sua figura carismatica) e infine il soprannome: il pirata a causa della bandana che indossa durante la corse per proteggersi dal sole e che toglie regolarmente appena prima di sferrare l'attacco agli avversari. L'ennesima beffa però, si materializza al Giro d'Italia e chi se non un gatto nero (simbolo della sfortuna per eccellenza) poteva interporsi tra Marco e i suoi sogni di gloria? Pantani è a terra dolorante: l'attraversamento del felino in un tratto di discesa ne causa il ritiro già all'ottava tappa. Così com' era avvenuto due anni prima Pantani recupera giusto in tempo per il Tour dove la fa da padrone il fortissimo tedesco Ullrich, tanto giovane quanto potente e inattaccabile su qualsiasi terreno. “Kaiser Jan” indossa la maglia gialla ad Arcalis nel primo arrivo in salita, vince nettamente la cronometro di San Etienne e si presenta sull'Alpe d'Huez come favorito assoluto. Pantani conosce molto bene la salita ed è deciso a regalare ai tifosi una nuova gioia a due anni di distanza dal suo ultimo successo. Sulle rampe finali si forma un quartetto: Pantani fa l'andatura, dietro lo seguono Ullrich, la maglia a pois Virenque e il vincitore della passata edizione Riis. A partire da quest'ultimo tutti mollano la ruota del Pirata che non si volta mai ma continua a procedere imperterrito sui pedali. La sua sarà la scalata all'Alpe d'Huez più veloce nella storia ancora oggi: 37'35''. Anche Ullrich, per la prima volta sulle strade di Francia, paga dazio da un avversario staccandosi ai meno 8 dall'arrivo: in cima saranno 45'' i secondi persi da Marco, il cui urlo liberatorio sul traguardo significa solo una cosa: sono tornato nonostante tutto. Dopo essersi staccato l'indomani a Courchevel, Pantani si toglie ancora lo sfizio della vittoria: la quarta al Tour. Sul terribile Joux Plane Marco stacca ancora la maglia gialla e vince a Morzine in solitaria dopo aver guadagnato altri secondi con una discesa da brividi. Così come era avvenuto nel 1995 Marco chiude sul podio, in terza posizione.
LA CONSACRAZIONE AL GIRO: La stagione 1998 si apre con il terzo posto alla Vuelta a Murcia, dove fa sua la quarta tappa e al Giro del Trentino, che si aggiudica. Ma il vero obiettivo è il Giro d'Italia per riscattare la malasorte nei 3 anni precedenti. Il percorso di quell'anno non gli si addice particolarmente: le salite dure sono poche e vi sono quasi 80 km a cronometro solo nell'ultima settimana. Pantani non ha scelta: dovrà attaccare su ogni salita se vuole contendere la rosa ai suoi avversari tra cui il favorito della vigilia Alex Zulle. Nella prima settimana i tentativi di Marco, seppur coraggiosi, appaiono inutili ai fini della classifica: sul monte Berta e sull'Argentario la sua azione si consuma in un paio di km mentre scattando sul Lago Laceno finisce per creare un trampolino perfetto a Zulle, che lo brucia e gli rifila 24'', indossando la rosa. Marco cerca con tutte le sue forze la vittoria di tappa a S.Marino, dove è secondo dietro un Andrea Noè in stato di grazia e a Piancavallo, dove finalmente riesce ad andar via a tutti e a 4 anni di distanza dall'ultima volta, torna ad alzare le braccia al cielo al Giro. L'indomani però c'è la cronometro di Trieste dove Marco paga lo sforzo profuso per la vittoria lasciando sulla strada ben 3'25'' a Zulle. A 6 tappe dalla fine è il giorno della Marmolada, la salita che Marco aspettava da inizio corsa pur non avendola mai provata. La curiosità di “aprire il motore per verificare la sua condizione e quella degli altri” (come lui stesso ammise) lo portano ad attaccare quando ancora mancano tanti km. Zulle cede di schianto ma Marco non deve fare calcoli: il suo obiettivo è quello di guadagnare il più possibile. La fortuna per il pirata è di trovare quel giorno un Giuseppe Guerini in ottima forma. Insieme al corridore della Polti, Marco scalerà anche il Passo Sella e resosi conto della possibilità di indossare la maglia rosa lascia signorilmente la tappa al compagno di avventura. E' la prima storica maglia rosa ma non c'è neppure il tempo di godersela che l'indomani è di nuovo un duello: stavolta col russo Pavel Tonkov a metterlo a dura prova. Il russo sta bene, ha vinto la corsa nel 1996 e l'anno prima è arrivato secondo dopo un avvincente sfida con Ivan Gotti. A Pampeago sarà lui ad aggiudicarsi la frazione rosicchiando l'abbuono a Marco e portandosi a soli 30'' dalla maglia rosa. L'ultima salita del Giro è il 4 giugno a Plan di Montecampione. Quando Marco scatta Tonkov gli si riporta prontamente sotto e gli si francobolla alla ruota. Il pirata da tutto se stesso, caricato dalle urla dei tifosi parte e riparte ma con la coda dell'occhio vede che l'ombra della bicicletta del russo è sempre li. I km passano inesorabili e il Giro per Marco, tenendo conto dell'ultima crono favorevole al russo, sembra destinato all'ennesimo sfortunato epilogo. Ma a 3 km dall'arrivo Marco ci riprova ancora, non vuole arrendersi al destino e si rialza sui pedali per dimostrare di essere più forte del rivale. Tonkov, stoico ed encomiabile fino a li, non ne ha più, si stacca e all'arrivo accuserà quasi un minuto. Per il russo è la resa: nonostante la crono non riuscirà più a insidiare la leadership di Marco che si supera nei 34 km finali da Mendrisio a Lugano togliendosi lo sfizio di arrivare addirittura davanti al rivale! Il cronista Rai di allora, l'indimenticabile cronista Adriano de Zan, commentò così gli ultimi metri di Marco nella prova contro il tempo: “E' il coronamento di un sogno, il sogno rosa di Marco Pantani”.
LA STORICA DOPPIETTA:Al Tour de France il morale di Marco è alle stelle, ha finalmente dimostrato di essere in grado di vincere una corsa a tappe e si presenta tranquillo al cospetto di sua maestà Ullrich. Lo scandalo Festina, scoppiato due giorni prima dell'inizio della corsa, toglie di mezzo l'altro rivale: il francese Richard Virenque. Dopo aver perso più di 4' nella prima cronometro Marco da subito spettacolo sui Pirenei aggiudicandosi l'arrivo in salita a Plateau de Beille rifilando 1'40'' a Ullrich. Memore delle vittorie dell'anno precedente, Pantani sa che Ullrich non è più imbattibile e il giorno della resa dei conti si consuma il 27 luglio in una giornata fredda e piovosa da Grenoble a Les Deux Alpes. Proprio come Fausto Coppi nella leggendaria Cuneo-Pinerolo, Marco parte da lontanissimo e sulla sella della sua Bianchi (la stessa marca del Campionissimo) si invola sulle rampe del Galibier. L'azione di Marco tiene milioni di spettatori con il fiato sospeso, sembra troppo presto, il ciclismo moderno non è più fatto di questi attacchi leggendari e il tempo da lupi potrebbe sfavorire un corridore tutto solo... Ma era questo il bello di Pantani, uno che non accettava le “briglie” della tattica e attaccava dove e quando se la sentiva, incurante dei rischi. Fortunatamente il coraggio di Marco paga, per la verità molto più del previsto: Ullrich infatti, vittima del freddo e della giornata storta, transita sul traguardo 9' dopo il pirata. Marco gestisce il vantaggio il giorno dopo, quando l'orgoglio del tedesco lo porta ad attaccare in salita e a cronometro, dove si difende accusando solo 2'30'' di ritardo. Sul podio di Parigi sul gradino più alto ci sale uno scalatore di 1,70 per 55 kg di peso con la barba platinata per l'occasione: il suo nome è Marco Pantani. Un italiano torna dunque a vincere sulle strade di Francia 33 anni dopo Gimondi e sarà l'ultimo ciclista a conseguire la doppietta Giro-Tour nello stesso anno.
1999: LA FINE DI UN EPOCA: Marco, acquisita piena consapevolezza dei suoi mezzi e giunto nel pieno della maturità ciclistica, è probabilmente il ciclista più forte del mondo. Lo dimostra una volta per tutte nel 1999 quando, sulle orme della stagione passata, si ripresenta alla Vuelta a Murcia, Giro del Trentino e Giro d'Italia. Vince la corsa spagnola e quella trentina con manifesta superiorità e alla corsa rosa è subito protagonista nell'arrivo in salita sul Gran Sasso, dove stacca tutti e indossa il simbolo del primato. Il giorno dopo la maglia rosa cambia subito padrone passando sulle spalle del francese Jalabert, vincitore della cronometro di Ancona, ma è un passaggio di consegne momentaneo. Nella quindicesima tappa, sul Colle della Fauniera, Pantani stacca tutti in salita anche se in discesa subisce la rimonta del “falco” Savoldelli che si aggiudicherà la tappa. Pantani è comunque secondo e riveste la maglia rosa. L'indomani si arriva al Santuario d'Oropa al termine di una ripida salita di 8 km. Ai piedi dell'ascesa decisiva al pirata salta la catena e per ripartire perde una ventina di secondi e le ruote del gruppo dei migliori. Anziché demotivarlo questo episodio da un enorme carica a Marco che inizia una spettacolare quanto inesorabile rimonta. Ai meno 5 km riprende il gruppo Savoldelli, ai meno 3 il leader Jalabert, che salta con imbarazzante facilità andando a vincere in solitaria. Sta di fatto che, come un fulmine a ciel sereno, la mattina del 5 giugno 1999 viene annunciata la sospensione cautelativa di Marco Pantani che ne comporta l'esclusione dal Giro d'Italia. Il motivo ufficiale è il tasso di ematocrito, ovvero la percentuale di globuli e piastrine presenti nel sangue, troppo elevato secondo i parametri previsti allora. Lo scandalo fu che il valore di ematocrito riscontrato a Marco fu del 52%, tasso superiore solo dell' 1% rispetto al limite consentito. Ricordiamo poi che l'ematocrito è un valore ballerino, specialmente dopo uno sforzo fisico quale può essere una corsa ciclistica, tant'è che oggi non è più considerato un fattore discriminante nell'attività sportiva. Qual 'era dunque il motivo per l'opinione pubblica che doveva giustificare in qualche modo l'anomalo tasso di ematocrito di Pantani? Doping e cosa altrimenti? In un ciclismo devastato dall'ombra delle farmacie e degli aiuti illeciti, un anno dopo l'affaire Festina venne così accusato il simbolo del ciclismo attuale, che pagò dunque la scarsa credibilità dell'ambiente che rappresentava. «Mi sono rialzato, dopo tanti infortuni e sono tornato a correre, questa volta però abbiamo toccato il fondo. Rialzarsi per me sarà molto difficile» commentò profeticamente Marco all'uscita dall'albergo dove alloggiava con la Mercatone Uno. Quest'episodio controverso segnò ciclisticamente la fine di Marco Pantani, costretto a preoccuparsi da allora più a difendersi dalle accuse delle 7 procure che indagarono su di lui e dagli insulti dei tifosi delusi e disinformati piuttosto che di allenarsi in bicicletta. Ribadiamo come non fu mai riscontrata la positività di Pantani e che il valore di ematocrito ne causò una sospensione cautelativa di soli 15 giorni. Ciò nonostante Marco non ne volle sapere più niente della bicicletta, rinunciando al Tour e chiudendosi in se stesso ritenendo di essere stato fatto fuori ingiustamente dal suo ambiente che ora percepiva come totalmente ostile. Otto anni dopo il noto criminale Renato Vallanzasca scrisse una lettera alla madre di Marco rivelandogli che 5 giorni prima del fatto di Campiglio, uno scommettitore clandestino gli propose di scommettere contro il pirata dato che il Giro, quell'anno non l'avrebbe vinto di certo.
GLI ULTIMI ANNI:
Per Marco è l'inizio della depressione acuita dall'abuso di cocaina, che comincerà ad assumere per evadere da una realtà che reputava soffocante. Nel 2000 i tifosi del pirata, sapendo che avrebbe partecipato al Giro, non sanno bene cosa aspettarsi: non hanno ben chiaro cosa sia realmente successo e sentono che l'unico modo per tornare a esaltare Marco sia quello di vederlo tornare alle sue abituali vittorie solitarie. Questo non fu possibile a causa della scarsa forma del pirata, non adeguatamente preparato a una corsa dura come il Giro. Se la testa non c'era già più, l'orgoglio di Marco faticò ad andarsene: ne è prova quello che combinò sull'Izoard, dove aiutò l'ex gregario Stefano Garzelli ad aggiudicarsi la tappa e una buona fetta di Giro. Anche al Tour dello stesso anno la determinazione del pirata andò ben oltre i suoi evidenti limiti fisici. Straordinarie furono le due vittorie ottenute sul Mont Ventoux e a Courchevel. La prima arrivò dopo un azione condivisa con la maglia gialla Armstrong, la seconda invece portò la mente dei tifosi indietro di un anno visto che Marco staccò tutti e fu l'unico, col senno di poi, ad aver mai messo seriamente in difficoltà la maglia gialla durante i sette anni del suo assoluto dominio. Il rammarico più grande è di non aver visto ciò che avrebbe potuto fare il Pantani dei tempi d'oro per ostacolare Armstrong. Un duello che si svolse purtroppo solo nelle menti dei sognatori dopo l'epilogo di Courchevel: sarà questa la 46esima ed ultima vittoria nella carriera di Marco Pantani. Merita comunque un applauso il tentativo che il pirata sfoderò dopo il giorno di riposo: quando partì a più di 100 km dal traguardo di Morzine con l'intenzione di riaprire la corsa. Purtroppo il caldo, la scarsa collaborazione con i compagni e i problemi intestinali fecero fallire il tentativo, in stile Pantani, di rivoluzionare un ciclismo che quel giorno, dimostrò definitivamente di voler fare a meno del suo talento. Stanco e disperato anche dalle personali vicende amorose, Marco abbracciò negli anni successivi interessi stravaganti quali la pittura che purtroppo non sostituirono nella sua vita la dipendenza dalle droghe. A 33 anni Marco prende via al suo ultimo Giro d'Italia e lo onora con un 13esimo posto finale e con due scatti finali sullo Zoncolan e nella tappa di Cascate del Toce, dove si classifica rispettivamente 5° e 8°. E' il suo saluto ai veri tifosi, quelli che ne hanno sempre proclamato l'innocenza e lo hanno sostenuto anche nei momenti più bui, tifosi per i quali Marco è stato ucciso quel maledetto 5 giugno 1999 e non, quasi cinque anni più tardi, in una stanza completamente sottosopra accasciato in un angolo sconfitto dalla droga e dalla depressione.
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