Oh…là! Ecco fatto, sono in ferie, da ieri sera. Questa mattina sono stata nella azienda “vecchia”, a firmare le ultime carte. Basta poco per sentirsi estranei in luogo che ci è appartenuto per molto tempo. Lo strappo è stato doloroso, ma necessario e la pagina è stata girata. A proposito di strappi, visto che in questi giorni uscire ad una orario decente, cioè le cinque del pomeriggio, non è stato complicato, ho consacrato la settimana all’igiene e alla cura del me esterno.
Non so voi: io appartengo alla categorie delle persone che pensano che il corpo si debba abbastanza arrangiare, altrimenti Dio avrebbe creato l’uomo, la donna e un’estetista, per cui, di rado, ricorro a mani esperte e faccio da me, quando ho tempo – cioè quasi mai-, voglia – idem come sopra – e pazienza – lasciamo perdere. Il risultato è che sembro una che si lava, ma che potrebbe fare molto di più.
Ogni tanto, rarissimamente, vengo però presa dalla fregola del “da oggi si cambia” e parto in quarta. Di solito mi fermo alla prima panchina e pace amen. Comunque questa volta mi sono impegnata molto: in cinque sere ho infilato: una seduta di igiene dentale dalla quale sono uscita, come sempre, sanguinante, sudata e con le tracce di lacrime sulle guance perché il mio dentista ha due mani larghe come badili e delicatezza pari a quella di un maglio che batte il ferro in fucina. Non ho più una carie da anni, ma dopo la seduta ingollo antinfiammatori come fossero caramelle. Mi ha regalato uno spazzolino per bambini di Star Wars, perchè quelli per adulti li aveva finiti, ma io volevo lo stesso il mio premio, echecavolo.
Poi è stata la volta del parrucchiere: “solito taglio, grazie, che io sono abitudinaria come i gatti” e sono uscita con un taglio diverso, molto più corto, perché ci vuole niente per farmi cambiare idea sulle questioni mondane. Ieri gran finale, con pedicure e ceretta e perfino lo smaltino bianco sulle unghie, roba da grande evento. “Stai in piedi molte ore al giorno, vero?”, ha chiesto l’estetista lisciandomi i calli. “Veramente ho il culo su una sedia dieci ore al giorno, sul sedile di un’auto altre due e poi se riesco ne appiccico un altro paio al computer dopo cena o allungata sul letto a leggere. ” Dovrei avere due piedini di bimbo, probabilmente e invece ce li ho come quelli degli hobbit. Lode e gloria al mio ginocchio, ad una postura pessima e ai miei centomila chili in più. Comunque adesso sto liscia liscia come il sedere di un bambino, pronta per andare al mare (tra una settimana) e piena di buoni propositi di utilizzo di creme e cremine.
Per non essere troppo frivola, ho compensato con un po’ di cineforum serale, altra roba che mica sempre riesco a fare e che ha goduto di questi giorni di clima prefestivo. Il primo film, “La scelta di Barbara“, è ambientato nella Germania Est del 1980. Triste, angosciante e bellissimo.
Il secondo, “Paulette“, visto per compensare il primo, è triste per altri versi, perché di fondo denuncia la fatica di vivere con 600 euro di pensione al mese in una periferia degradata, ma è molto ironico per quanto riguarda il metodo che la protagonista si inventa per guadagnare. Pannella sarebbe d’accordo.
Avrei dovuto passare la domenica in una piscina sulle sponde dal lago di Garda. Trascorrerò invece un fine settimana di quiete e lavori casalinghi. Come quando fuori piove…