Un Marco De Vincenzo davvero ispirato disegna una donna sofisticata e decisa per la prossima stagione fredda. E’ ancora l’architettura e l’arte la cornice entro cui inscrivere l’atto creativo del giovane stilista messinese, presente ora nella lana a graniglia dei cappotti che ricordano i pavimenti a cornice di antiche residenze, ora nelle scalanature delle colonne che si raccontano su dress e gonne, le cui geometrie complesse creano dei favolosi plissè e origami in pelle, o ancora nei dress sabbia o polvere in maglia di lana che, emuli dei soffitti a cassettoni romani, rifrangono la luce chiara del codice estetico dello stilista.
Un gioiello di raffinatezza, uno splendido esempio di attenzione al dettaglio, quando su cappe e cappotti in pelliccia intarsiata si stagliano verticali in lurex per effetti brillanti non convenzionali, o quanto gonne al ginocchio e maglioncini ultra slim a collo alto sembrano racchiudere fregi d’onice in fermento. E’ una collezione matura e senza sbavature, coerente a quel processo di consapevolezza che da qualche stagione abbraccia Marco De Vincenzo, ormai tra i nomi più interessanti della settimana della moda milanese.
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