Il Messico della prima metà del XX secolo ha visto susseguirsi tutta una serie di governi di ispirazione massonico-laicista costantemente preoccupati di ridurre al minimo la libertà religiosa dei cattolici. Ciò è avvenuto con una legislazione fortemente repressiva contro la Chiesa cattolica, che raggiunse il suo vertice con il governo del generale Plutarco Elías Calles (1877-1945). A questo “despota”, infatti, si deve l’avvio di tutta una serie di insopportabili angherie che causarono l’insorgere di una vera e propria “Vandea messicana”, disposta anche all’uso delle armi. Lo si descrive bene in un articolo su “La Bussola Quotidiana”.
Ben presto l’insurrezione messicana prese un nome: si chiamò “Cristiada”, praticamente una crociata, e i suoi sostenitori furono i “cristeros”. Venivano infatti così chiamati dai loro nemici, storpiando la dizione “Cristos Reyes”. L’insurrezione dei cristeros, esasperati da una legislazione oppressiva e dalla coercizione governativa a senso unico, iniziò nel 1926 e per tre anni, fino al 1929, si ritrovarono a fronteggiare un nemico ben armato di mezzi di distruzione sia fisici che morali. Il 21 giugno 1929 furono firmati gli Arreglos (accordi), che dichiararono l’immediato cessate il fuoco, il disarmo degli insorti e la garanzia per loro dell’immunità, anche se l’odio verso i cristiani non si fermò affatto. Proprio recentemente sono usciti in merito due volumi: “Dio, Patria e libertà! L’epopea dei Cristeros“ (Edizioni Art, Milano 2010), firmato dallo storico Alberto Leoni e “Cristiada. Messico martire. Storia della persecuzione“ (Amicizia Cristiana 2012), di Luigi Ziliani, il quale nasce come conseguenza di un viaggio-pellegrinaggio effettuato dall’autore, un sacerdote cattolico italiano, in Messico nel 1928 e che fu testimone diretto dei tragici e sanguinosi eventi. Nel 2011 è anche uscito il film “Cristiada”, il quale dimostra che certi eventi nella storia umana non possono passare sotto silenzio, specialmente quando un popolo intero decide di dire basta a dei governanti che si arrogano il diritto di dare loro una presunta verità che rende liberi a patto di recidere la Verità che da secoli nutre e vivifica il popolo messicano: Cristo e la sua Chiesa.
Questa insurrezione – caso più unico che raro – venne citata dal magistero papale di Pio XI, il quale dedicò alla persecuzione anticattolica messicana quattro documenti magisteriali, di cui tre encicliche. Con esse condannò il nazionalsocialismo pagano, nonché il socialcomunismo materialistico e ateo, e ogni forma di repressione della libertà dell’uomo compiuta da apparati statali apertamente lontani da ogni giustizia degna di tale nome. Avendo ben presente tutto questo, si capisce l’importanza della recente decisione della Camera dei deputati messicana, la quale ha approvato una riforma dell’articolo 24 della costituzione stabilendo così che ogni cittadino messicano avrà ora il «diritto di partecipare individualmente o in modo collettivo, sia in pubblico sia in privato, alle cerimonie, agli atti di devozione e agli atti di ciascun culto, purché non rappresentino un delitto o siano castigati dalla legge».
Salvatore Di Majo