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Metodo Stamina. Vannoni accusato si difende

Creato il 03 luglio 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
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Attribution: NTNUmedicine

Ogni giorno di più il Metodo Stamina sta divenendo realmente un caso mediatico, senza più alcun confine. C’è chi lo sostiene da un lato, appoggiandone gli sviluppi, e chi invece – da buon detrattore – non si lascia intimorire da alcunché e a spada tratta va contro i nuovi esiti del metodo terapeutico del professor Vannoni. Fra questi ultimi vi sarebbero alcuni che accuserebbero lo stesso Vannoni di plagio, affermando che: “Le immagini utilizzate nella domanda di brevetto nel 2010, su cui Davide Vannoni dice che il suo metodo si basa, [sarebbero state] duplicate da precedenti e non correlati studi”. È quanto almeno sostiene la rivista Nature intorno al Metodo Stamina, dedicandogli addirittura un articolo dal titolo: “Il trial italiano sulle cellule staminali basato su dati fallaci”. Insomma, un’autentica accusa senza ombra di dubbio, che getterebbe l’ipotetico ideatore del metodo in una condizione di ben poco prestigio. Queste sarebbero addirittura le parole scritte e alla portata di tutti: “Davide Vannoni, uno psicologo diventato imprenditore medico ha polarizzato l’attenzione della società italiana nel corso dell’anno, tentando di ottenere l’autorizzazione per la sua terapia a base di cellule staminali. Ha ottenuto un fervente sostegno pubblico affermando di poter curare malattie mortali, e ha sollevato l’altrettanto fervente opposizione di molti scienziati che dicono che il suo trattamento non è provato. Ora questi scienziati vogliono che il governo italiano cancelli il finanziamento accordato a maggio scorso di 3 milioni di euro per la sperimentazione clinica della terapia, dopo aver ceduto alle pressioni dei pazienti. I ricercatori sostengono infatti che il metodo di preparazione delle cellule staminali di Vannoni avrebbe come fondamento dati difettosi”.
Secondo la testimonianza del Dr. Paolo Bianco, ricercatore presso l’Università La Sapienza di Roma, il Metodo Stamina di Vannoni provocherebbe soltanto un duplice problema: da un lato vi sarebbe lo stanziamento di denaro per una terapia non verificata, e dall’altro la creazione di false speranze nelle famiglie vicine a chi soffre.
Sembrerebbe, del resto, che lo stesso Vannoni si sia sempre ostinato a non rivelare i dettagli del metodo, oltre a quelli presenti – nero su bianco – nella domanda di brevetto. Su quest’eccessiva ostinazione da parte del professore, la rivista Nature ha voluto vederci chiaro, e pertanto ha scoperto che una microfotografia presente all’interno della domanda di brevetto non è del tutto originale. Si tratterebbe di un’immagine che rappresenta due cellule apparentemente separate da quelle stromali del midollo osseo. La ricerca di Nature, in realtà, è stata in origine avviata dalla testimonianza di un esperto che avrebbe riconosciuto l’immagine come identica di un altro documento di ricerca di un team russo-ucraino del 2003.
Alle spalle del documento del 2003 vi sarebbe il biologo molecolare Elena Schegelskava della Kharov National Medical University, la quale ha espressamente affermato che si tratterebbe per l’appunto dell’immagine contenuta nel documento redatto dalla sua equipe di ricerca. Alla stessa maniera dello studio di Vannoni, anche quello della Schegelskava aveva come obiettivo la differenziazione delle cellule stromali da quelle nervose, sebbene ci fossero degli sfasamenti rispetto al lavoro del medico italiano. Così, se lo studio di Vannoni prevede l’incubazione di alcune cellule di midollo osseo per un paio d’ore all’interno di una soluzione a 18 micromolari di acido retinoico disciolto in etanolo, quello condotto dal team russo-ucraino prevedeva una soluzione di acido retinoico in concentrazione ben inferiore sebbene per più giorni di infusione.
La replica del professor Vannoni non s’è fatta certo attendere ed è giunta immediata, dicendo: “È il solito articolo politico e non scopre nessun segreto. Noi abbiamo sempre lavorato e condiviso materiale con i Russi e con gli Ucraini, che ci hanno aiutato a perfezionare il metodo”. E ha ancora in seguito aggiunto: “Non c’è niente di trafugato. Ho già detto in varie occasioni che il nucleo del metodo deriva dagli studi di due scienziati russi. Questo traspare anche dalla documentazione che ho consegnato in Parlamento. Infatti non ho mai detto di essere l’unico scopritore del Metodo Stamina”.

Articolo di Stefano Boscolo


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