Il problema, meglio l’ostacolo, per chi si avvicina alla scrittura, è che immagina che le cose da scrivere siano quelle, e basta. Certo, a ben vedere è così.
Ma una certa narrativa in realtà ha anche altri obiettivi.
Come ho già ricordato in precedenza, ai tempi di Esiodo si faceva una letteratura didascalica e il suo scopo era educare i (pochi) lettori. Da allora parecchia acqua è passata sotto i ponti. La letteratura non è didascalica, non ha come scopo quello di educare i lettori raccontando loro cose belle ed edificanti. Anche se da più parti si dice che Dante deve essere proibito perché violento.
Un aspetto però è rimasto identico ad allora. Non ci si può limitare ai fatti, quindi alla superficie delle cose. Didascalica oppure no, con intenti educativi o meno, occorre scavare.
Ma non è una faccenda che tutti hanno voglia di intraprendere. E poi, come si fa a definire quello che scava, e quello che finge di scavare?
Aveva capito che la vita non era facile, ma difficile. Era per gente pronta, e lui era nato pronto.
Per molti, una simile frase è profondissima. Qualcuno arriverebbe a farsela tatuare su un braccio. Perché contiene un pensiero potente. In realtà, è presa da un film di azione di scarsa qualità, ma spesso l’autore fa finta di nulla, oppure ne è consapevole e felice. Perché è in sintonia col pubblico.
Sembra essere profonda una simile frase, mentre invece giocherella con la superficie.
“E chi lo dice?”, chiederà qualcuno.
Potrei replicare che il tempo è un buon giudice (e in parte è proprio così), e scappar via in questa maniera.
Ma se si scrive di se stessi, si può agevolmente scommettere che si resterà a galleggiare. Uno dei consigli che si forniscono soprattutto a chi esordisce nella letteratura, è di raccontare le storie degli altri. Un espediente che si evita con cura perché si ha la testa piena di sciocchezze quali:
Dovete scrivere di ciò che conoscete.
Buona parte della letteratura è composta di storie ed eventi che non sono capitati ai loro autori.
Se invece si ha la determinazione di mettersi da parte, e di provare a scrivere di ciò che non si conosce, si finisce in un terreno inesplorato. E che occorre cominciare a conoscere un poco, se si desidera uscirne, in qualche modo.
La mancanza di conoscenza, induce a esplorare e a non affidarsi alle apparenze. Di solito.