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mercato immobiliare italiano ANALOGIE E DIFFERENZE CON IL MERCATO CINESE

Creato il 24 gennaio 2012 da Maurizio Picinali @blogagenzie

Marina Valerio, di Class Cnbc la televisione del Gruppo Class, ha intervistato il Presidente di Assoedilizia e vice presidente di Confedilizia nonché presidente dell’Istituto Italo Cinese, Achille Colombo Clerici FOTO sull’impatto delle misure prese dal Governo sul mercato immobiliare italiano e sulle prospettive di ripresa. Raffronto con il mercato cinese, oggi il più importante del mondo.mercato immobiliare italiano ANALOGIE E DIFFERENZE CON IL MERCATO CINESE A seguito della recessione la ripresa del mercato immobiliare italiano prevista nel 2012 è rinviata di almeno due anni, al 2014. Il “mattone” registra comunque una tenuta superiore a quella di molti assets: si parla per il 2011 di un calo del 2-3 per cento dei valori – cui va aggiunta l’inflazione – calo di molto inferiore ai crolli delle borse e dei mercati obbligazionari. Anche le compravendite hanno registrato 575.000 operazioni rispetto alle 835.000 del 2008. Altro dato, negli ultimi due anni si sono realizzati quasi 75.000 alloggi, un numero ben superiore alla domanda, per il cui assorbimento occorreranno parecchi mesi. Ma sono l’introduzione dell’Imu e gli altri provvedimenti quali la riforma catastale della manovra governativa che avranno negative conseguenze sul settore, sia delle compravendite, sia degli investimenti in immobili in locazione. Riforma del Catasto. I proprietari sono già attualmente penalizzati da risultanze catastali fonte di gravi sperequazioni ed iniquità. Coloro che devono rifarsi a valori catastali recentemente aggiornati o attribuiti, con l’applicazione dei coefficienti moltiplicativi generici, pagano già su basi imponibili superiori ai valori di mercato. Figuriamoci cosa succederà quando la riforma del Catasto produrrà a macchia di leopardo ulteriori incrementi dei valori catastali. Per far pagare quelli che pagheranno sempre poco si strangoleranno i contribuenti già portati a regime. Cedolare secca dopo quasi un anno. Un primo bilancio parla di un certo impatto nelle piccole realtà provinciali e periferiche; scarso nelle grandi città come Milano nelle quali il meccanismo della cedolare secca non si attaglia alle dinamiche socio-economiche dei centri metropolitani. La cedolare infatti non si applica agli usi diversi dall’abitativo e agli usi promiscui, né alle locazioni a favore di soggetti diversi da persone fisiche o esercitanti commerci, arti e professioni. Inoltre da qualche decennio a questa parte i nuovi investimenti privati in immobili locati ad uso abitativo sono effettuati prevalentemente da persone giuridiche che chiaramente sono escluse dal regime della cedolare secca, applicantesi solo alle persone fisiche. Riprendendo, in maniera più articolata, le previsioni sull’andamento del 2012, già l’anno scorso avevamo rassegnato una previsione di slittamento della ripresa al 2013. Dopo le misure fiscali adottate dall’attuale Governo, che mutano radicalmente lo storico rapporto del risparmiatore italiano con l’investimento immobiliare, è sconfortante dirlo, ma è impossibile fare qualunque previsione. Per ridurre la crisi del settore, se non per eliminarla, ci vorrebbe un’ottica diversa da quella che appare espressa con i provvedimenti assunti dal Governo il quale sembra voler privilegiare l’investimento finanziario rispetto a quello immobiliare. I proprietari immobiliari a questo punto chiedono con forza quanto meno equità e perequazione. Urgono dei correttivi alla manovra che sottraggano al meccanismo dei coefficienti moltiplicativi generici tutte le rendite catastali di recente attribuzione. Se spostiamo l’ottica dal mercato domestico a quello internazionale, non possiamo non parlare della Cina che è diventato il principale mercato immobiliare del mondo. Molti cinesi stanno comprando più di un appartamento, in quanto il continuo aumento dei prezzi negli ultimi anni ha fatto del bene immobile un investimento redditizio, mentre i tassi di interesse offerti dalle banche ai risparmiatori rimangono al di sotto del livello di inflazione. Anche se in un recente rapporto la Banca Mondiale ha sottolineato il rischio di un brusco rallentamento, in realtà si può parlare di frenata morbida. Nel quarto trimestre del 2011, il Pil della superpotenza asiatica ha registrato un incremento dell’8,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Grazie a questo sprint finale, inferiore a quello dei trimestri precedenti ma leggermente migliore rispetto alle previsioni degli analisti, il Dragone archivia il 2011 con una crescita economica del 9,2% che si confronta con il +10,4% del 2010 tratto da L'INFORMAIONE.IT 23 GENNAIO 2012


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