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Milone l’imbucato

Creato il 04 dicembre 2011 da Oblioilblog @oblioilblog

Milone l’imbucato

Filippo Milone, il nuovo sottosegretario alla Difesa, nel 1992 finì in carcere (anche se per poche ore) e condannato in cassazione nel 1997.

La sua carriera ha inizio grazie al Ministro La Russa che, prima l’ha portato alle Poste, poi l’ha nominato consigliere personale del ministro della Difesa per la politica industriale. Ed ora è arrivato il grande salto, sottosegretario.

Milone però ha un’altro mentore, Salvatore Ligresti, immobiliarista catanese ma trasferitosi a Milano.

Il suo curriculum personale racconta che Milone ha cominciato a lavorare, appena laureato, nell’azienda di costruzioni di Gaetano Graci, uno dei quattro cavalieri catanesi che negli anni Ottanta e Novanta furono al centro di mille intrighi di mafia e corruzione. Negli anni in cui ha lavora per Ligresti, Milone è riuscito anche a fare affari in proprio. Creò una società con Giuseppe Pizza, noto per la sua militanza nella DC, partito vicino a Silvio Berlusconi. Nel 1998 i due comparivano tra i soci della Edilalfa a Roma, piccola azienda di costruzioni. La Edilalfa però ebbe vita breve, dato che nel 2001 andò in fallimento. Nei primi anni Novanta Milone è finito più volte in tribunale, da imputato, ed è stato anche arrestato. Furono solo poche ore nell’ottobre del 1992, quando i pm di Torino indagavano su di lui per turbativa d’asta e abuso d’ufficio in una vicenda di presunte tangenti ad Asti.

Nel 1997 fu condannato in Cassazione, ma la sentenza fu cancellata con la riabilitazione. In quegli anni Milone spesso viene arrestato. Interrogato dai pm, il manager della Grassetto svelò il sistema dei versamenti illegali delle aziende ai partiti. Passa il tempo e col tempo si smosciano anche i furori di Tangentopoli. Per Milone arrivano le assoluzioni. A Padova, nel processo per le mazzette sui lavori per il tribunale, le accuse cadono in appello. A Milano, invece, è la prescrizione a salvare il manager di Ligresti, coinvolto nell’indagine sulla presunta corruzione per le licenze edilizie nell’area Portello. Nel 2001 finisce fuori tempo massimo anche il processo sulle tangenti per il metrò di Napoli.

Grazie a Ligresti conserva la poltrona nel consiglio di molte aziende di famiglia, come la Progestim o la Saiagricola. Viene nominato nel consiglio delle Poste grazie a Silvio Berlusconi. Nel 2008 però viene licenziato.

Viene coinvolto in alcune intercettazioni che riguardano l’inchiesta su Finmeccanica.  E’ lui il Filippo del quale parlano i due manager, che chiedeva con urgenza un contributo in vista della festa del Pdl del 2010 a Milano. Per il pm Paolo Ielo da questa telefonata “si evince con solare evidenza come il ruolo di Borgogni dentro Finmeccanica fosse anche quello di occuparsi di contribuzioni illecite ai partiti”.

 


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