Jan Dobraczyński
Santa Maria Maddalena (Domenico Tintoretto)
Nel Vangelo ci sono pagine molto belle e toccanti, soprattutto quelle in cui ci imbattiamo nella misericordia e nel perdono. In particolare mi ha sempre commosso l’episodio dell’adultera (Gv 8, 3-11), dove troviamo di fronte la misericordia divina e la miseria umana, dove è così grande l’effusione del perdono e della grazia da parte della misericordia, che la miseria viene riabilitata e ristabilita nel bene. La figura della Maddalena ha ispirato scrittori, poeti, pittori e musicisti. Tra gli uomini di penna c’è il romanziere cattolico Jan Dobraczyński (1910-1994), il cui libro Magdalena è stato pubblicato in italiano nella mia traduzione dalla casa editrice Gribaudi (Ho visto il Maestro. Il romanzo di Maria Maddalena, 2005). Per i miei lettori ho scelto le avvincenti pagine relative alla conversione di questa donna che, al pari degli uomini, fu chiamata a testimoniare il Vangelo, e per questo la Chiesa ortodossa le dà il titolo di apostola.
Fu svegliata dal chiasso, dal bagliore delle torce e dalle mani che la scuotevano violentemente. Nella piccola stanza aveva fatto irruzione un gruppo di uomini. L’afferrarono brutalmente per i capelli, tirarono via le lenzuola, le strapparono di dosso la kuttona. Con gesto disperato si aggrappò al lenzuolo e se lo strinse al petto. A botte e strattoni la tirarono fuori dalla stanza. Per un attimo scorse, tra gli aggressori che non cessavano di urlare, la faccia spaventata del padrone di casa. La trascinarono lungo il corridoio senza smettere di colpirla. Il lenzuolo le si era avvoltolato tra le gambe. Cadde. Allora la presero a calci, scuotendola e tirandole i capelli. Sentiva su tutto il corpo il tocco delle sudicie mani.
La turba che la trascinava si riversò sulla strada. Lì aspettava una folla ancora maggiore. Benché la colpissero da tutte le parti, riuscì a scorgere nella calca il fariseo che l’aveva importunata il giorno prima. Egli e alcuni altri vestiti da farisei davano gli ordini.
Le tolsero via il lenzuolo con il quale voleva coprirsi, le sputarono in faccia, le strapparono gli orecchini. Lo stupore che l’aveva colta dopo essere stata brutalmente svegliata si era trasformato in paura mortale. Era sicura che tra un attimo sarebbe morta. Quegli uomini senza dubbio la trascinavano per lapidarla. La sua costernazione aumentò ancora , quando scoprì di conoscere la faccia dell’uomo che la reggeva per i capelli e non smetteva di scuoterla. Era una faccia che aveva già visto. Doveva essere uno degli uomini di Melitone. Ma non aveva il tempo di riflettere. Cercava di proteggere il viso dai colpi e dagli sputi. La turba ululando e urlando se la trascinò dietro lungo una stradina, sempre colpendola con le mani e con i piedi. Sentiva rivoli di sangue che le scorrevano sul viso e sul corpo. Inciampava, cadeva, di nuovo si rialzava. Il crescente dolore aveva soffocato in lei anche la paura della morte.
Non si rendeva conto di dove la portassero, ma a un certo momento notò che si trovavano sul ponte del fiume Xystos e della valle del Tyropeon. In tal caso la trascinavano verso il Tempio. Strano. Se volevano lapidarla, avrebbero dovuto portarla fuori città…
Ma questi pensieri apparvero e scomparvero come un lampo. L’unica cosa che in lei si rafforzava sempre più era la consapevolezza che non avrebbe potuto sopportare oltre quel dolore: doveva finire, anche se la sua fine avesse significato la morte. «Basta, Basta!» le martellava nella testa. Tutto fuorché quella incessante valanga di colpi…
All’improvviso la folla si fermò. Maddalena alzò la testa, tolse le mani dal viso, scostò i capelli insanguinati che le coprivano gli occhi. Si trovavano nel cortile del Tempio, davanti al colonnato detto portico di Salomone, nel luogo dove erano soliti riunirsi i dottori e i maestri per meditare ad alta voce sui versetti della Torah, circondati dagli ascoltatori. Il corteo si mescolò a quelli che ascoltavano colui che stava parlando. I farisei che avevano guidato l’aggressione andarono oltre. Si avvicinarono all’uomo che sedeva sotto una delle colonne del portico.
Era alto e di bell’aspetto. Alla luce del sole i suoi capelli avevano il colore giallo bruno del miele. Il volto esprimeva gravità, serenità e una strana tristezza. Rivolse ai nuovi arrivati i grandi occhi scuri, che fino a quel momento aveva tenuto fissi sui volti di coloro che lo ascoltavano. Erano occhi profondi. Sembravano parlare, domandare e rispondere, aspettare e chiamare a sé.
Quelli che lo stavano ascoltando si ritrassero e formarono un ampio cerchio. Malgrado fosse di prima mattina, erano in molti. Il gruppo condotto dai farisei si fermò al centro, separato dalla folla. Al cenno di un fariseo Maddalena venne spinta avanti. Quando le mani dei persecutori la lasciarono, stramazzò al suolo. Giacendo cercava di celare la sua nudità. Aveva il corpo coperto di sangue e di lividi, i capelli arruffati le cadevano sul viso. Attraverso essi, come da una grata, guardava l’uomo che sedeva sempre appoggiato alla colonna. Tre giovani farisei si avvicinarono a lui. Uno disse:
– Ti salutiamo, rabbi.
Chinò lievemente la testa.
– Anch’io vi saluto. Siete i benvenuti. La pace dell’Altissimo sia sempre con voi. Cosa vi conduce qui?
Il fariseo indicò con un ampio gesto la donna che giaceva a terra.
– Ti abbiamo portato questa donna dissoluta e adultera, rabbi. E’ stata la concubina di un pagano. L’abbiamo sorpresa in flagrante adulterio. Che dobbiamo fare di lei? Tu cosa dici?
Soltanto allora capì chi doveva essere l’uomo dal quale l’avevano condotta. Dalle sue parole dipendeva il suo destino. A quanto pare era pietoso con gli infermi. Ma lei non era inferma. Malgrado ciò, provava il desiderio di alzarsi di scatto e di gettarsi ai suoi piedi. D’implorare pietà e soccorso. Eppure non poteva farlo. Aveva la sensazione che i suoi capelli e le sue braccia fossero stretti da mani invisibili e la reggessero in modo da non farla muovere. Cominciò a tremare, sia per la paura che per la disperazione.
– E cosa dice la Scrittura? – udì di nuovo la voce dell’uomo.
Un altro fariseo, evidentemente preparato a questa domanda, prese il rotolo che aveva con sé, lo distese e cominciò a leggere, scandendo ogni parola come se cantasse:
– Dice la Scrittura: «Gli uomini della città conducano via la donna dalla casa del padre e sia lapidata finché non morirà…»
– Dunque ha peccato in casa di suo padre? – l’uomo interruppe con questa domanda la lettura del fariseo.
– Non ha il padre. Era sotto la tutela del fratello. Ha abbandonato la casa per commettere adulterio. E’ stata vista peccare con i pagani. La Scrittura impone chiaramente di lapidarla. E tu, rabbi, cosa dici?
Non rispose. Si alzò lentamente. Adesso si vedeva che era alto, superava in altezza coloro che lo circondavano. Fissò a lungo i volti dei farisei che aveva davanti a sé. Quello sguardo sembrava penetrare in profondità, sembrava toccare i cuori degli uomini. Quelli istintivamente indietreggiarono. Ed egli sempre lentamente si chinò, si inginocchiò. Sulla polvere rossa che il vento d’oriente aveva portato e che copriva le piastrelle del cortile, scrisse qualcosa con il dito. I farisei che seguivano ogni suo gesto accompagnavano con lo sguardo il movimento del dito. A mano a mano che leggevano però, sui loro volti appariva dapprima lo stupore, e subito dopo l’indignazione e lo sgomento. Guardavano ora colui che scriveva, ora se stessi. Ad un tratto quello che aveva letto la Scrittura avvolse il rotolo e frettolosamente scomparve nella folla. Si allontanò anche quello che il giorno prima pretendeva che Maddalena cedesse alle sue voglie. Infine se ne andò anche il terzo.
Il gruppo privo dei capi non sapeva cosa fare. Si avvicinarono al Maestro che non smetteva di scrivere. Appena però uno posava lo sguardo su ciò che era stato scritto, subito indietreggiava, si nascondeva dietro gli altri. Spariva, si allontanava. Il gruppo si scioglieva come neve a contatto dell’acqua calda. L’uomo che Maddalena aveva riconosciuto come un seguace di Melitone, corse via come se avesse visto il diavolo.
Non passò molto tempo e non era rimasto più nessuno di quelli che l’avevano condotta lì.
Allora l’uomo smise di scrivere e si alzò. A passi lenti andò verso Maddalena. Tremava tutta. Aveva dimenticato il corpo percosso e ferito. L’uomo che le si avvicinava la impauriva. Le pareva che delle voci le gridassero in un orecchio: «Scappa anche tu! Nasconditi!» Ma non aveva la forza di sollevarsi da terra. Premette la testa contro le piastrelle del cortile. Era sicura che colui che le si avvicinava avrebbe scritto davanti a lei qualche parola terribile, capace di farla precipitare in un abisso.
L’uomo di chinò su di lei. Ella fissava i suoi piedi nei semplici sandali legati con un laccio. Al colmo dello spavento aspettava il fulmine.
Al suo posto udì una voce virile, profonda, inaspettatamente mite:
– Nessuno ti ha condannata?
Quella mitezza la spinse ad alzare la testa. Vide chino su di sé un volto pieno di comprensione, pietà e bontà. Ella non ricordava lo sguardo di suo padre, perché era morto quando era una bambina, ma sentiva che in quel modo poteva guardare soltanto un padre. I suoi occhi penetravano nell’intimo, bruciavano e confortavano. Erano come il fuoco che cauterizza una ferita e la guarisce.
– No, rabbi – disse. – Nessuno…
– Nemmeno io ti condannerò – e così dicendo si tolse il mantello dalle spalle e coprì il corpo insanguinato della donna. – Torna a casa, alla casa paterna…
Scoppiò in un pianto dirotto. Piangeva come mai le era successo nella vita. Aveva capito di essere stata salvata, aveva capito e nello stesso tempo si rendeva conto dell’enormità del male da lei commesso. Egli per lei non doveva scrivere nulla. Di lei sapeva tutto. Conosceva ogni suo peccato. E aveva cancellato tutto con una sola sua parola.
– Oh, Signore! – esclamò. – Oh, Signore, Signore!
Accostò la testa ai suoi piedi, vi premette sopra le labbra. – Oh, Signore! – ripeteva, non riuscendo a pronunciare nessun’altra parola.
Protese il dito con il quale poco prima aveva scritto i suoi tremendi moniti e toccò la fronte di Maddalena, dicendole:
– Va’ e non peccare più.
Le sembrava che con quelle parole il cielo le fosse piombato sulla testa. Non c’era vento, eppure aveva l’impressione che un potente turbine l’avesse colpita e le penetrasse nel corpo, nelle ossa, in ogni particella del suo essere. L’aveva fatta a pezzi e annientata. Ma era un vento misericordioso. Aveva ucciso e contemporaneamente restituito alla vita. L’aveva resa di nuovo quella di un tempo… Incredula sollevò la testa. Egli non era più vicino a lei. Si era allontanato, sedeva di nuovo sotto la colonna. Di nuovo parlava e la folla lo aveva circondato per ascoltarlo meglio.
Il mondo riprese l’aspetto che aveva prima. Il sole splendeva come sempre. Sentiva il brusio delle voci umane. Da qualche parte belavano le pecore, ragliavano gli asini e i cammelli. Tutto era come prima. Soltanto lei non era più quella che avevano trascinato lì…
Strisciò fino al punto in cui egli si era chinato, toccò con le labbra le pietre. Poi si alzò. Si avvolse nel mantello con cui egli l’aveva coperta. Lasciò il cortile.
(C) by Paolo Statuti