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Marlane, la fabbrica dei veleni. Marzotto Spa accusata di disastro doloso. Si torna in aula il 30 marzo.

Creato il 13 marzo 2012 da Nottecriminale9 @NotteCriminale

di Mariangela Maritato 
Marlane, la fabbrica dei veleni.  Marzotto Spa accusata di disastro doloso. Si torna in aula il 30 marzo.Era il 1958. A Praia a Mare, cittadina sul mar Tirreno in provincia di Cosenza, quella fabbrica voleva dire sviluppo, crescita economica e sociale. Riscatto dalla miseria. Oggi è un nome che evoca una corsa contro il tempo. 
Il dramma umano e la morte di circa 100 persone. Marlane, la fabbrica dei veleni. L’ex stabilimento tessile di proprietà della Marzotto Spa, nota azienda veneta che ha chiuso i battenti nel 2004 per delocalizzazione. 
Nel processo gli imputati sono attualmente tredici, tra cui spicca il gotha della società Pietro Marzotto, 75 anni, di Valdagno (Vicenza) e l’ex amministratore delegato Silvano Storer (66 anni) di Mogliano Veneto (Treviso). 
Non mancano all’appello – il 30 marzo prossimo si torna in aula per le ultime questioni preliminari mentre l’inizio del dibattimento è atteso per aprile - alcuni dirigenti territoriali della ditta che hanno in seguito intrapreso la strada della politica, accusati a vario titolo di disastro doloso, omissione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro, omicidio colposo e lesioni colpose. 
Si tratta di Antonio Favrin (74 anni) di Oderzo (Treviso); Jean De Jaegher (75 anni) di Verviers (Belgio), Carlo Lomonaco (66 anni), attuale sindaco di Praia a Mare; Attlio Rausse (65 anni) di Valdagno (Vicenza); Lorenzo Bosetti, 73 anni, di Rivoli (Torino); Vincenzo Benincasa, 67 anni, di Gimigliano (Catanzaro); Salvatore Cristallino, 64 anni, di Sapri (Salerno); Ivo Comegna (61 anni) di Napoli; Giuseppe Ferrari, 79 anni, di Laces (Bolzano); Lamberto Priori, 86 anni, di Bologna; Ernesto Emilio Fugazzola, 74 anni, di Milano. 
L’iter processuale è stato segnato da slittamenti continui che hanno costretto il Tribunale di Paola ad ordinare, lo scorso 31 dicembre, che tutte le comunicazioni di avvenuta notifica venissero spedite per telegramma. Dopo l’ultimo rinvio dovuto a uno sciopero deli avvocati, il prossimo 30 marzo si dovrà procedere alla verifica di uno degli aspetti maggiormente discussi: quello della competenza territoriale. Il collegio difensivo ritiene infatti che il Tribunale che deve esprimersi sui danni ambientali prodotti dalla fabbrica, centinaia di operai scomparsi dopo lunghe e sofferte malattie neoplasiche, sia quello di Vicenza, sede della società Marzotto, erede diretta della Manifattura Lane Gaetano Marzotto e figli Spa, meglio nota come Marlane. 
Marlane, la fabbrica dei veleni.  Marzotto Spa accusata di disastro doloso. Si torna in aula il 30 marzo. L’altra questione che verrà affrontata è quella inerente alle costituzioni di parte civile. Si attende quindi ad aprile il dibattimento contro i 13 imputati. Alla sbarra ci sono quelli che all’epoca erano i dirigenti locali dell’azienda e il gotha del gruppo che a metà del Novecento decise di espandersi anche nel Sud Italia. Nessuno poteva immaginare che negli anni successivi molti lavoratori avrebbero iniziato ad ammalarsi gravemente. Polmoni e altri organi devastati da patologie senza pietà. 
L’inchiesta della Procura di Paola, che tra gli anni Novanta e Duemila aveva chiesto l’archiviazione del caso, si basa proprio su quest’altissima incidenza tumorale. L’accusa, guidata oggi dai pm Roberta Carotenuto e Linda Gambassi, e le numerose parti civili difese da un collegio guidato dall’avvocato Lucio Conte, ritengono infatti che quei decessi siano causati dalle sostanze tossiche inalate all’interno della fabbrica, in particolare nel reparto tintoria, dove venivano preparati composti chimici all’interno di enormi bollitori. Lo scorso 8 marzo il Segretario generale della Cgil Pollino Sibaritide Tirreno Angelo Sposato ha incontrato assieme ai dirigenti della CGIL dell'Alto Tirreno Cosentino una delegazione di lavoratori della Ex fabbrica della morte. 
Un incontro per discutere con alcune rappresentanze dei lavoratori dell'avvenuta costituzione di parte civile della CGIL a tutti i livelli dell'organizzazione compresa quella territoriale nel processo in corso presso il tribunale di Paola. 
La richiesta è che la Procura della repubblica di Paola ponga in essere ogni iniziativa utile a velocizzare l'iter processuale al fine di evitare il rischio concreto della prescrizione a partire dalla prossima udienza in nome del diritto alla giustizia dei lavoratori deceduti, delle loro famiglie e dei cittadini che chiedono di conoscere la verità su quello che è avvenuto nel sito industriale e nel territorio. Si chiama in causa la responsabilità sociale del gruppo Marzotto per rilanciare immediatamente una campagna per la bonifica del sito e del territorio e per una nuova politica di investimenti sostenibili. 
"Nell’aula del tribunale di Paola – denuncia la Cgil - assistiamo ogni volta alla passerella di cinquanta e più avvocati – se ne è aggiunta un’altra mezza dozzina – tutti intenti a recitare un copione forse già scritto. Assistiamo alle solite incorrette notifiche ai responsabili civili nonché agli enti e alle istituzioni trascinati in causa quali l’ENI - già proprietaria dell’azienda con la Lanerossi - e la Presidenza del Consiglio che ha censurato la liceità della convocazione non essendo stata inoltrata a persona dalla certa identificazione. 
Marlane, la fabbrica dei veleni.  Marzotto Spa accusata di disastro doloso. Si torna in aula il 30 marzo.Ed il balletto continua tra ricerche via Web sul sito delle Poste per verificare l’avvenuto inoltro con relativa consegna delle notifiche ". Sono proprio i numerosi familiari delle vittime a protestare fuori dal Tribunale, armati di striscioni e indignazioni, durante ogni udienza. Pretendono che la vicenda non venga risucchiata nel buco nero dei cavilli burocratico-giudiziari. 
Una corsa contro il tempo e contro il rischio di prescrizione dei reati commessi. Molti dei singoli capi d’imputazione per omicidio colposo sono infatti già caduti (ne restano in piedi una quindicina) perché prescritti. Ma la contestazione di reato di disastro doloso resta. Ravvisato nel 2004, la prescrizione per quest’ultimo sopraggiunge dopo 15 anni. E mentre il “carrozzone” tenta di avviarsi la gente muore. L’ultimo decesso lo scorso Natale per tumore al cavo orale. 
La vittima aveva 55 anni ed aveva lavorato per lunghi anni in filatura pettinata. Dopo la dismissione di questo comparto, avvenuta nel ’96, era stato trasferito in tessitura. Il suo nome era Biagio ed era stato assunto in seguito al decesso del padre già addetto al carbonizzo con il triste primato di essere stato la prima vittima della Marlane. Padre e figlio accomunati dallo stesso destino mentre in tribunale si disserta e la giustizia si ammutina.

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