Avete mai sentito parlare di memoria episodica? Essa fa riferimento alla rievocazione consapevole di fatti personali appartenenti al passato. Le informazioni relative a questi eventi sono quindi, ancorate a determinate coordinate spazio-temporali. Essa porta alla costruzione dei “self-schemas” ovvero rappresentazioni valutative di se stessi, che a loro volta filtrano e valutano gli eventi presenti, reinterpretano quelli passati e influenzano i progetti futuri sulla base di una “coerenza del sé”.
I ricordi autobiografici rappresentano quindi il fondamento del sé per diversi motivi:
è stato notato che le informazioni coerenti con l’idea che si ha di sé sono ricordate in modo più dettagliato e sono più facilmente accessibili rispetto alle informazioni discrepanti (self-reference effect – Wagar e Cohen, 2003). Nella costruzione dell’identità, l’individuo integra informazioni già possedute con informazioni nuove, rendendo fondamentale la partecipazione della memoria di lavoro (Conway e Pleydell-Pierce, 2000). Recenti studi hanno inoltre messo in evidenza che lo stato del proprio umore esercita un’influenza sul ricordo degli eventi. È stato infatti notato che le persone depresse, confrontate con soggetti non depressi, oltre a ricordare più parole negative e ad avere una maggiore attivazione corticale con termini negativi, ricordano un maggior numero di episodi negativi del proprio passato.
Particolare rilevanza assumono poi, i ricordi con valenza negativa nel disturbo post-traumatico da stress (DPTS); in questo disturbo si verifica che i pensieri e/o ricordi spiacevoli irrompono nella normale attività in modo rapido e spontaneo (Brewin, Reynolds e Tata, 1998) causando un’intensa rivisualizzazione delle scene traumatiche (flashback) accompagnate da attivazione fisiologica (sudorazione, battito cardiaco accelerato): l’esperienza traumantica viene rivissuta attraverso ricordi frammentari e disorganizzati.
La memoria episodica è quindi un sistema fondamentale e delicato della nostra identità ed al tempo stesso precocemente deteriorabile. Le persone anziane infatti ricordano informazioni semantiche, ma hanno difficoltà a richiamare la fonte; presentano ricordi meno vividi, ma con maggiore ricchezza elaborativa per l’inserimento di interpretazioni e sentimenti personali ed utilizzano rievocazioni meno ricche di particolari episodici e più focalizzate sugli aspetti semantici. I giovani, differentemente, si focalizzano su particolari legati a luoghi, immagini e emozioni (Levine et al. 2002).
Questo dimostra quanto l’esperienza soggettiva sia significativa nella vita di ciascuno e quanto lo sia altrettanto il processo di memorizzazione ad essa connesso; tale da influenzare, in relazione all’età, significati, vissuti e struttura del sé.