Ieri sera, tardi, ero in piazza Trilussa per una breve gita a Roma. D’improvviso, un romano “de Roma” si è messo a recitare alcune poesie di Trilussa. Eravamo in molti, il chiasso di tanta gioventù era bellissimo, ma immediatamente si è fatto silenzio. Per qualche minuto, ad occhi chiusi, abbiamo ascoltato. Un altro mondo, altri tempi, ma di un’attualità sorprendente.
L’elezzione der Presidente
Un giorno tutti quanti l’animali
sottomessi ar lavoro
decisero d’elegge un Presidente
che je guardasse l’interessi loro.
C’era la Società de li Majali,
la Società der Toro,
er Circolo der Basto e de la Soma,
la Lega indipendente
fra li Somari residenti a Roma;
e poi la Fratellanza
de li Gatti soriani, de li Cani,
de li Cavalli senza vetturini,
la Lega fra le Vacche, Bovi e affini…
Tutti pijorno parte all’adunanza.
Un Somarello, che pe’ l’ambizzione
de fasse elegge s’era messo addosso
la pelle d’un leone,
disse: – Bestie elettore, io so’ commosso:
la civirtà, la libbertà, er progresso…
ecco er vero programma che ciò io,
ch’è l’istesso der popolo! Per cui
voterete compatti er nome mio. -
Defatti venne eletto proprio lui.
Er Somaro, contento, fece un rajo,
e allora solo er popolo bestione
s’accorse de lo sbajo
d’avé pijato un ciuccio p’un leone!
- Miffarolo! – Imbrojone! – Buvattaro!
- Ho pijato possesso:
- disse allora er Somaro – e nu’ la pianto
nemmanco se morite d’accidente.
Peggio pe’ voi che me ciavete messo!
Silenzio! e rispettate er Presidente.
(Trilussa)