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Trama del libro:Quattro racconti noir in cui Marco Vichi scava nella memoria della storia più recente. L'apertura, nel romanzo breve che dà il titolo al volume, è affidata al commissario Bordelli che, nel malinconico novembre del 1957, riceve un paio di lettere anonime che attirano la sua attenzione. Su entrambe c'è scritto soltanto "Il Pavone". Una debole pista suggeritagli da un medico legale lo porterà sulle colline intorno a Firenze e dentro un oscuro intrigo che lo costringerà a trovare soluzioni per lui impensabili. Diversi i protagonisti delle altre storie: un famigerato torturatore fascista; un impiegato modello, mite e maniacale; un poliziotto e uno spacciatore. Tre vicende normalmente oscure, sempre sullo sfondo di una Firenze quasi senza tempo, sempre attraversate da uomini soli e tormentati.
Commento personale:
Spero che Vichi non se la prenda, ma questo mio primo approccio non mi ha per niente entusiasmato. Ho comunque un altro suo libro da leggere e lo farò appena possibile. Forse con i racconti non riesce a fare del suo meglio, questo scrittore di cui in molti mi hanno detto bene. Dei quattro secondo me soltanto l'ultimo "Tradimento" si salva con un voto di 3/5. Una storia hard boiled con un protagonista poco orginale, ma che può riscontrare l'attenzione e le simpatie dei lettori. Il classico poliziotto tenebroso con un'anima. Mi ha invece deluso enormemente il cavallo di battaglia di Vichi: Bordelli. Mi sembra un ometto normale, che segue delle piste poco interessanti in una storia che ha dell'assurdo. Una storia senza nè capo nè coda, simile a qualche puntata dei vecchi telefilm tipo l' A-Team o simile a qualche avventura dei fumetti della Bonelli. Poi come si fa a seguire un commissario che pensa di fare il giusto, non seguendo la legge ed aiutando quelli che non sono altro che terroristi. Voto del racconto "Perchè dollari?" 1/5. Andando avanti con "Reparto Macelleria" ho trovato interessante il racconto riguardante le torture dei fascisti, ma senza senso la storia raccontata. Anzi più che senza senso, fine a se stessa, non meritava poi molto. Sì, la pazienza, il perdono, la tenacia. Ma per poi giungere a cosa? All'arrendevole vigliaccheria? Voto 2/5. L'altro racconto "Il portafoglio" resta il più ironico, anche se si notano numerose forzature. Niente che ti prende troppo. Voto 2/5
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