"Leon Kaufman è un giovane fotografo da poco a New York per lavoro. Un giorno, su un treno della metropolitana trova un vagone adibito a macelleria ambulante, gestito da uno psicopatico e pericoloso serial killer"
Se il grande punto debole del regista nipponico di Versus (2000) e Godzilla: Final Wars (2004) stava per lo più nella plateale superficialità e linearità degli script messi in scena (o peggio, nella personale insofferenza verso storie di costruzione articolata), l’incontro con una poetica decisamente più difficile, criptica e meditativa non ha potuto non assolvere ad una necessità funzionale ai propri eccessi visivi: amalgamare la sensibilità tutta europea per il dettaglio caratteriale e psicologico con l’irruenza grafica del manga (l’iperviolenza macabra e barocca di fumetti come "Battle Royale" o "Fortified School" è intenzionalmente citata). Un risultato davvero rilevante, equilibrato e rispettoso dello splendido racconto di Barker, che regala numerosi brividi lungo la schiena e – grazie anche all’incredibile fotografia notturna di Johnatan Sela (The Omen) – difficilmente porterà a frequentare le anonime metropolitane cittadine col medesimo disincanto quotidiano.
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