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Massima dose tollerata

Da La Palermo Vegetariana

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Abbiamo sempre portato avanti la scelta vegan soprattutto veicolando informazioni sulla natura e sulla qualità degli alimenti.
Abbiamo sempre incoraggiato i nostri iscritti a sperimentare nuovi sapori, creando e divulgando ricette originali ideate da noi stessi, consapevoli del fatto che un nuovo stile di vita comincia dalla spesa che si fa ogni giorno.
Ma sappiamo bene che il motore di questa nostra scelta è stato sostanzialmente etico.

Ogni anno milioni di animali non umani vengono sacrificati, sia a scopo alimentare, sia per la sperimentazione animale.

Ratti, conigli, cani, gatti ed altri mammiferi, nei laboratori subiscono avvelenamenti con sostanze chimiche, farmaci e cosmetici compresi, induzione di malattie artificiali di ogni genere, esperimenti al cervello esperimenti sul dolore e molto altro.

Di questo tratta il film “Massima dose tollerata”,uscito nel 2012, diretto da Karol Orzechowski e proiettato il 23 gennaio nei locali dell’associazione “Colori di luce”che ha messo i locali a disposizione gratuitamente.

Ad organizzare l’incontro è stato il “LAB” Laboratorio Antispecista.
Nonostante i sottotitoli, il film non stanca, ed ha il pregio di mandare un messaggio forte, senza esser troppo cruento.
Niente immagini “splatter” né sangue a go go, ma immagini di animali negli stabulari o scene di cattura di macachi in Cambogia (per la cronaca: 261.183 macachi catturati vivi tra il 2004 e il 2006).
Lo sguardo disperato di una scimmietta catturata ed riposta con malagrazia in un sacco di rete può dire molto di più di immagini cruente.

Il film comincia con una breve storia della vivisezione a partire da sec. XIX,con foto d’epoca, illuminante per chi si avvicina per la prima volta a questo tipo di argomento.
Il filo conduttore del film sono però le testimonianze di alcuni ricercatori pentiti, e questo ci riporta al titolo, che ha un doppio senso: la massima dose tollerata dagli animali, come si sa, è una comparazione tra la quantità di un agente che genere l’effetto terapeutico desiderato, e la quantità del medesimo agente che provoca la morte dell’animale.
Ma è anche la quantità di dolore sofferenza e morte che hanno potuto sopportare questi ricercatori prima di pentirsi.
Perché di solito, l’internauta ignorante che comincia ad esplorare il mondo oscuro della vivisezione presto si chiede:
“Ma come fanno gli scienziati a non avere pietà degli animali sui quali lavorano?”
Le risposte sono tante, e rivelano diverse varietà di “grigio”.
Molti sperimentatori innanzitutto lavorano direttamente sui tessuti.
Esempio: si sta sperimentando una cura per un certo tipo di cancro.
Il laboratorio interessato farà ammalare appositamente gli animali, preleverà i loro tessuti (da animali vivi o morti), e li spedirà al laboratorio di ricerca.
Tutti gli scienziati vengono invitati a visitare gli stabulari da dove proviene il loro materiale di ricerca, ma mai nessuno accetta.
Si attua un processo di rimozione tipico di chi non vuole vedere la realtà. La stessa cosa succede, per esempio, quando il consumatore compra
una bistecca ben confezionata nella plastica e non pensa all’animale vivo che era.
Ci sono poi scienziati che mettono limiti.
Nella prima parte del film si parla di ratti e topi, e scopriamo che molti scienziati dichiarano di non avere problemi a lavorare sui topi, ma non lavorerebbero mai sulle scimmie, perché troppo simili a noi. E, a proposito dei ratti veniamo a scoprire che nel 2010, solo negli USA sono stati usati per la sperimentazione quasi 10 milioni di ratti. Sono cifre impressionanti.
Anche i cani pongono dei problemi morali, ovviamente. Uno degli scienziati pentiti lasciò il suo impiego di ricercatore perché doveva lavorare con del beagles.
A casa aveva due cani che amava come figli, e al lavoro doveva torturare e uccidere altri cani, finché si chiese cosa avevano questi cani di diverso dai suoi. La definì “una “contraddizione cognitiva”.
E così lasciò il programma di ricerca, come molti altri che, stando a contatto quotidianamente con gli animali, si rendono conto che sono individui che hanno una personalità.

Al film è seguito un interessante dibattito, che è cominciato cercando la risposta alla domanda: “Chi o cos’è un animale?”
La domanda successiva ovviamente non può essere che la seguente: “E’ proprio necessario eseguire questi esperimenti?”
E’ stato quasi commovente quando una signora piuttosto anziana, che per la prima volta si interessava a questo tipo di argomenti, ha detto:
“Ma se per vivere qualche anno in più devono venire torturati e uccisi tanti animali, allora io preferisco vivere meno”
Sarebbe bastato solo questo per dare un senso all’evento.

Per saperne di più contattare il Laboratorio Antispecista LAB http://www.laboratorioantispecista.org/contatti/


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