G-day l’indovinato programma di Geppi Cucciari in onda su La7 in fascia preserale è uno spazio capace di fare giornalismo televisivo in modo brillante, ironico e a volte un tantino crudele: ”Clamoroso, le dimissioni di Berlusconi, noi che siamo sulla notizia eravamo sul luogo del misfatto, e abbiamo fatto una domanda agli italiani : Berlusconi si dimette, lei si augura che sia vero il detto: l’appetito vien mangiando?”.
A Milano capitale morale d’Italia, oggi, si parla delle dimissioni più chiacchierate del momento, in studio, dentro ad un frigorifero giallo, Matteo Salvini, l’uomo che sta promuovendo la campagna “per sopprimere tutti i dizionari “Zingarelli” dall’Italia…”! ”Le dimissioni, le aspettavamo in molti, si è dimesso, è vero, ma solo dalla carica di Consigliere Comunale, a qualcuno sarà venuto un colpo, in questo equivoco, non ci siamo caduti solo noi”! A pensarla come la simpatica e pungente conduttrice sono anche il 92% degli intervistati che hanno risposto affermativamente, augurandosi che a questo “antipasto” di dimissioni motivato dai “troppi impegni istituzionali di capo del Governo”, seguano
presto altre dimissioni, ben più importanti.Berlusconi “l’uomo che ha fregato un intero Paese” come titola il giornale The Economist ha anche ribadito che non andrà a votare per i referendum del 12 e 13 giugno. A poche ore dall’apertura dei seggi, dopo che anche il Presidente Napolitano ha dichiarato che farà come sempre il suo dovere di elettore, arrivano pesantissime le parole del premier, confermando così la sua contrarietà alla consultazione che si terrà domenica e lunedì. Lo fa dopo che, nei giorni scorsi, aveva liquidato i 4 quesiti come “inutili”. Parole contestate dall’opposizione e da noi cittadini che vorremmo ricevere un serio esempio da chi ci governa e ci rappresenta e che tra l’altro, dovrebbe conoscere la Costituzione e rispettarla. Disertare le urne è un comportamento, appunto, solo di chi non ama e non rispetta la democrazia, astenersi dal voto, è legittimo, ma è sbagliato, perché si rinuncia alla prerogativa costituzionale di far sentire la propria voce, nessuno gli impedisce di esprimere un parere contrario al quesito referendario ma presenziare, è un dovere e diritto conquistato da tempo che non va assolutamente disprezzato con l’assenza.
A pensarci bene, Berlusconi ci ha abituato da tempo ad una sua personale e indipendente interpretazione di leggi e norme che regolamentano il nostro Paese e questo non è altro che il proseguimento coerente del suo operato. Infatti anche all’estero la sua reputazione è confermata dai numerosi articoli che gli vengono dedicati. Dopo la celebre cover del 2001 in cui l’attuale premier veniva definito come “inadatto a governare il Paese” a causa dei suoi numerosi conflitti di interesse, la rivista britannica, ha rilanciato con un’immagine sorridente del premier ed un titolo decisamente poco edificante per l’Italia. ”Se guardiamo agli ultimi dieci anni e più, dimenticando tutti gli scandali, il Bunga bunga, lo scontro con i magistrati, il problema è che sotto Berlusconi c’è stato un disastro da un punto di vista economico. Berlusconi, ha dichiarato il The Economist è arrivato al potere con l’idea di essere un imprenditore di successo in grado di fare le riforme economiche, ma poi non le ha fatte”.
Eppure lui, al contrario, pensa di aver fatto miracoli : ” Se gli italiani sapessero cos’ha fatto il Governo dovrebbero farci un monumento”. Lo ha evidenziato durante la conferenza al termine del Consiglio dei ministri. ”Non abbiamo licenziato dipendenti pubblici – ha spiegato il premier – non abbiamo aumentato l’età della pensione, non abbiamo aumentato l’Iva, non abbiamo diminuito gli stanziamenti per le Province e i Comuni”. E ancora: ”Nessun cittadino che ha perso il lavoro si è trovato solo. Tutto questo senza mettere mai le mani nelle tasche degli italiani”.”
Strano che dopo tanto impegno, l’ingratitudine italiana si sia recentemente dimostrata con un voto sfavorevole e un netto calo di consensi, al suo governo! Ma non è finita, come ha evidenziato il giornale: ”Tra il 2000 e il 2010 la crescita media dell’Italia, misurata in Pil a prezzi costanti è stata pari ad appena lo 0,25 per cento su base annua. Di tutti i Paesi del mondo, solo Haiti e Zimbabwe hanno fatto peggio – si legge nello speciale dell’Economist dedicato all’Italia - sono molti i fattori che hanno contribuito a creare questo fosco quadro. L’Italia è diventata un Paese a disagio nel nuovo mondo, timoroso della globalizzazione e dell’immigrazione. Ha adottato un insieme di politiche che discriminano fortemente i giovani a favore degli anziani. Se aggiungiamo una forte avversione alla meritocrazia, ecco perchè molti giovani talenti decidono di emigrare all’estero. L’Italia non è riuscita a innovare le sue istituzione“…In ogni caso adesso si aprirà una situazione di grandissima turbolenza politica; la situazione economica è difficile e ci sono molti spinosi problemi sul tappeto. Quello che accadrà nei prossimi mesi non è affatto facile da prevedere. Forse non tutto è perduto, siamo sulla buona strada e dobbiamo continuare a dar segnali di dissenso e di volontà di innovazione che oggi comincia ad essere sentita e diffusa, una voglia di miglioramento che preveda un cambiamento radicale del malgoverno e dell’attuale classe dirigente.