Migrare. Viaggiare. Spostarsi. Traslocare. Tanti eufemismi per dire: crescere e accrescere il proprio bagaglio emozionale.
Cercando sempre di non impazzire.
Il regno animale è pieno di specie che migrano per sopravvivere. Migrano ogni stagione, appena cambia la temperatura si spostano. Partono in gruppi, solitamente, molto numerosi. Quest’esperienza è tanto comune e naturale nel mondo animale – tutti abbiamo visto stormi d’uccelli migrare – quanto più è problematica e traumatica nella società umana. Esistono uomini che, migrando, hanno dato vita a generazioni di popoli nei più sperduti angoli del mondo, e altri, che non si sono mai mossi dal loro villaggio; ancora oggi può capitare di incontrare qualcuno che non abbia mai visto il mare, o le montagne dal vivo, perchè non si è mai spostato.
Ma a noi giovani bamboccioni, invece, è assolutamente vietato poter pensare di passare tutta la vita nello stesso posto. Viaggiare, conoscere, spostarsi, scambiare informazioni: è questa la chiave dell’evoluzione (o della globalizzazione?).
E così nei primi 18 anni della mia vita ho abitato sempre nella stessa casa, nella stessa strada, dividendo una stanza con mio fratello e salutando tutti i vicini di casa che mi conoscevano da quando sono nata. Poi, il disastro: ogni anno mi è toccato un trasloco (anche più di uno, a volte, nello stesso anno), ho cambiato 8 camere, ho avuto circa 18 coinquiline/i diversi, ho spedito e rispedito le mie cose a casa e poi nella nuova stanza, e poi a casa, e poi ancora e ancora non so più quante volte, in soli 6 anni, di cui 2 fuori dall’Italia, con tutto ciò che questo fatto comporta.
Sicuramente tutti questi traslochi hanno smosso l’economia mondiale, mi hanno permesso di conoscere luoghi e persone straordinarie (non tutte), di condividere alcune esperienze bellissime e altre meno, ma, arrivata all’ennesima migrazione solitaria, con i miei pacchi pronti nel salone, una casa che non ho mai visto che mi attende in un paese che non ho mai visto, tra persone che non conosco, credo di poter dire una cosa. L’essere umano ha capacità di adattamento straordinarie – che, tra le altre cose, gli hanno permesso la famosa conservazione delle specie – che diminuiscono in modo direttamente proporzionale all’avanzare dell’età. Ora, non che io sia così vecchia, ma secondo voi, una persona può subire un livello di stress così alto in tranche di tempo regolare talmente brevi? Insomma, voglio dire, ci sarà un motivo se ad un certo punto da nomadi siamo diventati sedentari, abbiamo iniziato ad allevare pecore e piantare fagiolini… La verità è che ogni volta che si parte, ci lasciamo dietro anche tanto: investire tempo ed energie per costruire relazioni, relazioni profonde che ti legano stretta, e poi lasciar andare tutti, ognuno alla propria vita, per la propria strada, ai propri sogni.
Perlomeno, a quella gente che ci guarda dall’alto, con la sola preoccupazione di decidere se andare a passare il weekend nella villa in campagna, nello chalet in montagna, o magari a fare un giro in barca con lo skipper a noleggio, chiedo un favore: vi prego, investite nella ricerca, lasciate che qualche nerd disperato inventi un modo 2.0 per traslocare, tipo un dropbox del trasloco, un posto dove lasciare tutte le cose per poterle riprendere al prossimo trasloco. Abbiate pietà di noi. Ma uno può imparare a memoria i listini delle ditte di spedizione, del noleggio auto, mentre raccatta cartoni vuoti per strada, stile barbone, per tutta la vita?
Beh, intanto io continuerò a riempire il mio carapace di poster sgualciti, conchiglie spezzate, braccialetti di fili colorati e barattolini con le mie foglie di the, per ricordarmi di quelli che ho lasciato, nella speranza che anche loro si ricordino… di aggiungermi su fb!