Lo scorso 24 settembre 2013 è stata presentata alla Camera dei Deputati la Proposta di Legge protocollata con la sigla AC 1617 dal titolo "Disposizioni per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti e di complessi sportivi multifunzionali", più comunemente identificata come "legge sugli stadi", con un supporto trasversale che riunisce i due principali partiti (PD e PDL) ma anche Scelta Civica e il Movimento 5 Stelle
La nuova legge, che riparte dal testo della precedente legislatura (AC 2800) non prevede contributi pubblici a fondo perduto, ma punta tutto sull'incentivazione delle iniziative garantendo procedure amministrative semplificate e attivazione di percorsi di project financing, attraverso i quali gli investitori possano avere una garanzia di rientro dell'investimento attraverso i flussi economici derivanti dalla gestione dell’impianto nel periodo di concessione.
Le "compensazioni"
In realtà c'è ancora almeno un aspetto molto delicato. L'art. 1 della Proposta di Legge, al secondo capoverso recita:
Per la finalità di cui al comma 1, le opere oggetto della presente legge sono dichiarate di preminente interesse sociale e nazionale, nonché di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza.
Questo passaggio, che ad una prima lettura potrebbe apparire normale e scontato, perché tendente ad inquadrare i progetti di nuovi impianti in maniera tale da garantire la possibilità di attivare le procedure amministrative semplificate, ritenute (a ragione) un prerequisito perché l'investitore possa essere interessato a procedere, porta con se un "antipatico" corollario: la definizione dell'opera come "di pubblica utilità" equipara questo tipo di investimento ad altri quali la costruzione di scuole, parcheggi, ecc. iniziative per le quali le vigenti normative consentono l'identificazione delle cosiddette "compensazioni", richiamate anche all'art. 3, comma d) della Proposta di Legge.
Il concetto delle compensazioni nasce come incentivo economico per consentire che il promotore di un progetto di "pubblica utilità" (cioè che nasce con un obiettivo intrinseco non necessariamente di lucro perché prioritariamente rivolto ad intercettare e soddisfare esigenze della collettività) possa trovare una compensazione economica dell'investimento in iniziative collaterali, che rendano il progetto economicamente sostenibile.
Facciamo un esempio concreto: tu costruisci un parcheggio e io Comune ti "obbligo" a tenere i prezzi orari calmierati perché voglio incentivarlo come area di interscambio con i mezzi pubblici. Siccome questo rischia di rendere il progetto antieconomico (e, quindi, di far allontanare possibili investitori privati) in cambio intervengo sul Piano Urbanistico Comunale, ad esempio modificando la destinazione d'uso di alcuni terreni che possiedi in modo che tu possa realizzare su quelle aree appartamenti e/o uffici. Questo ti consentirà di trovare, dal guadagno che farai su questa seconda operazione, una compensazione con la perdita del progetto di pubblica utilità.
Mentre non trovo questo approccio pericoloso per la fascia preminente di impianti sportivi (l'art 2 parla di impianti con almeno 1.500 posti a sedere se coperti e 4.000 se scoperti), visto che si tratta di iniziative che riguardano progetti che hanno indubbiamente una ricaduta anche sociale (pensiamo a associazioni sportive, squadre non professionistiche o ai primi livelli di professionismo, ecc.), faccio onestamente molta fatica ad accettare l'applicazione di un concetto di pubblica utilità agli stadi della Serie A.
Parliamo di società (quelle calcistiche) con fatturati importanti e costanti investimenti plurimilionari sulla rosa dei giocatori. Società che una gestione efficiente può e deve portare alla capacità di effettuare investimenti senza ricorrere alle "compensazioni".
La Juventus e l'Udinese (squadre di dimensioni diverse) hanno portato avanti i loro progetti anche in assenza di questa agevolazione.
Potrebbero spiegarmi i relatori del Progetto di Legge che tipo di "pubblica utilità" ha lo Juventus Stadium?
A me sembra un "normale" investimento, fatto da una società di calcio che ha creduto in un percorso di progressiva diversificazione dei ricavi; esattamente come altre società operanti in altri settori comprano macchinari od immobili strumentali alla loro attività.
Gli oneri di urbanizzazione
Un altro aspetto da tenere in considerazione riguarda gli oneri di urbanizzazione. Quando viene realizzato un investimento di natura immobiliare, il promotore è tenuto a riconosce al Comune tali oneri, che sono calcolati in ragione del 5% del valore del progetto. Se uno stadio di medie dimensioni raggiunge un costo di 60/70 milioni di Euro, parliamo di 3/4 milioni di Euro che entrano nelle casse del Comune, ma su investimenti più rilevanti questa cifra può raggiungere i 10/15 milioni di Euro. Quello che spesso accade è che il Comune accetti di ottenere, in luogo dei soldi, la realizzazione di opere pubbliche che avrebbe dovuto finanziare. Questo anche per velocizzare l'iter di esecuzione delle stesse.
Qui le problematiche da affrontare sono due:
- la determinazione degli oneri di urbanizzazione nel caso di opere di pubblica utilità è più flessibile per i Comuni, che in teoria potrebbero anche decidere di non richiedere alcun pagamento al promotore del progetto, proprio per la natura dell'investimento;
- poiché la realizzazione o ristrutturazione di uno stadio comporta certamente modifiche alla viabilità della zona in cui l'impianto insiste, una parte di questi costi potrebbero venir riconosciuti al promotore come se fossero oneri di urbanizzazione.
Intendamoci, queste due ipotesi non nascono da una cultura del sospetto (cioè, detto in soldoni: qualcuno allunga delle mazzette per evitare di tirar fuori dei soldi), ma occorre considerare che dietro ad una squadra di calcio vi è una massa di tifosi, che sono anche elettori … esiste una sorta di possibile condizionamento politico indiretto che potrebbe portare le Amministrazioni Comunali a trattare con condizioni di particolare favore la squadra della propria città.
La cosa che mi preoccupa maggiormente, però, è che difficilmente ho trovato queste considerazioni (se non sul sito di Federsupporter) quando mi è capitato di leggere materiale ed articoli su questo argomento, che pure è dibattuto ormai dal lontano 2008 (la prima proposta di legge, non dissimile nell'impostazione generale, è di quella data, due Legislature fa).
E poiché non ritengo di essere dotato di un'intelligenza superiore alla media, quando argomenti di questo tipo passano sotto traccia mi chiedo immediatamente se si tratti solo di superficialità dei mezzi di comunicazione o se, invece, la stessa sia solo una posizione "di comodo" o, peggio ancora, esplicitamente richiesta.