Al portone del nostro palazzo guardiamo l’ora e ci accorgiamo che il nostro orologio da polso è fermo.
Batteria scarica.
Pensiamo che non sia un grosso problema, nel tragitto che faremo ci sono molte orologerie che potranno prontamente sostituire la batteria.
Entriamo nel primo, grande negozio, vetrina con le migliori marche. Chiediamo la sostituzione e ci sentiamo rispondere dalla giovane e carina signorina che dobbiamo lasciarlo perché deve andare in laboratorio.
IN LABORATORIO?! Per una batteria? Non lo pensiamo soltanto ma lo diciamo ad alta voce.
La signorina risponde che sì deve andare in laboratorio perché ( e ci guarda come se fossimo dei primitivi) c’è uno speciale macchinario per aprire e cambiare la batteria.
Allora le rispondiamo che il cosiddetto “macchinario” non è una pressa industriale ma un oggetto che sta in un mano. Ringraziamo e andiamo via.
Altro negozio e stessa storia, ne passiamo altri tre. Sempre la stessa risposta.
Alla fine optiamo per piazza duomo. Lì sicuramente la musica sarà diversa.
Anche no. Anzi lì tutto è molto più scellerato, “No guardi me lo deve lasciare cerco di farlo nelle prossime due ore”, “No deve passare nel pomeriggio”, “Dopodomani, lo mandiamo in laboratorio”.
È follia! Continuiamo la nostra passeggiata verso la meta, altri tre negozi. Stesse risposte.
Stanchi e scocciati da tanta inefficienza. Ci dirigiamo dritti verso la metà, fa niente.
Un ultimo negozio, davanti la strada che ci porta dagli artigiani. Entriamo e ci dicono che in un minuto sarà pronto.
Finalmente!
Ora il discorso è uno solo, la storia del laboratorio serve esclusivamente a far lievitare il prezzo del cambio di batteria, ma è possibile che in una città come Milano si debba assistere a questo tipo di situazione? Anche il più ignorante tra gli uomini sa che una batteria si cambia in un secondo?
Siamo sempre più basiti davanti a certi comportamenti del popolo italiano.
Buona scelta
IBD