Magazine Società
di David Incamicia |
Festa doveva essere e festa è stata. La giornata di ieri ha sorpreso anche gli osservatori più critici, perfino coloro i quali avevano profetizzato che le celebrazioni del 150° anniversario della nostra Unità nazionale sarebbero trascorse in tono minore, quasi anonime e addirittura mal sopportate. E invece, con sommo piacere, occorre riconoscere che gli italiani si sono dimostrati più avanti di quella stessa Italia che hanno appena onorato. Più avanti certamente del ceto politico che da tempo li rappresenta.
Dalle Alpi alle Isole ogni finestra e balcone, ogni piazza e monumento hanno fieramente innalzato il proprio comune sentimento di appartenenza avvolgendolo nel Tricolore. Una partecipazione sincera ed autentica che ha coinvolto giovani e anziani, anche molti "nuovi italiani" che hanno trovato ospitalità nel nostro Paese per motivi di studio o di lavoro o che ci sono nati da famiglie straniere. Una partecipazione, soprattutto, solenne ma sobria, distante dal vigore retorico completamente demandato alla ritualità delle istituzioni. Una bella immagine, non c'è che dire. Che ci redime per i tanti, troppi difetti che da sempre ci contraddistinguono a livello umano e culturale consentendoci di recuperare considerazione agli occhi del mondo.
Chissà che non sia dipeso proprio da questo, dalla massiccia e orgogliosa condivisione ideale dimostrata dalla gente, il fatto che Deputati e Senatori sono stati capaci di assistere in modo disciplinato e con seriosa attenzione al magistrale intervento del Presidente Napolitano alla Camera. Chissà che il Palazzo, abituato alle risse in nome dei miseri interessi di casta e a dimenticarsi assai sovente delle vere emergenze della società, non abbia tratto dal 17 marzo del Paese reale un insegnamento supremo e definitivo.
Sul piano della politica stessa, in ogni caso, sono due gli elementi che emergono: da un lato, il profondo e imbarazzante isolamento della Lega - assieme a quello del premier Berlusconi che troppe concessioni le ha fatto ed i tanti fischi ricevuti stanno lì a dimostrarlo - che ha dovuto scontrarsi con la reazione popolare fortemente favorevole all'Unità della Patria, finanche nei territori dove governa; dall'altro, un'ulteriore conferma della immensa levatura morale del nostro Capo dello Stato e della sua indubitabile funzione di garanzia per la Nazione e per le istituzioni stesse.
Il suo discorso, a differenza di quelli tenuti dai presidenti delle Camere, è stato un'efficace e molto pragmatica esposizione storica delle ragioni risorgimentali, attualizzate senza enfatizzazioni ideologiche. E' stata un'equilibrata difesa dei valori unitari accompagata alle doverose aperture alle innovazioni sul piano legislativo. Come ha detto durante il suo Tg serale Mentana, quelle parole di Napolitano andrebbero insegnate nelle scuole.
E allora per una volta godiamo del soave abbraccio dell'illusione e spingiamoci ad affermare che forse, con un Presidente della Repubblica così, da ieri l'Italia ha iniziato a salvare il suo onore e può guardare con maggiore fiducia al proprio domani. Anche perchè ha scoperto che quegli italiani nei quali nessuno - fin dai tempi di Massimo d'Azeglio - avrebbe scommesso un centesimo, invece esistono e pulsano come un sol cuore ricolmo di dignità. Specialmente quando tutto sembra irrimediabilmente perduto.
Scarica l'intervento del Presidente Napolitano al Parlamento riunito in seduta comune
Guarda il video completo della Cerimonia solenne alla Camera
Scarica il documento coi discorsi del Presidente Napolitano per l'Unità d'Italia
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