Qualche giorno fa, dalle pagine del Corriere della Sera, il critico letterario Pietro Citati ha sollevato un’interessante polemica: autori di conclamati bestseller, come Giorgio Faletti, Dan Brown e Paulo Coelho non possono essere considerati grandi scrittori come i loro “colleghi” del passato. Così come chi legge i loro libri non può essere considerato un lettore con la stessa curiosità intellettuale e la stessa voglia di avventurarsi e addentrarsi in trame e contenuti complessi e impegnativi come i lettori del passato. Secondo Citati, al declino degli scrittori corrisponderebbe anche un declino dei lettori. Questi bestseller meglio non leggerli, anzi: meglio non leggere affatto che leggere questa roba.
La prima volta che tentai di leggere un libro di Coelho lasciai perdere dopo dieci pagine. “De gustibus non disputandum est”. Di Dan Brown mi promisi di non leggere mai niente per la ben studiata operazione di marketing che accompagnò l’uscita de “Il Codice da Vinci”, che alcuni scaltri pubblicitari, critici (critici?) e opinionisti pubblicizzavano come basato su reali ricerche storiche e filologiche attendibili e sconvolgenti. Giorgio Faletti lo apprezzo molto come attore e come cantante (vi ricordate la canzone presentata al festival di Sanremo “(Minchia) Signor Tenente”?!) e preferisco non rovinarmi l’idea che ho di lui. Potrei citarne tanti altri, ma non è il caso.
Tornando all’articolo di Citati, moltissimi hanno preso le difese dei tre autori contemporanei, difendendone reputazione e opere. Perché nessuno ha detto niente sugli altri scrittori citati nell’articolo tra cui Tolstoj, Kafka e Borges? A nessuno oggi importa la loro reputazione? Siamo talmente allocchi che se un libro non è vittima di marketing e pubblicità noi non lo compriamo né tantomeno ci viene la curiosità di leggerlo?
La prossima volta che ci recheremo in una qualsiasi libreria, invece di buttarci a capofitto tra gli scaffali delle novità sistemati all’ingresso, addentriamoci un poco, negli scaffali con la scritta “Classici” o “Narrativa” e cerchiamo i libri di questi autori oggi “dimenticati” (tranquilli, sono sistemati in ordine alfabetico, non sarà impresa dura); scopriremo che spendere venti euro per un bestseller non è un così grande affare, quando con meno della metà si può acquistare un bel libro classico, di cui magari si è sentito parlare in passato, a scuola, o perché magari ce l’aveva consigliato il nostro caro odiato prof di lettere del liceo. La differenza si noterà: il piacere della lettura non si fonderà più semplicemente su “una trama avvincente” o nel leggere un libro che ci ordinano di comprare pubblicità e media. Il piacere della lettura si può scoprire anche leggendo qualcosa di apparentemente molto lontano e difficile, ma eternamente vicino.