Mina torna e si fa un “selfie”
Creato il 17 giugno 2014 da Marianocervone
@marianocervone
Più che una cantante, Mina si sta trasformando in un marchio a conduzione familiare.
Oltre al figlio, Massimiliano Pani,
che da anni cura le produzioni di mamma Mazzini, nelle tracce dei suoi dischi
sempre più spesso troviamo arrangiamenti e composizioni del nipote Alex Pani, e le prime lallazioni e
parole del nipotino Edoardo in Troppa luce.
Sono tanti gli album di Mina che di recente
non ho particolarmente amato. Lontana anni luce da ciò che ha saputo
rappresentare fino alla fine degli anni ’90, Mina ha mantenuto una qualità
interpretativa e musicale fino al 2002 con l’album Veleno, ma già da Bula Bula,
di quasi un decennio fa, i lavori discografici della Tigre di Cremona sanno più di trovata commerciale che di incisione
artistica. E se alla cantante di Parole
Parole le va riconosciuto il merito, o forse primato, di aver giocato con
la sua immagine negli artwork di copertina dei suoi dischi quando Madonna e
Lady Gaga erano ancora in fasce, dall’altra, va detto, nel rispetto di ciò che
ha rappresentato e rappresenta, forse dovrebbe smettere di accontentarsi di
album mediocri, o affidare la sua voce alle amate cover, piuttosto che
prediligere lavori trascurabili.
Da sempre attenta alle mode, ad album di
cover la Tigre di Cremona ha sempre alternato dischi di inediti e, a tre anni
da Piccolino, torna adesso con Selfie. In una copertina che dovrebbe rappresentare
un autoscatto dell’artista, paradossalmente non compare Mina, ma una scimmia
per metà immersa nell’acqua, mentre all’interno del booklet compare la mano
della cantante che regge lo smartphone per farsi una foto da sola così come va
di moda adesso. A dominare l’album le influenze anni ’70, così come la stessa
copertina, la scimmia, rappresenta una citazione all’album omonimo, Mina, del 1971.
Voce potente, graffiante, a tratti arrabbiata,
come nel pezzo Io non sono lei, Questa donna insopportabile.
Nella tracklist anche il pezzo La palla è rotonda, scelto dalla rai
per aprire i programmi sportivi dei mondiali, altro richiamo agli anni ’70 e a
quell’Ossessione 70, il calcio, che Mina
aveva già celebrato. L’autoscatto, a quanto pare non è la sola tendenza, Mina
infatti segue la strada dell’autocitazione, riproponendo un sound e un’iconografia
musicale mai dimenticati, ma che non rendono giustizia a quella giovanissima
artista che agli inizi degli anni settanta incantò tutti con la sua voce
entrando nel cuore degli italiani, e non solo.
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