Magazine Basket

Meglio evitare gli Indiana Pacers ai playoff

Creato il 14 aprile 2013 da Basketcaffe @basketcaffe

Un mix di gioventù, esperienza, atletismo, centimetri, tiro e cattiveria. Questo sono gli Indiana Pacers 2013 plasmati da un ottimo staff dirigenziale (è tornato Donnie Walsh) e guidati da un coach giovane ma con grandi capacità come Frank Vogel. Se lo scorso anno la loro corsa si era fermata al secondo turno di playoff contro i Miami Heat in quella che è stata una vera e propria battaglia, trovandosi anche con il match point sulla racchetta, prima che LeBron James in spogliatoio nell’intervallo di gara 4 cambiasse la storia della sua squadra, quest’anno George e compagni vogliono provare a fare il salto di qualità e raggiungere quanto meno la Finale di Conference. Per farlo però molto probabilmente sarà necessario superare gli Heat visto che con gli ultimi risultati negativi (e la striscia vincente dei Knicks) la corsa alla seconda piazza è sfumata.

I Pacers hanno mostrato di essere più solidi di quelli della scorsa stagione, intanto resistendo all’infortunio di Danny Granger che l’ha tenuto fuori praticamente tutta la stagione (qualche settimana fa si è ri-operato al ginocchio), poi mantenendo il nucleo che lo scorso anno aveva fatto bene, trattenendo in estate Roy Hibbert dandogli un contratto importante, ma anche investendo del ruolo di Stella Paul George, vera e propria rivelazione tanto da meritarsi anche la convocazione per l’All-Star Game. Con loro due ci sono David West e George Hill due leader più “oscuri” che però sul campo hanno vocalità e colpi che li mettono spesso in risalto per importanza. La panchina poi è valida con l’energia portata dai vari Hansbrough, Mahinmi, Johnson, Young, Augustin che sopperiscono all’assenza dei titolari e in difesa non fanno mancare il loro apporto (anche se in attacco si fa fatica).

Ed è la propria metà campo quella che fa la differenza per Indiana: secondi per punti concessi agli avversari (90.5), primi per percentuale dal campo (41.9%) e percentuale da tre punti (32.5%), terzi per assist lasciati agli avversari (19.3 a partita). Insomma se è vero il detto che gli attacchi fanno vendere i biglietti mentre le difese fanno vincere i Titoli, Vogel e la sua squadra sono sulla buona strada. Uno degli artefici di questi risultati in difesa, poi, è sicuramente Lance Stephenson, un vero e proprio prodotto del coach dei Pacers che ha preso un giocatore con un talento offensivo e un atletismo incredibile, cresciuto nei campetti newyorkesi, ma con una testa non proprio adatta al salto nella NBA, e l’ha trasformato in un mastino in grado di seguire le guardie avversarie, giocando sia di fisico sia di rapidità. Tanto per capire il buon lavoro fatto dallo staff tecnico dei Pacers, basta pensare che Stephenson da rookie ha giocato 12 partite, lo scorso anno 42 e 10.5 minuti di media, mentre quest’anno è un titolare fisso e sta in campo 29.2 minuti, segnando 8.6 punti con il 45.6% dal campo. Una vera e propria trasformazione per un giocatore che da 40esima scelta assoluta risulta un grandissimo tesoro per una franchigia, anche dal punto di vista salariale.

Il secondo posto a Est è stato perso, ma questa squadra sarà comunque un ostacolo difficilissimo per chiunque la troverà ai playoff.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :