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Mens sana in corpore sano: teoria non sempre valida

Da Psychomer
by Maria Concetta Antelmi on luglio 1, 2011

“La locuzione latina Mens sana in corpore sano (lett. mente sana in un corpo sano) appartiene a Giovenale (Satire, X, 356).

La satira decima di Giovenale è volta a mostrare la vanità dei valori o dei beni (ricchezza, fama, onore…) che gli uomini cercano di ottenere con ogni mezzo. Solo il sapiente vero si rende conto che tutto ciò è effimero e, talvolta, anche dannoso.

Nell’intenzione del poeta, l’uomo non dovrebbe aspirare che a due beni soltanto, la sanità dell’anima e la salute del corpo: queste dovrebbero essere le uniche richieste da rivolgere alla divinità, che, sottolinea il poeta, più dell’uomo sa di cosa l’uomo stesso ha bisogno.

Nell’uso moderno si attribuisce invece alla frase un senso diverso, intendendo che, per aver sane le facoltà dell’anima, bisogna aver sane anche quelle del corpo. (wilkipedia.it).

È  ormai risaputo che il movimento produce degli adattamenti di ordine fisico e psicologico, ossia: aumento della flessibilità ed elasticità di muscoli, tendini, legamenti, articolazioni; migliore lubrificazione articolare; miglioramento della circolazione e della respirazione; miglior trofismo muscolare; minore fatica nel compiere gesti quotidiani; diminuzione della percentuale di grasso corporeo; sviluppo della consapevolezza in sé; riduzione dello stress fisico e psicologico; effetti rilassanti e  calmanti; miglioramento dell’adattamento sociale e più sicurezza nei rapporti esterni..

Andiamo ancora avanti, esponendo i risultati di un grande studio di popolazione condotto in Svezia, secondo il quale essere in forma a 18 anni migliora l’intelligenza, insieme ai risultati accademici ottenibili negli anni.

È  stato fatto un confronto tra le condizioni fisiche dei ragazzi e la loro intelligenza e si è concluso che l’associazione esiste per il fitness cardiovascolare valutato alla cyclette, ma non per la forza muscolare. Non è quindi tanto questione di forza fisica, quanto forse dell’ossigeno che si fa arrivare al cervello.

Ma siamo sicuri che questa locuzione, divenuta in seguito teoria, sia sempre vera? Ed esiste, oppure no, un limite fra le qualità funzionali dei sensi e degli arti rispetto alla mente?

Vi siete mai chiesti come sia mai possibile che una mente sana si formi esclusivamente in un corpo sano? Oppure, chi possiede delle disabilità fisiche deve rinunciare a priori all’integrità cognitiva? Bisogna sottolineare che lo sviluppo cognitivo e quello motorio non sono necessariamente interdipendenti ed è inconcepibile pensare che il movimento stesso sia essenziale per una corretta ed adeguata maturità cognitiva.
Questo non significa, ovviamente, che motricità ed esperienze sensomotorie, in genere, non abbiano valore accrescitivo nella strutturazione dell’architettura mentale del prodotto cognitivo; la teoria del Darwinismo neurale di Edelman, spiega in maniera esemplare questo concetto.Ciò significa solo che non è lecito pensare che chi difetta nella motricità non possa raggiungere ugualmente i vertici della maturità cognitiva.

Guardate quanti atleti, detti appunto normodotati, hanno un Q. I. addirittura inferiore alla norma, ma hanno un fisico “bestiale”. Molti soggetti con disabilità motoria, anche grave, hanno dimostrato di possedere un’intelligenza superiore alla norma e di raggiungere, quindi, vertici cognitivi elevatissimi. Un esempio eclatante, che smentisce questa teoria non sempre valida, appunto, è rappresentato  dallo scienziato fisico italiano Fulvio Frisone.

Fulvio è anche poeta e pittore. È  affetto da tetraparesi spastica, si sposta con una sedia a rotelle, parla a fatica, non può mangiare o muoversi da solo.

Basti cosi pensare a quanti pur avendo deficit motori e/o sensoriali hanno conseguito risultati di grandissimo rilievo, come nel caso del grande fisico e matematico inglese Stephen Hawking o, come detto, del fisico siciliano Fulvio Frisone e di tutte le altre persone disabili meno conosciute.

La  teoria, mens sana in corpore sano, viene  a volte usata per descrivere un mondo che valuta solo le apparenze.

CONSIGLIO: prima di giudicare se un frutto è buono o cattivo, BISOGNA ASSAPORARLO… E VALUTARNE LA CONSISTENZA INTERNA.


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