Matteo Renzi è ufficialmente il nuovo segretario nazionale del Partito Democratico. L’annuncio è stato dato ufficialmente stamattina nel corso della prima riunione dell’assemblea nazionale democratica. Prima riunioni che cerca fin da subito di dare un messaggio forte di unità e di condivisione di intenti, forte della grande maggioranza della fronda genziana, che ha letteralmente appiattito quella che una volta era la maggioranza del partito e che ora potrà esprimersi con un incarico di unità come quello della presidenza del partito, offerta da Renzi a Gianni Cuperlo e accettata da quest’ultimo dopo qualche tentennamento.
L’assemblea nazionale è iniziata con la presenza in prima fila di Guglielmo Epifani, segretario traghettatore dopo l’addio di Pierluigi Bersani e ora pronto al passaggio di consegne al nuovo segretario eletto. Segretario che si trova proprio accanto al premier Enrico Letta, che non avrebbe potuto mancare questa occasione per cercare di ribadire il forte sentimento di unità e condivisione tra i due, ora messo in discussione giorno per giorno dall’accresciuto peso del Pd e delle posizioni forti di Renzi all’interno del Governo.
Ed è proprio l’intervento di Letta a cercare di creare questa condivisione, a partire dalla famiglia comune, quella di un Partito Democratico che, secondo il premier, è divenuto “il baricentro, il pilastro della democrazia”. “Venendo qui stamattina, mi è venuta in mente l’immagine più dura della nostra storia recente: il 18-19 aprile quando in una sala buia e trista non abbiamo trovato la soluzione per far uscire il Parlamento dall’impasse sulla presidenza della Repubblica. Mi ha ricordato il film Habemus Papam quando davanti alla rinuncia tutti si perdono”. Parole forti, che testimoniano l’accresciuta volontà del premier di non ripetere gli errori passati e di blindare il governo attraverso un vero e proprio gioco di squadra con il neo segretario: “Sono convinto che l’Italia ce la farà se il Pd ce la farà. E soprattutto, uniti non ci batte nessuno”, ha poi aggiunto il presidente del consiglio.
Nell’atteso intervento di Matteo Renzi, si colgono le medesime note, soprattutto in riferimento all’offerta della presidenza democratica a Gianni Cuperlo, che non deve essere letta come un “do ut des”, ma come “il tentativo di un partito che non solo ha indicato la strada, ma in cui insieme si è più forti”.
Per quanto riguarda i rapporti con il presidente del consiglio, Renzi cerca di far intravvedere il destino comune, perché “al centro non c’è il destino personale di uno o dell’altro, abbiamo sulle spalle la responsabilità dell’Italia”. Sulle sue proposte e sul modo in cui le porrà, Renzi toglie ogni dubbio asserendo che “quello che penso io, lo dico in faccia e l’unico modo per uccidere i retroscenisti è utilizzare lo stesso linguaggio fuori e dentro”.