Talk show, inviati speciali, articoli di cronaca nera o rosa, insomma, ci hanno servito la tragedia di Perugia con la salsa cocktail, un po’ come piace agli italiani e non solo, e noi tutti abbiamo attinto dal piatto di portata. Sentivo alla radio che hanno definito il processo di Perugia “processo mediatico”, per via dell’enorme campagna pubblicitaria che c’è stata gioco-forza dietro un evento del genere, e che di fatto ha schierato le persone, tra chi incolpa e colpevolizza, chi invece vede solo dei poveri ragazzi capitati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma andiamo con calma e con ordine, perchè è di ieri la notizia dell’assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, e personalmente questa notizia continua a ronzarmi per la testa.
Flashback: Meredith Kercher viene trovata dalla polizia in casa sgozzata. Da qui la storia si fa confusa, di fatto non esistono prove che incolpino oltre ogni ragionevole dubbio qualcuno, eccetto Rudi Guede, l’unico a lasciare tracce di dna sul corpo della vittima. La prima ricostruzione, leggibile su wikipedia, parla di un gioco erotico perverso, al quale Meredith non era consenziente, che poi è sfociato in un pasticcio con un coltello piantanto nel collo. Presi dal panico Amanda, Raffaele e Rudi cercano di coprire le tracce, chiudono a chiave la porta della stanza dov’è avvenuto l’omicidio, e si disfano dei telefoni lanciandone uno in un burrane poco distante, e lanciando gli altri in un’abitazione della zona. Questi telefoni vengono poi trovati da un’anziana signora a casa sua, li consegna alla polizia, e si scopre che conducono al nome di Amanda Knox, coinquilina di Meredith Kercher. Interrogata, lei dice in soldoni “non ero lì, non ne sapevo nulla, sono estranea ai fatti”. Ma le cose, dicono gli inquirenti, non stanno proprio così; lei tira in ballo altre persone, e comincia da lei e attorno a lei una vera e propria campagna mediatica sull’americana dagli occhi di fata, e sul ragazzo dal viso d’angelo che somiglia ad Harry Potter, che si contrappone di fatto ad un altro filone mediatico, quello che li vede colpevoli. Ma questa prima campagna mediatica, che ha tutto l’aspetto di una campagna elettorale, è cominciata dai giornalisti e manipolata dagli stessi protagonisti: basti pensare che è stato creato un sito ad hoc www.raffaelesollecito.org dove c’è un’intera sezione “dicono di lui”, dove viene dipinto come un ragazzo perfetto, buono, gentile, altruista, sensibile e generoso. Strumentalizzazione? Manipolazione dell’informazione? O solo la pura verità? Stiamo parlando di persone che investono denaro per la costruzione di un sito ad personam auto-promozionale col puro intento ovvio di promuovere una certa immagine in vista di indagini e di una sentenza (perchè di fatto il sito offre nessun servizio, e non c’è nulla da comprare).
Nel frattempo Raffaele Sollecito e Amanda Knox trascorrono più di 4 anni in carcere, e viene emessa una prima sentenza che li inchioda a 25 e 26 anni di prigione. Qui l’opinione pubblica si spacca, e complice una politica interventista tramite interviste, talk show, blog, siti, e ovviamente testate dei giornali, la difesa comincia a diffondere un virus che arriva alle orecchie sensibili dei magistrati: far tremare le convinzioni granitiche e insitllare il dubbio.
Questa diffusione virale ha dato i suoi risultati: dopo un consiglio durato 9 ore, la corte ha invalidato la ricostruzione della prima sentenza, e ha dichiarato Raffaele Sollecito e Amanda Knox “innocenti perchè il fatto non sussiste”.
Abbiamo assistito ad un processo-campagna elettorale, nel quale rimane il sospetto che la Corte di cassazione non abbia voluto fare delle scelte impopolari e abbia scelto il male minore. Un tribunale dovrebbe essere scevro da demagogia e populismo, peggio che mai da decisioni manovrate dalla politica, ma è evidente che siamo entrati in un’altra era della giurisprudenza, quella sotto le luci dei riflettori.
Magazine Legge
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