Magazine Diario personale
Oggi ho inviato le prime 10 pagine ad un'amica... Sono esattamente 13 anni che aspetto di scrivere queste 10 pagine... ero arrivata a 2, 3 al massimo, ma non ero mai convinta della sequenza, dell'ordine da dare al racconto che mi balla in testa. Poi un giorno è arrivata l'illuminazione! Ma da quella a metterla nero su bianco... Qualche riga, due pagine, cancellare, così non va, non scorre, non è il tempo giusto, non c'è il ritmo che voglio... ferma ancora... Poi arriva una telefonata assurda, di quelle che ti fanno passare ore a chiederti chi diavolo siamo noi esseri umani, quali scopi ricerchiamo, e perché alcuni sentono in bisogno di comportarsi in modi così complicati, insensati. Esco sul terrazzo a godermi il clima mite della notte, finalmente senza giacconi ma in maglietta e basta. Mi siedo per terra (tavolino e sedie rientrano nel budget, sempre più lungo, di quando avrò un lavoro stabile!), mettendo un cuscino sotto le mie smilze natiche, ed accendo il pc. Ma niente mi stimola, i blog li ho già letti tutti, le notizie mi deprimono, allora apro il file... rileggo... inizio a cambiare alcune cose, sistemo, metto ordine, e le dita iniziano a scorrere senza inibizioni, tanto che ad un certo punto mi scopro ad essere stanca e... per forza, scrivo da tre ore! Tre ore! Tutte di fila senza che il timore della pagina bianca mi assalisse, senza che il vuoto della riga successiva mi fosse d'intralcio. Ho scodellato dieci pagine in un baleno, ma non solo, ho le altre che continuano a ronzare in testa, che vogliono prendere vita, che vogliono il loro posto. Ma non voglio esagerare, non voglio spingere più di quanto le mie forze mi permettano e mi fermo. Mi serve un parere... per me va tutto sommato bene, l'ho scritto io... fila. Ma voglio sapere se fila anche per qualcun'altro. Voglio sapere se il filo questa volta è quello giusto. Allora mi espongo, cosa mai fatta prima d'ora, ed invio il file ad un amica, e desidero che sia crudele, che mi faccia a pezzi tutto, perché altrimenti questa volta dovrò andare avanti. Tirare fuori un sogno dal cassetto, un sogno così grande mi fa paura. Ho paura più che dica "si, si legge, mi piace." Perché se dicesse "no guarda, meglio che lasci perdere" potrei richiudere il cassetto e darmi pace per altri dieci o dodici anni. Di sogni ne ho tre per la mia vita. Quelli grandi, quelli che ti fanno andare avanti perché speri sempre che un giorno li raggiungerai. Uno è questo, e mi spaventa più ora che il cassetto l'ho parzialmente aperto di quanto mi spiacesse lasciarlo lì, al sicuro, consapevole che potevo dargli una sbirciata ogni tanto. Perché ovviamente il sogno non si limita allo scrivere, quello lo faccio tutti i giorni in vari modi. Uno scrittore alla fine scrive per amore ma vuole anche essere letto e, dite di no, apprezzato. E' una vita che mi sento dire che dovrei farlo, pure Ser mi disse di scrivere questa storia... Io diciamo che sono partita da un pò più lontano nel tempo, ma se arrivo alla fine questa storia sicuramente ci finisce. So che molti artisti sono scaramantici, e anche se non mi si può definire artista, sicuramente sono scaramantica. Ma proprio per questo mi espongo e scrivo che scrivo. Voglio vincere le mie paure, le mie insicurezze. Voglio andare oltre, provarci almeno. Tanto, per richiuderlo il cassetto ci metto molto meno che per aprirlo! E se poi restassi lì... la muffa l'ha già fatta e non è mai successo niente.
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