Stamattina, nella ricorrenza della Dormizione di Maria, il patriarca ecumenico Bartolomeo celebrerà una messa – anzi, mentre scrivo la celebrazione è in corso – nell’antico monastero di Sumela, nei pressi di Trabzon (Trebisonda): fondato nel 386 dopo la scoperta miracolosa di un’icona della Vergine, protetto dai sultani e abbandonato per molti decenni ai vandali in età repubblicana, recentemente restaurato.
Lo aveva già fatto lo scorso anno, per la prima volta dal 1922, e aveva esclamato commosso “oggi la Vergine Maria ha smesso di piangere”: poi rivendicando la centralità di una cultura della coesistenza – radicata nel defunto impero Ottomano – come antidoto a ogni forma di discriminazione e di violenza. Un evento sì religioso, ma dall’enorme valenza politica: e che anzi nasconde una soprendente densità simbolica. Il 15 agosto è infatti l’anniversario della caduta dell’impero greco di Trebisonda, sul mar Nero, espugnata nel 1461 da Mehmet II “il Conquistatore”: città portuale e mercantile sulla via della seta, in passato cosmopolita per eccellenza non meno di Istanbul; oggi diventata Trabzon, ancora abitata da piccole comunità superstiti (greci pontici compresi, oltre ai lazi di origini georgiane e ai nuovi immigrati dall’ex Unione sovietica), in preda alle pulsioni nazionaliste più estreme.
Non è infatti un caso che a Trabzon è stato ucciso don Andrea Santoro (nel 2006) e che di Trabzon è originario l’assassino del giornalista e intellettuale turco-armeno Hrant Dink (nel 2007): entrambi freddati da adolescenti legati ai circoli più oltranzisti, probabile manovalanza dello “Stato profondo” antidemocratico. L’anno scorso si temevano infatti incidenti, qualcuno ha organizzato l’immancabile protesta su Facebook che però non ha avuto seguito nel mondo reale. E già quest’anno sembra essersi imposta una tranquilla normalità.




