Al risveglio, pensando al mio Paese, dopo l’esito delle primarie del Pd, mi è venuto in mente una considerazione che disse Moretti nel Film “Caro Diario“:
“Stavo pensando una cosa molto triste, cioè che io, anche in una società più decente di questa, mi ritroverò sempre con una minoranza di persone” e poi “Io credo nelle persone, non credo nella maggioranze delle persone. Mi sa che mi troverò sempre a mio agio e d’accordo con una minoranza“
L’8 Dicembre sarà ricordato come un giorno di svolta del modo di fare politica del centro-sinistra, in particolare del Pd, oltre che per il cambio generazionale della classe dirigente, che per 20 anni è stata complice di Berlusconi.
Questo mutamento radicale (almeno di personaggi, fino ad ora) allontanerà quella parte politica, progressivamente ma inesorabilmente, dalla sua storia, dalla sua cultura, dai suoi ideali, dalle sue battaglie e conquiste che conseguì il Pci nella Prima Repubblica. A dire il vero, questa eredità del passato è stata più volte messa da parte, accantonata, criticata, condannata dai vertici del Pds prima, poi successivamente dai Ds e infine dal Pd. Ma ora siamo di fronte alla cancellazione definitiva, stadio conclusivo di quella realtà, grazie al bagno di folla (quasi 1,7 milioni di elettori) che ha proclamato Matteo Renzi segretario del Partito Democratico.
Dopo decenni di sconfitte, risultati amari, vittorie per poche migliaia di voti( Governo Prodi del 2006), non vittorie (dette anche sconfitte, elezioni 2013), il popolo del Pd si è aggrappato a un uomo che, probabilmente, porterà alla vittoria quel partito alle prossime elezioni nazionali, tralasciando i contenuti che esprime il sindaco fiorentino.
Ieri si sono messi nelle mani di un uomo carismatico, che attrae le folle con il suo linguaggio semplice, lontano dal politichese, dal tecnicismo, perchè vuole “semplificare” la vita politica italiana. Alcuni pensano sia un nuovo Berlusconi senza fedina penale sporca, altri pensano che porterà il Partito Democratico sempre più verso l’ala liberale e liberista.
E’ venuta fuori la caratteristica peggiore che è insita nel popolo italiano: salire sul carro del vincitore. Avevamo cominciato alcuni mesi fa, molti parlamentari e alti dirigenti del Pd avevano cambiato padrino politico, lasciando Bersani e il suo apparato dirigenziale, virando sul sindaco di Firenze. Da Franceschini a Veltroni, da De Luca (sindaco di Salerno, ndr) a Boccia (marito del ministro De Girolamo, ndr), da Scalfarotto a Latorre (dalemiano della prima ora, ndr). L’8 dicembre è stata la volta del popolo del Partito Democratico, stufo di perdere, che ha eletto segretario Matteo Renzi.
Ora resta da capire le sorti di Gianni Cuperlo, prestanome politico del vecchio gruppo dirigente che va da D’Alema a Bersani passando per Anna Finocchiaro. Il suo seggio da parlamentare è salvo per qualche mese, in attesa che il sindaco fiorentino decida il momento giusto(in base ai sondaggi più o meno favorevoli) di “staccare la spina” al Governo Letta e presentarsi come Uomo-Provvidenza alle elezioni nazionali. Ieri sera ha dichiarato che “continuerò a battermi per valore della sinistra” ma sono sembrate frasi di circostanza e irreali,dopo una batosta difficile da digerire, per chi è stato sempre nella cabina di regia del Pd ed ora si troverà messo in disparte.
E’ insondabile il destino di Pippo Civati, uscito con un 14% dalle primarie (circa 344mila voti), che poco dopo aver saputo dell’esito ha dichiarato che “Con questo gruppo dirigente (il nuovo, ndr) possiamo vincere le elezioni e possiamo soprattutto farle, le elezioni”, aggiungendo poi che “questo è il vero momento di fondazione del Partito democratico”.
Una pernacchia sonora a tutti gli elettori di sinistra, esterni al Pd, che gli hanno dato il proprio voto, la propria preferenza. Pensavano che l’ex consigliere lombardo potesse essere un’alternativa a Renzi, che pensasse e dicesse cose contrarie, che avesse ricette politico-economiche diverse dal nuovo segretario. Invece, ha smentito subito i suoi elettori, dichiarando inoltre che seguirà la “disciplina di partito” anche riguardo la fiducia dell’11 dicembre al Governo Letta (quindi voterà si,ndr).
E’ notizia di qualche ora fa che un esponente del suo gruppo, Filippo Taddei, è stato designato da Matteo Renzi come nuovo responsabile dell’economia nel Pd.
C’è una nota positiva nell’elezione di Renzi come segretario del Pd: nei prossimi anni, che vedranno al potere il Pd di Matteo Renzi,si potrà parlare, finalmente, di politica, di programmi, delle diverse ricette economico-sociali, senza discutere dei processi di Berlusconi, delle sue leggi ad personam e di tutti i suoi tentativi di farla franca davanti alla legge. Con questo non dico che Renzi sarà meglio del Cavaliere, ma almeno, fino ad ora, non ha processi pendenti (tralasciando la condanna della Corte dei Conti per danno erariale di 6 milioni di euro quando era presidente della Provincia di Firenze).
Quindi la discussione politica sarà più avvincente, più agguerrita, senza doppi fini o scopi, ed il nuovo segretario del Pd dovrà uscire dagli slogan propagandistici che va dicendo in tv e sui giornali, dovrà dare pratica alle sue idee fumose, inconsistenti riguardo la vita politico-economico-sociale dell’Italia.
Dopo la conferenza stampa che ha tenuto dopo la vittoria, Renzi ha incontrato il premier Letta e gli ha ribadito che “Lavoreremo bene insieme” e che “Il punto è far lavorare l’esecutivo e fargli ottenere risultati, non farlo cadere”. Sembrerebbe che il Rottamatore, nemmeno a 24 ore dalla vittoria bulgara nelle primarie, sia tornato subito nei ranghi, senza dare troppo fastidio al manovratore (leggersi Giorgio Napolitano, ndr). Tutto questo per il Bene del Paese, of course.
P.s. Renzi finora non ha risposto(o risposto con battute) ad alcune domande molto interessanti poste da alcuni giornalisti, riguardo l’Europa, Napolitano, la classe dirigente che è stata folgorata sulla via di Damasco renziana( Bassolino, Fassino solo per citarne alcuni)
Non iniziamo bene Segretario, lei è il nuovo che avanza, non si comporti come un Berlusconi qualunque.