Mark Twain va frequentato da piccoli (Huck Finn e Tom Sawyer), e apprezzato anche da adulti con libri come questo. In cerca di guai ci riporta ai giorni della scoperta della frontiera americana, all’epopea del West, tra i coyote e i cercatori d’oro, le stazioni di posta e le diligenze, i pistoleri e i mormoni. Fu la voglia di accompagnare il fratello Orion, nominato Segretario del Territorio del Nevada a fare da spunto a questo fantastico resoconto di quella stagione vissuta dallo scrittore, un libro felicissimo pieno di quell’umorismo che lo distingueva!
Mark Twain, In cerca di guai, Adelphi
Nel 1861 Mark Twain parte per il Far West al seguito del fratello Orion, nominato Segretario del Territorio del Nevada. Dopo ventun giorni di diligenza, in mezzo a paesaggi stupefacenti popolati di pistoleri, mormoni, pony express, indiani ante-beatificazione e resti di carovane, contagiato dalla febbre dell’argento si getta per un anno nella vita grama del cercatore, diventa milionario per una settimana e approda infine, per fame, a quelle corrispondenze per i giornali che gli daranno la celebrità. Questa è, in grezza telegrafia da terre di frontiera, la materia di In cerca di guai. Ed è come se Huckleberry Finn, finalmente e a malincuore cresciuto, avesse deciso di insediarsi nel Far West come nella terra a lui più affine: sufficientemente movimentata per offrirgli avventure e occasioni di attaccare briga, ma anche remota quanto basta per proteggere la sua inesausta inventiva di fanfarone. Come sempre candido e scaltro, trascinante umorista e infiammato fustigatore, Mark Twain irride ogni cosa, dal governo centrale ai coyote, e ci offre una sequenza di settantanove capitoli che sono ciascuno un piccolo romanzo, con la prodigalità di un giocatore di roulette che per una volta è uscito dalla bisca senza farsi ripulire. Ogni capitolo è una chiacchierata intorno al fuoco – e la somma di queste chiacchiere è un’epopea. Twain ride per sopravvivere, e far sopravvivere, in mezzo agli orrori e allo splendore del West. E alla fine ci consegna uno di quei rari libri che divertono in qualsiasi punto li si apra – e dove ancora circola, pungente, il profumo selvatico dell’America.
In cerca di guai apparve per la prima volta nel 1872.
Samuel Langhorn Clemens (in arte Mark Twain) è nato il 30 novembre 1835 in un villaggio del Missouri. Nel 1847, alla morte del padre, comincia a lavorare come apprendista tipografo, rispondendo ad un annuncio della Gazette di Hannibal (Missouri). Continua a fare questo mestiere fino al 1857, spostandosi in varie città (New York, Philadelphia, Washington, St.Louis, Cincinnati).
Nel 1856 diventa pilota di battelli lungo il Mississippi; ricaverà il proprio pseudonimo da quest’esperienza (il grido “mark twain”, che significa “segna due tacche nella pertica”).
Nel 1861, allo scoppio della Guerra Civile, si arruola nell’esercito confederato. Dopo due settimane di vita militare, parte per il Nevada, dove si trasforma in cercatore d’oro; ma senza successo.
Alla fine di questo periodo, comincia a scrivere per i giornali tenendo rubriche umoristiche. Ottiene notevole popolarità ed inizia una lunga serie di giri di conferenze che lo porterà anche in Europa, dove conoscerà la futura moglie. Si trasferisce poi nel Connecticut dove inizierà una frenetica attività di scrittore che lo porterà a scrivere alcune delle opere più importanti della letteratura americana.
Nel 1891 si trasferisce a New York, dove prova a fondare una casa editrice. L’esperienza fallimentare lo porterà a riprendere i suoi giri di conferenze. Gli ultimi anni sono segnati da un pessimismo crescente e da racconti e pamphlet satirici e desolati. Tra 1906 e 1908 detta la sua autobiografia. Muore il 21 Aprile del 1910.