La temperatura era calata vertiginosamente nell’ultima settimana. Nonostante le belle giornate di sole, non si poteva andare in giro senza sciarpa, guanti e cappello ad intrappolare il calore generatosi dai pesanti cappotti. La sera, poi, il freddo diventata talmente denso da impedire di camminare con scioltezza. Melania si era accucciata come meglio poteva dentro ai suoi strati di lana, provando a mettere al riparo più pelle possibile. Avanzava a passo spedito con la sciarpa avvolta fino sopra al naso ed il cappello calato sulle sopracciglia. Le braccia strette sul petto e le mani incastrate sotto le ascelle. Più volte represse l’istinto di scoprire il polso e controllare l’orario. Si era decisa all’ultimo minuto e sperava di fare in tempo.
Quella sera, però, aveva deciso di riprendersi indietro il suo
amico.
Finalmente giunse di fronte al ristorante. Era rimasto chiuso
nell’ultima settimana per lutto, la nonna di Davide era venuta a mancare dopo una
lunga malattia.
Come l’ultima volta in cui era stata lì, il locale era quasi
vuoto, le persone sedute agli ultimi
tavoli si accingevano ad andare via. Prese un gran respiro inalando l’aria
ghiacciata ed entrò.
Una cameriera, mai vista prima, la fermò.
«Signora, mi scusi… stiamo chiudendo…»
Melania si tolse il cappello e liberò il viso dalla sciarpa.
«Lasciala entrare…»
intervenne un ragazzo dai capelli rossicci. Lei gli sorrise.
«Fabio…»
«Era da tanto che non ti si vedeva, Mela…»
«Ho avuto un po’ da fare…»
Il giovane annuì e gli indicò un tavolo.
«Te lo vado a chiamare… aspetta lì…»
Melania strinse il cappello tra le mani e si avviò. Si sedette ed
attese. Qualche istante più tardi arrivò Davide.
«Mela…»
sussurrò.
Lei sollevò lo sguardo sorridente.
«Hey…»
Le si avvicinò impacciato.
«Come va?»
le domandò.
«Una meraviglia… ho saputo di tua nonna, mi spiace»
Lui annuì e prese posto.
«Stava male da un po’… meglio così…»
«E con Elena?»
«Oh… è finita… un anno fa, per la precisione»
Melania fece un rapido calcolo mentale e realizzò che doveva
essere successo proprio la sera in cui lui aveva dato di matto. Spalancò la
bocca in seguito all’epifania avuta e lui scrollò le spalle.
«Beh, è successo… tu… come mai… cioè…»
«Come mai sono qui? Beh… pensavo potessi portarmi una porzione di
dolce alle mandorle…»
Lui inclinò la testa di lato, confuso.
«Appuntamento andato a male?»
Lei sorrise.
«Niente affatto… è quasi un anno che non frequento nessuno…»
Lui si sorprese.
«Hai presente quello che mi hai detto quella volta?»
«Ho detto tante cose …»
commentò in tono funereo. Lei continuò:
«Beh… tra le tante, mi hai detto che avrei dovuto dare una
possibilità alle persone che avevo di fronte
… così ho seguito il tuo consiglio. Quella
sera stessa, arrivata a casa, ho richiamato Fabio e gli ho dato un’altra
possibilità… e poi un’altra ancora… e di nuovo un’altra…»
«Ho capito… ho capito…» la interruppe, agitando un mano in aria «Avevo
ragione e lui si è rivelato essere il principe azzurro»
«Cosa?!? No! Affatto! Non avevi ragione per niente e lui è un
principe azzurro tanto quanto lo era Alfio!»
Davide spalancò la bocca, interdetto.
«Dopo un mese sprecato appresso a quel mister noia… ho capito!
Ricordi l’altra cosa che mi hai detto?»
L’uomo allargò le braccia scuotendo la testa.
«Mi avevi detto che non avrei mai trovato l’uomo giusto se non gli
avessi concesso la possibilità di conoscermi davvero! Così ho smesso di interpretare
una versione di me e sono stata semplicemente me stessa!»
«E…»
«E niente… a quanto pare sono troppo complicata o fuori di testa
per l’uomo medio…»
«Mela… ha una conclusione sensata questa tua storia?»
«Oh, sì… certo!»
«E sarebbe?»
«Beh… mi sono fermata, capisci? Ho iniziato a pensare e pensare… e
pensare! Non ci crederai, ma posso pensare veramente tanto»
«Mela!»
«Sì, scusa… dicevo… ho pensato tanto… ed ho capito! Ho capito che
la sola cosa che mi spingeva a lanciarmi in storie impossibili era la paura di
trovare, effettivamente un uomo… dopo Alfio avevo il terrore di tornare ad
essere solo la fidanzata o la moglie di qualcuno… ed anche il dedicarmi ai loro
hobby, non lo facevo per colpirli e conquistarli… credo fosse il mio
complicatissimo modo di trovare il coraggio di fare qualcosa… capisci?»
«Più o meno… credo…»
«Non importa! Quello che importa è che ho passato l’ultimo anno
libera! Ho trovato le mie passioni, i miei interessi… diavolo, sono la regina
di Zumba!»
«Zumba…»
«Sono dannatamente brava! Ma…»
Melania sospirò, e guardò Davide scuotendo la testa.
«Ma?»
la incitò lui.
«Ma mi manchi tu… il mio più caro amico… tutto è fantastico... ma
non ci sei tu. La sera torno a casa e mi rendo conto che sei il solo a cui
vorrei raccontare della mia giornata… e sei il solo che potrebbe accorgersi dei
miei progressi, perché sei il solo a sapere com’ero fatta davvero prima… e… basta… mi manchi!»
Davide allungò le mani sul tavolo
e prese quelle di lei.
«Anche tu mi sei mancata… tanto…»
«Mi porterai quel dolce,
adesso?»
«Sei tornata solo per quello, dì la verità…»
«Sono la regina della Zumba… ho bisogno di grassi da bruciare!»
Scoppiarono a ridere ed il tempo sembrò tornare indietro… o non
essere mai passato.