Magazine Psicologia

Metodologie a confronto per un approccio integrato

Da Anna
In ambito personale, professionale e lavorativo sentiamo sempre più spesso parlare di metodologie che a supportano lo sviluppo della persona aumentandone la consapevolezza, diminuendo i momenti di disagio e conflittualità, migliorando il benessere bio-psico-sociale.
Molto spesso però il benessere della persona può passare in secondo piano se non si adottano metodologie adeguate ai diversi ambiti d’azione. Per fare ciò è importante mettere ordine, cercando di far chiarezza non tanto sulle uguaglianze che ci sono tra i diversi approcci, ma soprattutto sulle differenze.
Far chiarezza significa in qualche modo riuscire già a fornire uno strumento per l’orientamento e l’autoconsapevolezza che, a meno di situazioni patologiche gravi come nel caso dei disturbi mentali1, è il punto di partenza per qualsiasi percorso sul sé.
Come formatrice e counselor, sento che questa chiarezza è importante soprattutto per le sinergie che si possono creare tra le diverse figure professionali che insieme possono collaborare apportando risorse e qualità al proprio intervento. Ciò favorirebbe una maggior conoscenza da parte degli Utenti ed una maggiore consapevolezza da parte degli esperti sui confini, le aspettative e le aree di competenza. Se gli "Esperti" dovessero trovare inesattezze o incongruenze, sono vivamente invitati a scrivermi per apportare le loro riflessioni, le loro correzioni, i loro suggerimenti.
1. Psicoterapia e Counseling
La Psicoterapia mutua le proprie tecniche dai grandi modelli teorici della Psicologia. Il segreto professionale è assoluto e regolato da norme e leggi, il rispetto della dignità del cliente è totale, così come delle opinioni e delle credenze senza nessun tipo di discriminazione.
Nella Psicoterapia l’elemento psicopatologico è essenziale, si considera l’individuo l’obiettivo stesso dell’intervento psicoterapeutico, si lavora in presenza di una sofferenza psichica e si mira a cercare la fonte del disturbo psichico. In questo modo se ne favorisce la guarigione: sostanzialmente l’operato dello psicoterapeuta è centrato sulla patologia.
E' fondamentale il rapporto verbale ed emotivo tra il paziente e lo psicoterapeuta. Non è facile definire con precisione la psicoterapia, perchè le metodiche e le tecniche di intervento sono molteplici ed altre ancora stanno nascendo. In un certo senso la psicoterapia è basata sulla interazione verbale o simbolica tra terapeuta e paziente che punta alla "crescita" ed al cambiamento nel paziente. La Psicoterapia si occupa dei fattori interni della persona, il disagio psichico, la complessità e richiede interventi che possono anche durare alcuni anni.
Il Counselling è una attività di orientamento psicologico, sociale e personale relativamente nuova per l’Italia, pur esistendo in molti altri paesi da almeno 50 anni. E’praticato da coloro che non essendo psicoterapeuti, svolgono comunque un lavoro ad alto contenuto psicologico. Si occupa in prevalenza di problemi personali o sociali sia dell’individuo che delle comunità.
A differenza della Psicoterapia, non è centrato sulla patologia, quanto invece sulla salute e sul benessere. E sulla persona. Non a caso i Counsellor hanno clienti e non pazienti, e non è solo una questione di termini. Il Counselling è una forma di relazione di aiuto che ha come obiettivo quello di facilitare le capacità decisionali della persona, soprattutto in periodi di crisi o di incertezza. Ciò permette di attivare le risorse che ogni individuo ha dentro di sé e trovare, quindi, la soluzione al problema.
Alcuni affermano che il Counselling sia un surrogato della Psicoterapia. In effetti tra le due professioni qualche similitudine esiste. Ma teniamo sempre in mente che la Psicoterapia lavora sulla patologia e che il Counselling opera sulla salute, che con la Psicoterapia si può fare un lavoro di ristrutturazione dell’intimo della persona anche profonda e che nel Counselling non è detto che sia necessario.
Tuttavia, anche il Counselling ha come modelli di riferimento le teorie della Psicologia. Anche nel Counselling si formula un contratto tra il cliente che fa la richiesta di aiuto ed il counsellor, praticamente con le stesse modalità che si attuano nel contratto psicoterapeutico.
Grande peculiarità del Counselling è il concetto del qui ed ora. Ovvero, un cliente ha bisogno di aiuto immediato e non gli si può proporre una esplorazione di se stesso che duri anni. Si lavora puntellandolo da una parte, e dall’altra andando a capire come mai è arrivato alla richiesta di sostegno. Un intervento di Counselling dura in media 6-8 mesi, ma riformulando il contratto, quasi sempre su richiesta del cliente, può proseguire.
Il counsellor si orienta verso problemi professionali, personali, esistenziali, anche in ambiti aziendali o di comunità, piuttosto che individuali. Nel Counselling si lavora facendo consapevolizzare il cliente del proprio disagio e di fornirgli i modi attraverso i quali può trovare la maniera per contribuire in prima persona al proprio benessere, sia psicologico che fisico. Differenza sostanziale con la Psicoterapia è che il Counselling si occupa dei fattori esterni che intervengono sullo stato di disagio delle persone.
Quindi possiamo dire che il Counseling è una professione d’aiuto che ha come scopo quello di supportare la persona nel fare chiarezza e individuare nuove opzioni o possibilità per affrontare situazioni complesse, di crescita, di cambiamento. Attraverso la relazione, il counsellor aiuta le persone a ristrutturare i momenti di crisi. Quindi il counsellor è una figura professionale (esistono scuole di qualifica triennali con specifico diploma) in grado di favorire la soluzione di disagi esistenziali che non comportino, tuttavia, una ristrutturazione profonda della personalità. Si tratta di un "ascoltatore professionista" che non dà consigli, ma competenza e comprensione. Come agevolatore nella relazione di aiuto, il counsellor rappresenta un riferimento per coloro che, trovandosi in un momento di difficoltà, sentono il bisogno di essere accolti ed ascoltati da qualcuno competente disposto a prendersi cura di loro.
Il percorso di counseling lavora sulle rappresentazioni, sui propri modelli del mondo, sul concetto di se stessi e ha come scopo quello di:
 accompagnare il cliente nella risoluzione di crisi di fronte ad un cambiamento
 aiutare nelle difficoltà relazionali,
 nei momenti d'impasse di studio e lavoro,
 nei conflitti davanti a scelte o decisioni da prendere,
 nei momenti di disagio emozionale,
 nei disturbi del comportamento e nelle difficoltà di autorealizzazione.
2. Il Counseling e il Coaching
Sono due metodologie di supporto e sviluppo della persona e hanno tra loro diverse analogie, ma anche delle differenze. E’ soltanto a partire dalla loro differenziazione che si possono trovare le modalità per utilizzarli come approccio integrato.
Si può affermare che entrambe le metodologie permettono un accrescimento di consapevolezza e che aiutano le persone ad esprimere al meglio le proprie potenzialità
Il Coaching è nato nell'ambito della formazione aziendale, nell'intento di fornire un'esperienza di consulenza personalizzata e mirata, strutturata in una serie d'incontri a due. Utilizza molti elementi di "problem solving" ed ha assorbito modalità ed aspetti tipici del Counseling. Questa metodologia ha l’intento di aiutare a sviluppare ed ottimizzare competenze e caratteristiche personali per mettere in atto una performance efficace e competitiva. Atraverso la relazione il coach permette al coachee di creare la sua visione, identificare gli obiettivi che vuole raggiungere e mettere a punto la sua strategia per raggiungerli. Il Coach non fornisce soluzioni ma permette alla persona di aprire nuovi orizzonti, darsi prospettive non immaginate, scovare le proprie risorse interiori per sviluppare il proprio progetto di vita. Si focalizza sulle possibilità e sulle azioni. Serve a liberare le potenzialità di una persona, perché riesca a portare al massimo il proprio rendimento, aiutandola ad apprendere piuttosto che impartendole insegnamenti. Il Coach non esplora le cause passate, nella vita del cliente, che hanno portato alla difficoltà attuale. Non fornisce consigli né soluzioni; utilizza invece la comunicazione, in particolare le domande, per far riflettere il cliente e per stimolarlo attraverso delle azioni concrete.
Il suo scopo è:
 guidare il cliente nella risoluzione dei problemi legati alle proprie performances nell’ambito lavorativo
 produrre i risultati desiderati nel modo desiderato,
 esprimere le sue migliori potenzialità,
 definire obiettivi motivanti
 identificare ed acquisire competenze trasversali.
Il coaching inoltre, rispetto al counseling, è maggiormente orientato all'azione, ed è focalizzato di più verso l'esterno, il counseling si focalizza maggiormente sulle dinamiche interne alla persona.
L'esistenza di un buon livello di fiducia è un requisito fondamentale in tutte e due i rapporti.
Ma nel counseling, rispetto al coaching, le componenti emotive ed affettive della relazione possono essere più importanti, e ci possono essere un maggior affidamento o identificazione. Sono solitamente svolti in una situazione one to one, dove un professionista segue un singolo cliente.
Sia il counseling che il coaching partono dall’individuo e dalle sue risorse come base su cui costruire nuove modalità per migliorare il presente; sono un valido supporto per migliorare la propria efficacia, la gestione del tempo, dello stress, e di tutti quei fattori che volti in chiave positiva possono aumentare il benessere dell’individuo.
Applicato, nello specifico, al mondo del lavoro, il counseling può essere particolarmente utile per le persone che vivono momenti di ansia, insoddisfazione, stress o conflitti che si ripercuotono anche nella vita non lavorativa. Il coaching è particolarmente indicato, invece, per quelle persone che sentono di voler sviluppare maggiormente delle capacità cruciali per il proprio ruolo professionale (ad es.: leadership, comunicazione assertiva, conduzione di team, ecc.)
Infine, riassumendo le due metodologie in due slogan possiamo dire che:
il Counseling è l’arte di aiutare ad aiutarsi
il Coaching serve a liberare le potenzialità di una persona, perché riesca a portare al massimo il suo rendimento.
3. Il mentoring
Il termine mentoring è ormai entrato da parecchio tempo a far parte del gergo del mondo del business. Il termine risale alla mitologia greca: Ulisse, partendo alla volta di Troia, affidò all’amico Mentore la sua casa e il figlio Telemaco, raccomandandogli di dividere con lui tutta la sua sapienza.
Ma cosa significa dividere la propria sapienza?
Ogni allenatore è fornito di un grosso bagaglio di conoscenze e di competenza tecniche. Nel corso degli anni però, questo bagaglio è destinato ad esaurirsi e si rischia di arrivare ad un punto morto. Il vero mentore però non dirà mai al proprio allievo: “Ti ho insegnato tutto quello che sapevo, ormai non c’è più nulla da imparare”. C’è sempre la possibilità di andare oltre, dal momento che ogni allievo possiede dentro di sé cose che l’allenatore non è neppure in grado di immaginare.
Se l’opera dell’allenatore, del formatore o del mentore vuole proseguire, è necessario lavorare sull’esperienza degli allievi, sulle loro percezioni, sulle loro emozioni, anziché concentrarsi unicamente sulle proprie.
Una corretta pratica di mentoring deve condurre l’allievo oltre i limiti delle conoscenze possedute dall’allenatore. Il mentore è un formatore. Non è il depositario di valori assoluti, di tecniche esatte e immutabili, ma la sua abilità è quella di saper tirare fuori dall’allievo nuovi valori e nuove tecniche.
Secondo una vecchia definizione il termine mentoring veniva fatto risalire al concetto di apprendistato, in cui un individuo più anziano e con maggiore esperienza trasmette a uno più giovane tutto quello che sa su come una determinata attività debba essere affrontata e come ci si deve comportare nel mondo dello sport o del lavoro. La definizione evidenzia una trasmissione statica della conoscenza, una trasmissione unilineare non passibile di modifiche, che non permette all’allievo il libero sviluppo della propria personalità, come se il suo unico fine fosse quello di diventare una copia esatta del suo istruttore.
In realtà il mentoring è finalizzato al miglioramento delle performance e allo sviluppo di abilità individuali attraverso una forma particolare di tutoraggio e di istruzione. Il mentore fornisce consigli e suggerimenti, stimola con le domande la creatività dell’allievo che acquisirà, alla fine, determinate competenze connesse allo sviluppo della propria carriera professionale.

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