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Matteo Renzi: tutti gli uomini dell’inconcludente

Creato il 12 settembre 2014 da Postik @postikitalia

Dopo mesi di confusione gli sbiaditi colori della politica italiana si stanno miseramente definendo.

L’avvento di Renzi è stato un terremoto anti ideologico; in fondo Matteo è  impossibile da collocare, ricorda un po’  la maggioranza degli italiani nei periodi elettorali; quella corposa fetta di indecisi che non è né di destra e né di sinistra, ma solo fino a quando non riesce a vendere al miglior offerente il proprio voto.

Matteo è solo lo specchio di tutto questo, è il povero risultato di quel fenomeno che viene chiamato, con un ottimistico eccesso di condiscendenza statisco-sociologica, crisi dei valori e delle idee, ma che sarebbe più giusto definire “mercimonio dei valori”.

Lo stesso Renzi tentenna nel collocarsi, perché sotto sotto gli conviene: è troppo trasversale e impelagato per compromettersi, e per questo nicchia con una sorniona e finta irriverenza che tracima spesso nell’immotivata presunzione.  Troppi vantano crediti nei suoi confronti, il suo posto è costato un prezzo troppo alto, e il suo ego – per quanto mistericamente sconfinato – non ha le tasche così profonde.

Ma se Renzi fa lo gnorri nello schierarsi non ci sono problemi! Ci pensano i suoi insospettabili sostenitori a cucirgli un bel vestito ideologico su misura.

Pochi giorni fa Roberto Saviano lo attacca dalle pagine de l’Espresso, definendolo come l’ennesima e ridicola comparsa dell’infinita e triste saga commedia all’italiana,  - quella patetica pantomima ventennale che non fa ridere per niente e che mette in ginocchio un paese -, un primo ministro che in tempi di deflazione regala gelati ai giornalisti nel piazzale di palazzo Chigi per rispondere in modo infantile ai gufi de l’Economist in effetti non è un campione di serietà, ma il premier non batte ciglio, perché c’è chi lo ha difeso al suo posto.

E in effetti subito si è alzata l’imponente voce di un agguerrito apologeta, di una figura sempre pronta a correre in difesa del più forte, e questa voce fuoriesce come un anatema dall’inconfondibile ugola di Renato Brunetta. Sì, proprio lui, il capogruppo di Forza Italia alla camera. Chi se non lui poteva difendere il segretario del Partito Democratico nonché presidente del consiglio? E’ logico no? Da che è mondo è mondo sono le opposizioni a difendere le maggioranze!

Il mancato premio Nobel ha abbandonato tutto e tutti per correre in aiuto del suo avversario: ha lasciato incustodita la pentola d’oro ai piedi dell’arcobaleno per poter rispondere con le rime a Saviano, definendolo un nostalgico poveraccio, un triste sopravvissuto dell’oramai defunto comunismo radical chic!

Ma  tra le fila dei renziani convinti è precipitato rovinosamente anche Giuliano Ferrara – enorme e molliccia meteora dedita allo spregiudicato peripatetismo, sempre pronta ad accorrere ovunque si annidi un buon protettore!

La lingua del direttore del Foglio si è servilmente srotolata come un tappeto rosso ai piedi dello “Scout della Provvidenza” – così lo ha definito -, il solo e unico erede di Silvio, lo scudo crociato che proteggerà l’indifesa classe politica della volgare e violenta calata dei giudici manettari e giustizialisti.

Ora è definitivo, non ci sono più dubbi: la roba sulla scrivania di Ferrara in quel triste e famoso video non era borotalco! L’elefantino non barava.

Ma ciò che davvero fa impressione non è il fatto che berlusconiani convinti si siano votati senza batter ciglio al renzismo più spinto e infantile, ma che tutto questo non generi stupore o produca scandalizzata meraviglia. Tutto sembra quasi naturale, come se in fondo c’era da aspettarselo. Nulla di ciò che accade – per quanto nauseante – sembra coglierci di sorpresa. Ed è questo preoccupante aspetto della faccenda a terrorizzare davvero!

Aveva ragione Benigni in Johnny stecchino: “qui è tutto un magna magna” e a giudicare Ferrara la tavola è sempre abbondante! Dall’Unto al Bisunto!

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