Magazine Cinema

Mariangela Melato (1941-2012)

Creato il 11 gennaio 2013 da Af68 @AntonioFalcone1
Mariangela Melato

Mariangela Melato

Certe notizie ti lasciano basito, controlli e ricontrolli tutte le fonti possibili e poi non puoi fare a meno d’arrenderti alla verità: Mariangela Melato, grande attrice teatrale e cinematografica, tra le mie preferite, poliedrica, ironica ed autoironica come poche (al momento mi vengono in mente solo Franca Valeri, Monica Vitti e Lella Costa), non è più tra noi … Sì, lo so, rischio la retorica, ma la commozione ha preso il sopravvento …

Ne ricorderò allora brevemente i trascorsi artistici, i suoi studi di pittura all’Accademia di Brera, i lavori come disegnatrice di manifesti e vetrinista così da poter pagare i corsi di recitazione tenuti da Esperia Sperani, per poi debuttare nel ’60 in Binario cieco di Terron, rappresentato al Teatro Stabile di Bolzano, una volta entrata nella compagnia di Fantasio Piccoli.
Da qui in poi il teatro diviene la sua emanazione naturale, tra eleganza innata e quella voce così particolare a creare un raffinato, apparente, distacco, e troverà conferma man mano in altre rappresentazioni (Settimo ruba un po’ meno e La colpa è sempre del diavolo, nel biennio ‘63-‘65, di e con Dario Fo o L’Orlando Furioso di Luca Ronconi, ‘68), arrivando sino ai giorni nostri, con caratterizzazioni sempre di grande impegno ed impatto scenico.

mm
Il cinema si accorse di lei a partire dal ’70 (Thomas e gli indemoniati, Pupi Avati) e come sul palcoscenico (Alleluia brava gente ’71, Garinei e Giovannini) riuscì a spaziare da ruoli prettamente drammatici (dall’ Elio Petri di La classe operaia va in paradiso, ‘71, e Todo modo, ‘76, a Figlio mio, infinitamente caro, ‘85, Valentino Orsini, passando per vari titoli), ad altri soffusi di toni ironici, venati anche da una certa malinconia, trovando, ad avviso di chi scrive, in Lina Wertmüller l’autrice capace di sfruttare al meglio questa sua alternanza, tradizionalmente propria del grande teatro, tra riso e toni più sfumati, che riusciva anche ad assecondare, sempre con l’abituale eleganza, il senso del grottesco proprio della regista.

melato
Difficile dimenticare in Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto, ’74, il duetto tra la sciura Raffaella e il marinaio Gennarino Carunchio (Giancarlo Giannini), siculo e in aggiunta comunista, trovatisi soli su un’isola deserta, con il secondo, sorta di novello Spartaco, a mettere in atto una sua personale rivendicazione sociale e a porre fine, almeno per il tempo della forzata convivenza, ad ogni differenza di classe, giusto per citare almeno un titolo rappresentativo della sua vasta filmografia (da ricordare Mimì metallurgico ferito nell’onore, ‘72, e Film d’amore e d’anarchia ,’73, sempre della Wertmülller, Oggetti smarriti, ‘79, e Segreti segreti, ‘85, di Giuseppe Bertolucci), senza appesantire col solito freddo elenco in odor di coccodrillo e che comprenderebbe anche una serie di titoli televisivi, ad ulteriore dimostrazione della sua grande duttilità.

Mi fermo qui, lascio, a me stesso e a voi che mi leggete, l’emozione del ricordo, magari andando con la mente a qualche scena delle pellicole citate ed evidenziando un unico, ma rilevante, rammarico, sempre nell’ottica di una felice smentita: attrici capaci di prenderne il testimone al momento nel nostro panorama culturale generale non se ne vedono. Non è uno sguardo retrivo, ma forse, una dolorosa constatazione, perché fascino “naturale” ed eleganza, scenica ma non solo, sembrano di questi tempi parole lontane, maledettamente lontane.
Ciao Mariangela, grazie.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :