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Milano: auditorium San Fedele omaggia Robert Bresson, maestro del minimalismo

Creato il 22 ottobre 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Tra i frastuoni e le esuberanze del terzo millennio la Fondazione Culturale San Fedele ritaglia per sé e “felici pochi” uno spazio di silenzi e sfumature omaggiando Robert Bresson con un ciclo di cinque film proiettati nell’ auditorium di Via Hoepli tra il 21 Ottobre 2014 e il 20 Gennaio 2015. Già nel presentare il quintetto (Un condamné à mort s’est échappé , L’Argent, Au hasard Balthasar , Pickpocket, Mouchette ) sorge spontaneo un dubbio atroce : quale il criterio della scelta nella filmografia di Bresson?
Bresson ha diretto 13 lungometraggi in un arco temporale che va dal 1943 ai primi anni Ottanta del secolo passato; è un caso registico raro perché la sua produzione, contro la tendenza di molti grandi autori del ‘900, non è affatto sterminata e mantiene al suo interno una ineccepibile e quasi eterea coerenza stilistica, morale, narrativa. Di pochi autori si può parlare come nel caso suddetto di una tanto magistrale qualità media del prodotto: anche i meno riusciti tra i suoi film possono dirsi capolavori o quantomeno piccoli gioielli in cui si riflette una cristallina idea di cinema. La sua intera opera artistica può essere letta come un grande affresco organico diviso in capitoletti.
Filo conduttore di una intera esperienza di grande cinema è la sottrazione; poco importa se a reggere il peso del lungometraggio siano Lancillotto , un curato di campagna, Giovanna d’ Arco, un ladro o un asino in cui sembra riflettersi tutto il dolore del creato : nel segno della scarnificazione dell’ immagine e della parola un manto di lunghi silenzi o di dialoghi scolpiti avvolge il suo cinema dove i rimandi ad una “religiosità laica”, occidentale (cattolica e nondimeno luterana) o ortodossa emergono con fulgida discrezione.
Nell’ accumulo e nella sovrabbondanza di un cinema che pare aver dimenticato o bistrattato grandi lezioni impressioniste l’ “epopea” artistica bressoniana splende in una dimensione che nell’ incontro tra la sofferenza e una sua stoica accettazione trova una distanza marcata dal tempo e dallo spazio comuni. Il sunto della sua immortale lezione è meraviglioso : riducendo all’ osso poetiche e tematiche esistenziali si può ottenere un livello di comunicazione sublime e ad un tempo efficace perché indimenticabile.


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