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Militarizzazione dell’Artico

Creato il 15 ottobre 2013 da Molipier @pier78
Militarizzazione dell’Artico Ivan Lagrosa Ivan Lagrosa vedi altri articoli 15 ottobre 2013 18:30

L’estate appena trascorsa, ce ne siamo accorti, non è stata particolarmente calda. Se poi a dirlo è il “National Snow and Ice Data Center” dell’università del Colorado, ci dobbiamo senza dubbio credere.

Proprio questo istituto di ricerca ha infatti recentemente diramato un comunicato stampa nel quale sostiene che l’estate 2013 è stata “relativamente fredda e tempestosa” e ciò “ha contribuito a preservare più ghiaccio marino”. Possiamo quindi tirare un sospiro di sollievo? Assolutamente no. Le stime ci dicono infatti che tra il 2030 e il 2050, nella stagione estiva, non ci sarà più ghiaccio al Polo Nord.

Al di là del fatto che il mare ci verrà a far visita fin sotto casa, questo dato ha conseguenze geopolitiche interessanti.

Con il progressivo scioglimento della banchisa artica, si stanno infatti aprendo nuove rotte commerciali e nuove possibilità di trivellazione. Il tutto, verosimilmente, sarà però accompagnato da aspre contese internazionali.

La Russia ha già mosso i primi passi: ha ridotto la tassazione sulle operazioni di esplorazione ed estrazione nel Circolo polare Artico; il prossimo anno presenterà all’Onu un dossier con le proprie pretese artiche ed infine Putin si è riservato la possibilità di utilizzare anche mezzi militari per garantire gli interessi russi nella Regione.

Se non è proprio una militarizzazione dell’Artico, poco ci manca. Entro quest’anno verrà installata una base di caccia intercettori russa e una base militare canadese (per il momento solo annunciata).

Il controllo della Regione artica si rivela quindi cruciale per ogni paese che non voglia rimanere escluso da ingenti fonti di guadagno future. Oggi i rapporti dei paesi che si affacciano sul Polo sono regolati dal cosiddetto Consiglio Artico, nato nel 1996 e composto dai paesi che si affacciano sulla Regione. A questi paesi, denominati “osservatori permanenti”, si è da poco aggiunta la Cina in qualità, anch’essa, di “osservatore permanente”.

Proprio la Cina ha recentemente dimostrato di essere particolarmente interessata alla nuova possibile rotta commerciale. L’8 agosto scorso è infatti salpata dal porto di Dalian (Cina) una nave mercantile che, dopo aver attraversato l’Artico, è giunta, il 10 settembre, a Rotterdam. Anche se questa tratta è percorribile soltanto nella stagione estiva, i guadagni sono assicurati: rispetto al passaggio attraverso il Canale di Suez, questa “rotta artica” consente di risparmiare fino a due settimane di viaggio; consente di evitare l’elevato costo del pedaggio del canale egiziano e infine consente di scampare il pericolo pirati.

Insomma, la nuova “via della seta” è ufficialmente aperta.

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