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Ministro Giannini: ” riduzione della scuola superiore da 5 a 4 anni, è doveroso un approfondimento”

Creato il 27 febbraio 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online
Ministro Giannini: ” riduzione della scuola superiore da 5 a 4 anni, è doveroso un approfondimento” feb 27, 2014    Scritto da Ludovico Macario    Attualità, Cultura, Governo Renzi 0

Ministro Giannini: ” riduzione della scuola superiore da 5 a 4 anni, è doveroso un approfondimento”

Sono passati solo pochi giorni dall’insediamento del Governo Renzi e le dichiarazioni interessanti dei neo ministri non tardano a farsi sentire.

Il tema istruzione, in particolare, argomento sensibilissimo per gli interessi coinvolti, torna finalmente al centro della scena politica. Dopo la riforma Gelmini pareva che l’interesse per l’istruzione fosse notevolmente scemato, sostituito dai più importanti temi delle grandi riforme economiche.

Merito di tale nuova apparizione è la dichiarazione del Ministro Giannini sul suo programma di riforme in materia scolastica.

Renzi d’altronde aveva già dichiarato in diverse occasioni che la sua ricetta anti crisi passa necessariamente dall’istruzione. Lo ha ribadito in un tweet di ieri: ” investire nella scuola è un modo per uscire dalla crisi”.

La palla è stata colta al balzo dal Ministro Giannini che ai microfoni di Radio Uno, alla domanda sull’opportunità di ridurre il numero di anni della scuola superiore, portandolo da 5 a 4 – in linea con altri paesi europei e con il sistema scolastico inglese ed americano – ha fatto riferimento ad un “doveroso approfondimento”.

Più volte Sindacati e associazioni studentesche hanno messo in luce la discrepanza del nostro sistema rispetto a quello di molti altri paesi( dotati di una scuola superiore più breve e specializzante ), discrepanza che penalizza i giovani al loro ingresso nel mondo del lavoro.

I neo – laureati che si affacciano sul mercato del lavoro europeo lamentano tendenzialmente un doppio gap: età di ingresso sul mercato più alta e mancata padronanza della lingua inglese.

Il Ministro dice di “non avere pregiudizi su una riduzione nel numero di anni, purché i ragazzi escano prima e più preparati. Bisogna capire se questa sia la strada”.

La Giannini non esita a riconoscere che le scuole superiori italiane raggiungono punte di eccellenza ma c’è sicuramente un problema a livello di scuola inferiore: là dovrebbero concentrarsi le maggiori riforme.

Durante la trasmissione sono stati toccati altri temi importanti.

Innanzitutto il Ministro ha ribadito il suo personale convincimento riguardo all’inopportunità di eliminare storia dell’arte dai programmi.

Parlando, poi, dei contratti degli insegnanti espone un punto di vista incentrato sulla figura sociale dell’insegnante. Da un lato, dice, c’è l’esigenza di aumentare gli stipendi portandoli in linea con quelli degli altri paesi UE. Dall’altro sostiene che sia necessaria e preliminare una rivoluzione della posizione sociale ricoperta dall’insegnante “figura fondamentale non solo all’interno della scuola”.

La necessità di cambiare i contratti è tale non solo perché lo stipendio basso mortifica il ruolo dell’insegnante , ma anche perché “non prevedono meccanismi premiali, che valorizzino chi si aggiorna e lavora bene”. Il Ministro Giannini individua il criterio di individuazione dei meccanismi premiali nelle parole autonomia e valutazione. Gli istituti scolastici dovrebbero essere più autonomi nel valutare il lavoro dei docenti, così da poter premiare chi fa un buon lavoro.

C’ è poi la dichiarazione sui pari diritti tra scuola pubblica e privata. I principi da mettere sul piatto per il Ministro sono la libertà di scelta educativa – diritto tutelato anche a livello europeo – e l’essenza di servizio pubblico dell’ istruzione. Benchè le due realtà rispondano a due principi di civiltà fondamentali, le scuole private e quelle pubbliche devono essere poste su un piano di parità.

Infine Giannini risponde ad una sempre complicata domanda, la questione del bonus di maturità, dallo stesso ministro definito “tema scottante, che va visto nei pro e contro” e  ” da ripensare con attenzione”. Secondo il ministro il bonus possiede il dono della sintesi ” è un numero, se è frutto di un calcolo preciso, funziona” tuttavia riconosce che in Italia questo numero “non è equiparabile in tutte le sue parti”. In sostanza, il criterio di rispondenza del calcolo per il bonus non è registrabile in tutte le parti del Paese.


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