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Matteo Renzi il nuovo che arretra

Creato il 15 dicembre 2011 da Chiosaluxemburg @ChiosaLuxemburg
Matteo Renzi il nuovo che arretra
Oggi sono entrato in libreria e mi sono imbattuto nel libro di Matteo Renzi. Mmmmm…il linguaggio è troppo formale. Ci riprovo. Oggi entro in libreria e non mi ti trovo davanti quell’Obama bianco di Matteo Renzi sulla copertina di un libro? Dovrebbe andare meglio. Posso fare di più. Stavo in libreria con i Muse sparati nell’I-POD e mi si slucchetta un hashtag sapevatelo,chiocciola.rottamazione. It. Boh…forse ce l’ho fatta. Però mi sa che lui è meglio; eh si, Renzi è addirittura più giovane di me; ma non tanto per questioni anagrafiche. Renzi è più giovane dentro. Dentro al libro. Fuori dal libro non lo conosco, ma l’impressione è che sia tanto, ma tanto vecchio. Il suo modo di porsi è  furbo, da politicante consumato  sfascista del terzo millennio. Il suo post-politichese è sciropposo e finto come una parrucca, i suoi proclami simil post da facebook sono stucchevoli, il suo modo di presentare gli argomenti è brodaglia da autobus-misto- bar scolata all’una del pomeriggio.
Ma vediamo per bene chi è Renzi, il nuovo che arretra.
Il libro che mi trovo davanti si chiama Fuori, c’è il faccione di Renzi su sfondo giallo, e lo trovo per caso dopo aver già messo sotto l’ascella Il sarto di Ulm  di Lucio magri, e dopo essermi spulciato in lungo e in largo tutti gli scaffali della sezione “politica”. Devo dire che era posizionato abbastanza in basso. Lo compro? A 17 euro e 50 proprio no, ma la tentazione di leggerlo rapidamente è forte. Mi siedo su una delle due poltroncine nere che la libreria mette gentilmente a disposizione,  e in poco più di tre ore ne vengo a capo.
Riassumiamo. La quarta di  copertina recita: “ contro i soliti noti, tromboni e trombati. Contro una classe politica che ha sprecato la propria opportunità di cambiare le cose”.  Vediamo un po’ questo strombone strombato dove ci vuole portare. “Oggi è il sindaco più amato d’Italia. Ora vuole darsi da fare per tirare il paese fuori dal pantano in cui l’ha cacciato una politica vecchia e asfittica”. E giù i capitoli.
“A viso aperto”. Si parla dei laboratori e di quando Obama venne a visitare Firenze. Renzi gli disse: “ c’abbiamo pure il David, non solo i ristoranti migliori del mondo”. Come primo capitolo sembrerebbe abbastanza anonimo. Ma poi c’è subito “Il rischio”. Qui Renzi ci parla della sua sfida: la scelta di non restare “pollo di batteria” e di candidarsi a sindaco. E vai con il linguaggio berlusconiano e i paralleli calcistici: “ Dovevo farla finita con la tattica e buttare in campo il cuore”. E ancora “ catenaccio o calcio champagne?” E poi ci dice “ ho imparato l’inno di Mameli guardando le partite di calcio”. Facciamo tutti insieme la ola per il sindaco che ha fatto anche l’arbitro? (lo specifica in un altro capitolo). Seguiamolo invece ancora nelle peripezie de “Il rischio”.   Qui si crea una tensione da western alla Sergio leone: “ Ma io avevo già scelto e sapevo di non essere solo, come ripeteva il CD di Fango (sic) di JOVANOTTI. Salii sul palco. Cambiò la colonna sonora, toccava a Viva la vida dei Coldplay seguita da Jason Mraz e i Muse. Annunciai che ero pronto al rischio”.
 Quindi è il momento di “Cambiare”. Questo è il capitolo dedicato ai gggiovani. Ci sono tutte le cosette che servono a cambiare. Le nomina proprio tutte tutte: New media, Youtube, facebook, Twitter, i Simpson, e li confronta con “ il mio vecchio Nokia”. Eccoci giunti a “4 Tabù”. Qual è il primo? “ Il sindacato ha sempre ragione…BALLA, BALLA SPAZIALE”…segue l’elogio di Marchionne. Ed eccoci finalmente al cuore del bestseller: Il capitolo intitolato “ I valori scout”. “ A farmi avvicinare ai valori della politica ha contribuito molto anche l’esperienza scout…anni di scoutismo mi hanno insegnato ad assumermi le mie responsabilità”. Ne “Il rottamatore” invece tesse le lodi della generazione dei trentenni come lui. E via con Zuckenberg (gli piacerebbe), Brin e Page ecc. Poi arriva un aneddoto straordinario. La mamma da piccolo gli raccontava la storia di quel ministro americano che per far entrare un nero in un’università di bianchi che non lo volevano, mobilitò l’esercito: proprio come “ Goldrake contro i mostri lanciati da vega! “, pensò il piccolo Matteo. A questo punto mi ricollego ad alcune considerazioni colte di Roland Barthes raccolte in miti D’oggi, il celebre saggio del 1957 (scusate se il salto vi sembrerà alquanto vertiginoso e traumatico): “ certi candidati ornano il volantino elettorale di una loro fotografia (…) prima di tutto, l’effige del candidato stabilisce un legame personale fra questo e gli elettori; il candidato non dà a giudicare solo un programma, propone un clima fisico, un insieme di scelte quotidiane espresse in una morfologia, una posa (...) nella misura in cui la fotografia è ellissi del linguaggio e condensazione di tutta una ineffabilità sociale, essa costituisce un’arma anti-intellettuale, tende a schivare la politica (cioè un corpo di problemi e di soluzioni) a vantaggio di un modo di essere”.
E qui Barthes fa riferimento al Poujadismo (Poujade alla televisione: “guardatemi, sono come voi”). Ora non mi sento di paragonare Renzi addirittura a Poujade, eppure il linguaggio del sindaco fiorentino ricorda molto quel modo di relazionarsi al suo elettorato. Eccone la prova definitiva: “ diamo vita ad un festival delle idee che preferisce la banda larga al ponte sullo stretto…una rivoluzione del linguaggio che porta a spiegare berlusconismo e anti-berlusconismo con i fumetti di Willy il coyote”…giuro che non sto scherzando; sono parole contenute nel libro fuori, il quale continua con una serie di citazioni da Bono Vox (il vero eroe di Renzi), Battisti, Clint Eastwood, Jose Mourinho, l’immancabile Steve Jobs, Pierluigi Collina e dulcis in fundo Ilary Blasi (tutti noti eroi della storia recente e passata della sinistra mondiale).  
Nel capitolo “domani”, Renzi rimprovera il direttore generale dell' università Luiss Guido Carli  di Roma Pierluigi Celli, per aver detto al figlio: “scappa dall’Italia”; non è un messaggio educativo – sostiene il sindaco di Firenze; ma gli sarà venuto in mente che fra le altre cose il figlio di Celli scappando dall’italia, si salverebbe anche da Renzi?

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