Pubblicato il 12 giugno 2012 con Nessun Commento
L’abbiamo ammirata nell’intenso “Maternity Blues” (di Fabrizio Cattani), dove viene raccontato il dramma di madri che compiono l’infanticidio. Lei interpreta Vincenza, una donna dotata di una fede ricca di contraddizioni. Come si è preparata a interpretare un ruolo tanto sfaccettato e drammatico?
Come tutti i mezzi, entrambi hanno pregi e difetti.
Ho cercato di analizzare la psicologia del personaggio e la sua vita quotidiana, partendo dalla sua estrazione sociale e dalle scelte di vita fatte. E tutto ciò è un lavoro che avevo già iniziato in precedenza avendo interpretato lo stesso personaggio in teatro nel 2003. Poi con Fabrizio Cattani, regista del film, abbiamo visto dei video-intervista di alcune donne ricoverate all’OPG di Castiglion delle Stiviere per captarne meglio gli sguardi il modo di ricordare e le emozioni che potevano provare nel narrare l’accaduto. Devo dire che l’impatto emotivo con questo video è stato molto forte e mi ha aiutato molto ad entrare nei loro stati d’animo alternati, a volte confusi e comunque sospesi fra il ricordare oggettivamente e maniera distaccata le azioni compiute. Poi mi sono documentata molto su testi che trattano il tema della depressione post-partum, e da li ho iniziato un mio percorso introspettivo per scoprire fra i dolori personali del passato e gli antichi sensi di colpa quali fra questi potessero dar anima ad un personaggio materno duro e alo stesso tempo dolce, con tanta fede e proprio per questo non disposto a giustificare in nessun modo l’atto compiuto tanto da arrivare al suicidio. Suicidio che -premetto- secondo me è l’unico atto di amore che riesce a compiere verso se stessa, perché per lei fortemente credente è semplicemente un trapasso a miglior vita dove il suo Dio clemente e compassionevole la riunirà al figlio tanto amato.
Nel mito greco, Medea compie l’infanticidio per impartire una tragica punizione al marito colpevole di averla abbandonata e tradita. Le madri di oggi ritratte in “Maternity Blues” chi vogliono punire?
Secondo me principalmente se stesse, sono donne piene di un amore malato verso se stesse.
Il figlio nel proprio inconscio viene visto in quel momento come un prolungamento della propria parte malata.
Quale film visto di recente le è piaciuto in particolar modo?
“QUASI AMICI” di Olivier Nakache ed Eric Toledano
L’abbiamo vista in fiction di successo come “Don Matteo”, “Carabinieri” o “Ho sposato uno sbirro”. Dal punto di vista professionale e umano come ricorda queste esperienze televisive?
Ho di tutte un bellissimo ricordo sia professionale che umano, difficilmente mi son trovata a disagio su un set per l’armonia con il tutto è il fondamento di ogni buon lavoro.
E’ stata diretta dal regista Andrea Manni nel film tv “Crimini 2-Bestie”, in cui è stata messa in scena una storia inquietante dove non è mancata una velata denuncia sociale nei confronti di chi non rispetta l’ambiente e il proprio territorio. Si è fatta una sua opinione in merito alla questione ambientale italiana?
Secondo me se tutti capissimo che la natura, cosi come gli essere umani, sono il tutto di una stessa energia viva e in continuo mutamento dove tutto è interconnesso, riusciremmo a vivere in un mondo diverso, dove il rispetto reciproco sarebbe il fondamento della vita. E non ci sarebbe una questione ambientale o umana da discutere, perché sarebbe solo VITA da rispettare ed armonizzare.
Con quale attore o regista del passato le sarebbe piaciuto lavorare?
Sicuramente con Fellini e De Sica, attori ce ne sono diversi… per rimanere in Italia la Magnani, una per tutte.
Ha recitato con Carlo Verdone in “Grande, grosso e Verdone” e in “Ma che colpa abbiamo noi”.
Le commedie di Carlo Verdone riscuotono sempre un grande successo di pubblico, eppure lo stesso Verdone ha recentemente manifestato un pò di stanchezza rispetto ai soliti ruoli divertenti e brillanti. Le è mai successo di sentirsi professionalmente ingabbiata in qualche cliché?
In Italia si corre questo rischio specie con i registi a volte poco lungimiranti nel vedere l’ecletticità di un attore. In questo mi sento molto di formazione americana. In America un attore può definirsi tale solo se capace di misurarsi in ruoli diversi fra loro. E direi che è la cosa che mi affascina di più in questo mestiere.
A teatro ha affiancato due grandissime attrici del ‘900: Alida Valli in “Così è se vi pare” e Paola Borboni in “Il berretto a sonagli”, entrambe opere di L. Pirandello dirette dal Maestro Bolognini.
Quali sono i principali insegnamenti trasmessi da queste straordinarie artiste?
Oltre una grande professionalità presente in entrambe, direi per la Valli grande umiltà, magnetismo e profondità umana ed interpretativa. Per la Borboni grande autoironia ed estrosità sia nella vita che in palcoscenico.
Nel corso della sua professione ha avuto modo di conoscere cinema, teatro e tv. Dove si sente più a suo agio e perché?
Sicuramente nel cinema, ti permette in maniera piu naturale e vera di far arrivare un’emozione o intenzione attraverso anche solo uno sguardo o un piccolo gesto, vivi il personaggio nella sua naturalezza fisica ed emotiva, e poi rispetto alla televisione a dei tempi meno stressanti.
Progetti in cantiere?
Al momento mi trovo sul set di “Rosso S. Valentino” una fiction Rai, in previsione ce ne sono altre due in preparazione ed un film in Costume su Macchiavelli per la regia di Lorenzo Raveggi.
Un ringraziamento a Katya Marletta Press Agent.
di Angela Laurino