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Minchia, PierGianni – parte 2

Creato il 17 febbraio 2011 da Tuttoqua

La direzione artistica del Festival non e’ al passo coi tempi. Di recente la magistratura italiana ci ha insegnato che cio’ che conta e’ il rito abbreviato, ma questi insistono, e invece di concludere lo scempio in due, massimo tre serate, vanno avanti a piacere.

Ieri sera, nel secondo episodio della saga, ci e’ toccato risorbirci prima tutto il pippone dei 12 big rimasti in gara. A casa sono andati Albano e Patty Pravo, per nostra immensa fortuna, cosi’ almeno stasera ci tocca digerire solo quello col nome olandese che canta in comasco, quello sfigato di Max Pezzali e Tricarico. A proposito di Max Pezzali, probabilmente costui ha letto il mio POST di ieri: infatti stavolta, invece della camicia da muratore e la giacca da ritardato mentale, aveva un’orribile t-shirt (di marca!) e una giacca blu da nordista in pensione. I blue jeans consumati e i denti gialli restano, ma mi sa che li’… toc toc…

Dopo il pippone lunghissimo, sono arrivati quattro degli otto giovani in gara. La prima osservazione e’ che invece di togliere i vecchi e dare spazio alle nuove proposte, sperando che ne saltino fuori un paio decenti, ci ritroviamo con 8 giovani e 14 ottuagenari. Ma insomma!

La seconda e’ che e’ veramente stupido metterli in fondo, quando uno ha praticamente perso i sensi, vista l’ora e la giornata di lavoro.

E’ la terza e’ MA DOVE CAZZO LI HANNO PRESI QUESTI??? Adesso vi dico, precisando che costoro vengono giudicati direttamente dall’orchestra, che dimostra evidentemente di capirci qualcosa (gli stessi che l’anno scorso fecero volare gli spartiti in seguito all’esclusione della bravissima Malika Ayane).

  • Serena Abrami (Lontano da tutto): minchia, ma stai lontana anche dall’Ariston. Per carita’, e’ garbata, aggraziata, perfino caruccia. Ma il talento dove sarebbe? Ha una voce normalissima, una canzone banalissima… Comunque passa il turno, in mancanza di meglio.
  • Anansi (Il Sole dentro): il classico fattone rasta che quando parla c’e’ sempre la parola viaggio infilata a caso nella frase. A prescindere dalla sua filosofia di vita e da quanto io possa apprezzare o meno, la canzone e’ una cagata immane e la voce e’ quella di Paperino rincoglionito dalle botte di Zio Paperone. E’ andato a casa, grazie a Dio.
  • Gabriella Ferrone (Un Pezzo d’estate): brano e voce insignificante, ma soprattutto atteggiamento assai irritante, con quell’aria di indolenza e superficialita’. A casa pure lei.
  • Raphael Gualazzi (Follia d’amore): su questo si potrebbe aprire un dibattito. Sembra il fratellino timido di Pino Daniele con una vena di ironia concatesca e una certa tristezza addomesticata di non so bene chi. E’ passato, con mia approvazione, perche’ alla fine mi piacicchia nonostante tutto.

Il resto e’ la solita schifezza. Anche Luca e Paolo, evidentemente addomesticati e indirizzati dalla direzione, hanno satirato in modo composto e, quindi, poco interessante. La Canalis, oppure Analis come dice un cugino fiorentino di Rocco Siffredi, e’ sempre piu’ finta, e infastidisce non poco. Esce invece prepotentemente Belen, molto piu’ spigliata, decisamente piu’ umile, e cosa non da poco, in grado di ballare e cantare decentemente, a differenza della collega afona e amorfa.

Morandi sembra ormai un vecchio, sta li’ e non sa bene perche’. Il siparietto con Andy Garcia e’ veramente patetico, soprattutto quando gli chiede 18 volte cosa gli piace dell’Italia, costringendo il malcapitato attore cubano a fare 18 marchette per guadagnarsi il guiderdone.

Sta di fatto che la prima serata ha portato a casa il 3% di share in piu’ di quanto non fece la Clerici l’anno scorso. Era la prima serata, dubito che l’esplua’ (come cazzo si scrive) si possa ripetere.

Domanda a chiusura: ma come mai la Analis arriva e gli dice a Garcia “nice to meet you?”. Ma non e’ la fidanzata di George? E come tale, non frequente l’ambiente Hollywoodiano? Possibile che non le fosse mai capitata l’occasione di incrociare gli occhi una mezza volta con Andy?

Mistero. Nel frattempo farebbe bene ad evitare di sfoggiare il suo cacofonico e ostentatissimo inglese, sovrapponendosi alla traduzione dell’ottima e consolidata Olga Fernando. In fase di input, l’ospite straniero si trova con la Fernando in cuffia che fa bene il suo mestiere, e una mazza di granito di fianco che biascica “am a uanciuri… au ar iu.. uai…”. E in fase di output la Fernando non sa se puo’ parlare perche’ non sa se l’altra ha deciso di sovrapporsi, cosi’ che non succede niente per alcuni secondi.

E che cazzo, e statte zitta, no!


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